ILLUMINAZIONI e il Design emergente

Parlando della mostra Design Antidoto, City Eden, che si è svolta a Bologna durante il Resilienze Festival, abbiamo citato il collettivo Illuminazioni, ideatore dell’esposizione e, con il supporto dello studio di architettura Baustudio, della rigenerazione della location. L’evento appena concluso è solo l’ultimo di una serie tra le città di Milano e Bologna. Un format interessante che è principalmente focalizzato sui giovani, con l’obiettivo di creare ponti tra i progettisti emergenti e il mondo reale. Di seguito un’intervista per capire meglio chi sono i protagonisti di questo collettivo e come operano.

Vi abbiamo conosciuto per Design Antidoto, ma già nel 2017, durante la Bologna Design Week, Illuminazioni ha organizzato la sua prima mostra. Come nasce il vostro collettivo?

Illuminazioni nasce nel 2017 da un’idea di noi fondatrici, Virginia Alluzzi e Caterina Capelli. Eravamo all’università e ci siamo rese conto di quante poche possibilità di emergere avessero i progetti di giovani designer, nonostante il loro valore. Illuminazioni nasce legato al tema della luce, a cui il nome si riferisce e su cui, ci siamo dette, il mondo del progetto avrà sempre qualcosa da raccontare: la prima edizione ha avuto luogo durante Bologna Design Week, in collaborazione con lo spazio espositivo Adiacenze, e ha raccolto principalmente progetti di studenti o designer appena emergenti, tutti legati al lighting design. Volevamo soprattutto raccogliere contributi progettuali inediti, ascoltare le voci di “una nuova generazione di designer”. Questo comunque è un tema che portiamo avanti tutt’ora.

Qual è stato il vostro percorso fino al primo Design Antidoto, alla Fabbrica del Vapore?

Dopo la prima esperienza a Bologna abbiamo spostato il nostro focus su Milano, collocandoci all’interno della cornice di Fuorisalone che ci sembrava, e in quel periodo era proprio così, un contesto maggiormente favorevole per i designer, sia dal punto di vista della visibilità che da quello commerciale. Siamo molto felici che alcuni dei progetti esposti durante queste edizioni di Illuminazioni siano riusciti ad essere prodotti, o che comunque si siano generati incontri virtuosi tra i giovani progettisti e le aziende del settore. In questi due anni pre-Covid abbiamo collaborato con alcuni Design District (Zona Sant’Ambrogio Design District e DOS- Design Open’s Spaces in particolare) che ci hanno ospitato nei rispettivi headquarter durante Milano Design Week.

Nel 2020 ci siamo dovuti scontrare con l’avvento della pandemia e abbiamo scelto di ripensare radicalmente il nostro lavoro: continuare a proporre prodotti spendibili per un mercato saturo e per di più (in quel momento) praticamente fermo, ci sembrava non avere alcun senso. Pensiamo anche che il Design abbia un valore molto più profondo per la società e per la cultura, e che quindi in momenti come questo (e quello che stavamo vivendo allora) abbia più che mai il dovere di farsi sentire e mettersi al servizio della comunità.

Per questo durante il periodo di isolamento della prima pandemia abbiamo lanciato una Call for Designers – che abbiamo chiamato Design Antidoto – che invitava designer provenienti da qualsiasi tipo di background (ma anche da qualsiasi parte del mondo, tanto era tutto in remoto), a proporre il proprio “antidoto” attraverso il Design, fornendo contributi progettuali di qualsiasi natura. Così abbiamo abbandonato il mondo dell’illuminazione ed è iniziata l’esperienza di Design Antidoto.

Una selezione dei progetti raccolti durante la Call è stata poi esposta durante Milano Design City 2020, in collaborazione con DOS- Design Open’ Spaces, alla Fabbrica del Vapore. È stato il primo evento che, pur con molte restrizioni, siamo riusciti ad organizzare in presenza dopo il lockdown. È importante menzionare che la nascita di Design Antidoto è coincisa con l’arrivo di nuovi membri del team (Caterina Lenzi, Gabriele Bruno, Bianca Nannini), e che con loro è stato costruito il progetto quasi completamente da remoto e durante l’isolamento.

C

C

È cambiato il vostro approccio al progetto a causa della pandemia? Cosa è cambiato per il vostro lavoro?

È cambiato tutto: abbiamo iniziato a porci molte più domande sul valore e sul ruolo che il nostro lavoro, come designer e curatori, dovesse assumere in questo periodo così difficile. Abbiamo iniziato a concentrarci concretamente su un tipo di Design che portasse proposte o riflessioni virtuose, selezionando i progetti delle successive edizioni con un’ottica differente rispetto al passato. Ad esempio, se prima un nostro obiettivo fondamentale era quello di creare opportunità di incontro tra i progettisti e le aziende, ora ci rivolgiamo molto di più alla comunità: facciamo un lavoro di divulgazione, e progettiamo eventi con l’obiettivo di far comprendere, anche ai “profani”, l’importanza del Design come strumento di innovazione, e come risorsa collettiva dalla quale attingere. Le opportunità, abbiamo visto, si creano comunque, ma ora è importante far capire che il Design può fare bene a tutti e che il talento, in questo campo, non manca.

Le vostre mostre sono caratterizzate da costi di partecipazione molto bassi e una selezione ridotta ma curata di progettisti giovani, a volte anche startup. Come mai questa scelta?

Sin dalla nascita del progetto, Illuminazioni nasce per fare spazio ai giovani, il target che da sempre ha più difficoltà ad accedere a manifestazioni ufficiali, ma che al contempo possiede secondo noi il più grande potenziale innovativo. Molti giovani designer non sono in grado di investire somme così alte (se voglio esporre in uno spazio personale i costi partono da 1000 euro per 1mq) per partecipare a eventi come Fuorisalone, e di questo crediamo che risentano non solo i progettisti, ma tutta la comunità del Design che viene lasciata all’oscuro di idee e contributi importanti. 

Cerchiamo sempre di lavorare, e lo faremo anche in futuro, per riuscire a valorizzare e portare alla luce il lavoro di designer emergenti e startup, senza che questo debba costringere a sacrifici economici compromettenti. Per noi che facciamo parte del team, Illuminazioni non ha mai rappresentato una fonte di guadagno, ma possiamo sicuramente dire che le relazioni che si sono instaurate tra e con i partecipanti e i partner che nel corso degli anni abbiamo coinvolto, sono tutt’oggi davvero preziose per noi.

Un altro aspetto interessante, che è avvenuto soprattutto con l’ultimo evento Design Antidoto, City Eden, è la creazione di connessioni e la rivalutazione di spazi. Ci raccontate cosa è successo alle Serre dei Giardini Margherita?

Per la seconda edizione di Design Antidoto abbiamo scelto di portare il progetto a Bologna, che è la nostra città e il luogo dove ci siamo conosciuti. Abbiamo fatto questa scelta un po’ per senso di appartenenza, ma soprattutto per ricominciare a parlare di Design a Bologna, una città che ha molto da dire in questo campo ma che dopo la fine dell’esperienza di Bologna Design Week (che manca da due anni) si è un po’ assopita. Qui abbiamo avuto la fortuna di conoscere l’associazione Kilowatt che gestisce le Serre dei Giardini Margherita, ex-serre immerse nel verde a due passi dal centro: a nostro parere il posto più bello della città. All’interno degli spazi delle Serre ne abbiamo individuata una dismessa, inutilizzata e abbandonata: questa serra, grazie all’aiuto progettuale dello studio di architettura Baustudio, è diventata poi la location dell’esposizione di Design Antidoto 2021.

È stata un’esperienza di curatela molto più intensa del solito perché abbiamo coinvolto un numero maggiore di partner, e abbiamo lavorato fisicamente alla creazione e alla ristrutturazione della nostra location, usando solo materiale di scarto che altrimenti sarebbe andato buttato. Ci è sembrato un po’ di chiudere il cerchio, perché oltre ai progetti ospitati da Design Antidoto, anche noi come team abbiamo usato la progettazione come “antidoto”, cioè come strumento abilitante per dare vita ad uno spazio piacevole, senza praticamente comprare nulla, ma usando in modo consapevole legno di scarto e altri materiali che avevamo a disposizione. Durante le 4 giornate di esposizione, la serra è stata non solo la vetrina degli splendidi progetti che abbiamo avuto la fortuna di esporre, ma è stata anche un luogo di incontro popolatissimo, in cui si sono formate discussioni e relazioni, ed era esattamente ciò che speravamo accadesse.

Quali sono le sfide future del collettivo Illuminazioni?

Il nostro sogno sarebbe quello di non limitarci alla progettazione di eventi e contesti, ma riuscire anche a costruire percorsi più duraturi con i designer, aiutandoli ad affermare il proprio progetto in modo continuativo. È già qualcosa che cerchiamo di fare, incentivando le relazioni tra i progettisti e possibili partner utili, e cercando di dare maggior visibilità possibile a ciascuno. Crediamo molto in questo progetto e nella sua utilità per la comunità del progetto, e speriamo di poterlo vedere evolvere sempre di più. Al momento stiamo già ragionando sul prossimo format espositivo (di cui non dirò niente) e sulla creazione del nostro sito – che al momento ci manca.

Seguite Illuminazioni su Instagram per rimanere sempre aggiornati e partecipare ai prossimi eventi!
Tutte le immagini sono di Caterina Lenzi se non diversamente specificato.

c

Back to Top