Fondata nel 2022 in Svizzera, Kuori è una giovane startup impegnata nella transizione verso un’economia post-petrolifera attraverso un approccio di economia circolare. Nello specifico, il team sfrutta i sottoprodotti alimentari – come noccioli di oliva e gusci di noce – per produrre nuovi materiali a base biologica, biodegradabili ed elastici, rispettosi della nostra terra e in attesa di brevetto. Per capire meglio com’è nata Kuori e il potenziale di queste soluzioni elastiche, abbiamo intervistato Sarah Harbarth, CEO e co fondatrice della startup.
Kuori è nata come un progetto universitario che voleva riutilizzare le bucce di banana come risorsa. Oggi è una startup che sfrutta molti scarti differenti provenienti dall’industria alimentare. Ci puoi raccontare come si è sviluppata Kuori e come mai questa scelta legata alla risorsa?
Sarah: Kuori è nata durante i miei studi di industrial design: guardando al prodotto, il mio interesse era la ricerca di nuovi materiali e alternative per poter creare progetti più circolari. All’inizio mi sono interessata alle bucce di banana perché sono disponibili ogni giorno e costituiscono una quantità significativa di scarto, poiché corrispondono ad un terzo del frutto.
Abbiamo quindi cercato di indagare maggiormente il flusso dei rifiuti alimentari attraverso attività legate alle scienze dei materiali fino ai processi chimici. Una volta esaminata la catena di approvvigionamento dello scarto, abbiamo scoperto che è molto inefficiente e non ha un sistema di raccolta per le bucce di banana, rendendo difficile l’accesso a una fornitura costante. Questa sfida ci ha portato a spostare il nostro focus: ora utilizziamo principalmente noccioli di oliva e gusci di noce, che sono più facili da ottenere nelle quantità di cui abbiamo bisogno.
Kuori non vende un prodotto finito ma materiale granulare. Puoi dirci di più su questa scelta e sulle applicazioni dei vostri materiali?
Sarah: Forniamo il materiale in forma granulare perché il nostro obiettivo è essere una società B2B, vendendo direttamente ai produttori. Lavoriamo a stretto contatto con loro, creando una relazione con i clienti e le aziende stesse, affiancandoli e suggerendo loro la soluzione migliore.
Per quello che riguarda le applicazioni, il nostro materiale principale, Biova, può essere utilizzato in vari processi come la stampa 3D, lo stampaggio a iniezione, lo stampaggio a compressione e l’estrusione. Al momento stiamo lavorando al nostro primo filamento, a breve ci saranno novità!
Quali sono i materiali prodotti da Kuori? Sono compostabili?
Sarah: Il nostro portfolio include tre materiali: Biova, creato con noccioli di oliva e gusci di noce, che stiamo scalando per la produzione su larga scala. Un materiale biocomposito in cui mescoliamo i diversi biofillers, biopolimeri e additivi ecologici per garantire che sia a base biologica, biodegradabile ed elastico. Biova appartiene alla classe dei materiali TPE (elastomeri termoplastici).
Il secondo materiale è un PHA elastico, poco comune. È attualmente prodotto su scala di chilogrammi ed è in fase di sviluppo, supportato dalle sovvenzioni dell’Unione Europea. Il nostro terzo materiale, l’ultima novità, è gomma reticolata, prodotta su scala di grammi.
Questi tre materiali condividono caratteristiche comuni: sono tutti elastici, a base biologica, biodegradabili e alcuni di questi riciclabili. Come Kuori ci stiamo concentrando particolarmente sui biopolimeri elastici.
Quali sfide avete affrontato con l’aumento della produzione?
Sarah: Ci sono molte sfide, tra cui trovare i processi e i fornitori giusti. In Svizzera non ci sono molti partner adatti per i nostri materiali quindi ci stiamo concentrando sull’Europa per ottimizzare la catena di approvvigionamento. Materiali diversi presentano sfide differenti quando si decide di scalare la produzione. Con i biopolimeri, si tratta di gestire la fornitura del materiale senza competere direttamente con l’industria alimentare. La maggior parte del nostro lavoro prevede lo sviluppo congiunto, lavorando intensamente con i nostri partner per sviluppare materiali specifici.
Esiste già un mercato per i vostri materiali?
Sarah: Ci concentriamo sui settori della moda, degli accessori e dell’automotive – i clienti del settore automobilistico sono particolarmente sensibili alla natura e alla protezione dell’ambiente. I mercati degli strumenti e dei giocattoli potrebbero essere interessanti, anche se sono piuttosto conservatori. Il nostro target include prodotti soggetti ad alta abrasione, come scarpe e piccole ruote. Le microplastiche create dall’utilizzo di questi articoli sono ovunque e hanno tempi lunghissimi di decomposizione, persistendo nell’ambiente. Questo è un punto importante per i clienti, poiché molti non ne sono consapevoli, ed è illuminante per loro. Sebbene l’abrasione accada ancora, i nostri materiali possono decomporsi, comprese le particelle abrase. Siamo aperti e onesti, consigliano il giusto materiale per l’utilizzo più corretto. Per prodotti di lunga durata e ad alte prestazioni, un materiale biodegradabile potrebbe non essere la scelta migliore.
Hai qualche consiglio su come vivere in modo più sostenibile?
Sarah: Molto spesso entriamo in una forma mentis per cui pensiamo di essere i soli a voler fare qualcosa per l’ambiente che ci circonda, per vivere in maniera circolare, ma non importa, ogni singolo sforzo conta. In più dovremmo tutti cercare di migliorare e ripensare i nostri metodi di consumo. Non è solo compito delle aziende, ma anche dei clienti e dei governi ripensare la produzione e mettere in discussione i metodi precedenti.
Ad esempio, il modo in cui realizziamo le scarpe è principalmente focalizzato sulle prestazioni. Le aziende danno priorità alla qualità guidata dalle prestazioni senza considerare quanto tempo il prodotto debba durare. Dalle statistiche, in media indossiamo le scarpe per sei mesi, ma sono progettate per durare dieci anni, molto più a lungo di quanto le utilizziamo effettivamente. Molti clienti hanno requisiti specifici e li aiutiamo a metterli in discussione con l’utilizzo di dati e ricerche. Dobbiamo adattarci a un modello di produzione più circolare e ripensare la durata dei nostri prodotti.
Kuori è una giovane startup che sta seguendo un percorso molto interessante, non solo per l’utilizzo di scarti come risorsa ma anche per lo sviluppo di soluzioni a base biologica, biodegradabili ed elastiche. Per maggiori dettagli sulla startup visitate il sito di Kuori e seguite la pagina Instagram!
Photo courtesy KUORI unless stated otherwise