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Circular Talks: Ourcarbon®, Il Pigmento Carbon-negative

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Bioforcetech è un’azienda tecnologica impegnata a migliorare le pratiche di gestione dei rifiuti, offrendo al contempo alternative sostenibili a materiali tossici come i pigmenti a base di nero di carbonio, che rappresentano un rischio per la salute. Per affrontare queste problematiche, Bioforcetech trasforma materiali di scarto come i biosolidi, utilizzando un processo brevettato che elimina i contaminanti e produce un pigmento nero, OurCarbon®, in grado di sostituire i materiali derivati dal petrolio. Abbiamo intervistato Garrett Benisch, co-fondatore del marchio OurCarbon®, per comprendere meglio l’approccio e il materiale.

Come è nato il progetto OurCarbon®?
Garrett Benisch: OurCarbon® è nato dalla tecnologia unica sviluppata da Bioforcetech Corp. Questa tecnologia è specializzata nel trattamento dei biosolidi — i residui solidi del trattamento delle acque reflue — in particolare nella loro forma più complessa, ossia rifiuti molto umidi e contaminati, trasformandoli in un prodotto ecologico di alto valore a base di carbonio.

Come funziona questa tecnologia?
Garrett: Il processo prevede due unità principali che lavorano insieme: la prima è un essiccatore biologico che utilizza batteri per asciugare i rifiuti, evitando così l’uso di gas naturale o elettricità, rendendo il processo a basso consumo energetico. Il secondo passaggio è la pirolisi, fondamentale per la trasformazione del carbonio. Ad esempio, se bruciamo un pezzo di carta all’aria aperta, il carbonio si combina con l’ossigeno formando CO₂, che viene rilasciata nell’atmosfera, lasciando solo cenere. Tuttavia, se riscaldiamo la stessa carta in assenza di ossigeno, il carbonio non trova elementi con cui legarsi, si lega quindi a se stesso e rimane “fissato,” impedendo il rilascio nell’atmosfera. I legami formati attraverso questo processo possono durare fino a 1.000 anni, ed è proprio questo che rende unico il nostro materiale, OurCarbon®.

Quali tipi di rifiuti vengono utilizzati in questo processo?
Garrett: Negli Stati Uniti, i biosolidi – residui solidi del trattamento delle acque reflue – vengono solitamente smaltiti in discarica (circa 30%) o utilizzati come fertilizzante nel suolo (circa 55%). Quando il materiale organico viene posto in discarica, si decompone rilasciando metano, un gas serra 80 volte più potente del CO₂. Il nostro processo mira specificamente a trattare questo materiale difficile da gestire a causa del danno significativo che sta causando. Tutto l’OurCarbon® che produciamo proviene da biosolidi che vengono deviati dalle discariche con un impatto immediato, grazie alla scelta di una tipologia di rifiuto così impegnativa.

Quali sono gli usi potenziali del materiale a base di carbonio che producete?
Garrett: Il materiale che produciamo è stato testato dall’EPA, dimostrando di non contenere PFAS o altri contaminanti. Si tratta di un materiale a carbonio negativo, il che significa che ogni grammo rappresenta la stessa quantità di CO₂ sequestrata. Può sostituire il nero di carbonio (un sottoprodotto derivato dai combustibili fossili che si trova in quasi tutto ciò che è nero, dai pneumatici al mascara), che può essere cancerogeno (IARC) e produce 2-5 tonnellate di CO₂ per ogni tonnellata prodotta. Sebbene la sostituzione del nero di carbonio richieda una ricerca approfondita a causa delle differenze nei metodi di produzione e nella composizione chimica, il nostro materiale offre un pigmento nero intenso.

Come state integrando il vostro materiale nei diversi settori?
Garrett: Con OurCarbon®, abbiamo sviluppato una forma in polvere per diversi settori che può essere usata come pigmento per masterbatch, inchiostri e rivestimenti. L’integrazione dipende anche dal metodo di stampa, che richiede regolazioni precise. Collaboriamo con i produttori per creare inchiostri e soluzioni che possono essere formulate con i loro ingredienti.

Quali difficoltà avete incontrato nell’introduzione di questo nuovo materiale?
Garrett: Ad esempio, un’azienda interessata al nostro pigmento nero era preoccupata per l’assenza di altri colori, che i loro clienti avrebbe potuto richiedere. Alla fine hanno deciso di non utilizzare il nostro materiale per evitare di dover spiegare questa limitazione ai loro clienti. Questo feedback evidenzia l’importanza di stabilire aspettative chiare sulle capacità del nostro materiale e sul suo valore nella catena di produzione. Abbiamo anche rilevato che sostituire una quantità significativa di polimero con il nostro materiale può influire sulle proprietà meccaniche di un prodotto. Questo dimostra che, pur contribuendo alla neutralità del carbonio, è essenziale gestire le aspettative e comprendere le esigenze del cliente.

Quali sono i vostri piani per espandere questa tecnologia?
Garrett: L’obiettivo è costruire una catena del valore resiliente, con varie applicazioni che offrano livelli differenti di valore e volume. Oggi, l’uso a maggior volume del nostro materiale è nel calcestruzzo, che consente un immagazzinamento tracciabile del carbonio. Per quanto riguarda la pigmentazione, mentre il nostro materiale sostituisce il nero di carbonio, il fine vita è difficile da garantire, per cui non è una catena di fornitura accreditabile come credito di carbonio oltre il ciclo cradle-to-gate.
Attualmente collaboriamo anche con il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per creare un database che converta vari tipi di rifiuti in carbonio progettato, da usare in applicazioni che vanno dalle batterie ai pigmenti. Questo mira a creare soluzioni di grande impatto e una nuova catena del valore che va oltre i biosolidi.

Bioforcetech Corp ha una filiale in Italia. Quali progetti state sviluppando lì?
Garrett: In Italia abbiamo già 20 essiccatori biologici e prevediamo di avviare la pirolisi nei prossimi anni, installando le unità direttamente negli impianti di trattamento delle acque reflue. Queste unità saranno posizionate alla fine del processo, dove i solidi vengono separati dall’acqua. Invece di inviare il materiale fangoso e umido (80% acqua) in discarica o per uso agricolo, verrà inviato direttamente alle nostre macchine in loco. Questo approccio ci consente di immaginare piccoli sistemi in ogni impianto, rendendo il processo più localizzato ed efficiente.

Qualche consiglio per chi cerca di vivere in modo più sostenibile?
Garrett: Credo che le scuole dovrebbero insegnare l’etica dei materiali — comprendere il ciclo di vita dei prodotti è essenziale. Imparando a conoscere i materiali e i prodotti che usiamo, possiamo prendere decisioni più informate come designer, lavoratori o consumatori. Ad esempio, mescolare segatura e plastica crea un prodotto non compostabile, cosa problematica. Il nostro messaggio per i produttori e le aziende è che capire l’intero ciclo di vita di un prodotto li aiuta a rimanere rilevanti e sostenibili ora e in futuro. Inoltre, i materiali attualmente considerati rifiuti sono spesso molto preziosi. Proprio come la benzina, che un tempo era un sottoprodotto, è diventata un materiale chiave con l’avvento dei motori, identificare soluzioni efficaci rivelerà quali materiali, come il nostro, diventeranno il nuovo carbonio nel prossimo decennio.

L’approccio innovativo di Bioforcetech nel trasformare i biosolidi in OurCarbon® offre un’alternativa ecologica al pigmento nero di carbonio, derivato dai combustibili fossili, affrontando sia l’impatto ambientale che le sfide legate alla gestione dei rifiuti. Questa tecnologia fornisce anche un materiale versatile e carbon-negative per le industrie che desiderano ridurre la propria impronta ambientale. Per saperne di più su come Bioforcetech e OurCarbon® stanno ridefinendo il futuro dei pigmenti, visitate il loro sito web e seguite la loro pagina Instagram! Ph. courtesy OurCarbon®