Questo articolo è stato scritto per Salone del Mobile.Milano e precedentemente pubblicato sulla piattaforma salonemilano.it
Fondato a Londra nel 2016 da Erica Agogliati e Francesca Avian, attualmente con sede a Milano, Flatwig Studio si occupa di design di interni, mobili su misura, prodotti, oggetti e svolge consulenze creative per brand e clienti privati. I progetti firmati Flatwig, che siano prodotti o spazi, sono sempre caratterizzati da un’attenzione alla circolarità: per fare un esempio, Erica e Francesca selezionano sempre i materiali con cui lavorare in modo responsabile e sostenibile, con rispetto e attenzione al contesto di applicazione. Non a caso, molti dei loro progetti partono proprio da scarti. (cover Joie de vivre, design Flatwig Studio, ph. Aldo Dith, styling Opale Studio)
Dal 2016 lo studio ha partecipato a numerose fiere internazionali di design e dopo solo quattro anni dalla fondazione, è stato selezionato da Elle Decor Italia tra i 30 giovani talenti del design del 2020.
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Circolarità, funzionalità ed essenzialità sono i principi cardine alla base del lavoro di Flatwig studio. Cosa significa per voi creare un progetto che sia in linea con l’economia circolare? Mi fate qualche esempio?
La sostenibilità è alla base del nostro lavoro, ma anche del nostro stile di vita. Realizzare un progetto in linea con l’economia circolare per noi significa osservare abitudini e gesti quotidiani e capire come il design possa renderli più belli e giusti. Un esempio è quello di “Insieme”, collezione di tovaglioli realizzati a partire da scarti di produzione tessile. Abbiamo osservato quanti tovaglioli usa e getta vengano utilizzati quotidianamente dalle persone e abbiamo pensato di sfruttare risorse già disponibili sotto forma di scarti, andando a valorizzare le eventuali imperfezioni del tessuto e unicità delle forme. I tovaglioli hanno forme irregolari, e sono composti da scarti cuciti insieme con punti heirloom, tecnica utilizzata fin dall’800 per patchwork e recupero creativo di scarti.
Per noi dunque progettare in linea con l’economia circolare significa adottare tecniche di riuso, andando a recuperare oggetti talvolta considerati poveri o semplicemente scartati e dare loro nuovo valore mediante il progetto. Inoltre il dibattito quantità vs qualità di grande attualità ci mette davanti alla necessità di realizzare prodotti in cui la longevità è in prima linea.
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Con Ondula avete usato dei fogli di metallo ondulato per creare due arredi, un separè e un tavolino basso. Com’è ricaduta la scelta su questo materiale?
Si tratta di un’idea nata davvero quasi per caso. Ci trovavamo a Londra e stavamo completando il progetto di un wine bar a Dalston, Furanxo. Nel backyard dell’edificio abbiamo trovato dei pannelli di ondulina abbandonata e abbiamo pensato di rifunzionalizzarla e valorizzarla utilizzandola come rivestimento verticale del bagno. Curvare la lastra ci ha permesso di avere un’intuizione: quella di sviluppare degli arredi free standing che avessero come protagonista l’ondulina, resa “gentile” da altri elementi ad essa abbinati e dalla scelta di un colore nude, morbido e caldo. Anche questo per noi è un esempio di progetto circolare.
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Cosa intendete quando parlate della progettazione di spazi “senza tempo” (“timeless” spaces)?
Crediamo nel concetto di senza tempo come crediamo nella sostenibilità. A nostro avviso non è pensabile progettare interni solo secondo i dettami del trend, ma è necessario pensare a spazi che non stanchino le persone, ambienti che possano essere contemporanei ma allo stesso tempo ispirati al passato. Si tratta di una sfida ambiziosa e di una strada non sempre praticabile, ma il nostro intento è quello di portare i clienti a scegliere la soluzione spaziale e all’arredo di cui si stancherà meno nel tempo. Inoltre, crediamo che l’interno debba sempre essere progettato mantenendo un forte legame con il contesto; un esempio è quello di Ingresso con dispensa, uno spazio ibrido a metà tra ingresso e dispensa, un interno che è stato progettato al fine di non nascondere ma anzi di mostrare il “disordine organizzato” di una tipica dispensa di campagna. Nuovi elementi su disegno si accostano al pavimento in cotto preesistente e ad altri elementi tradizionali come il forno a legna. Vetrate e pannelli scorrevoli limitano gli spazi e permettono di organizzare al meglio oggetti, utensili ed elettrodomestici. Un mobile credenza disegnato su misura permette di effettuare qualche piccola preparazione, come il taglio di salumi e formaggi. Il tutto progettato attorno a un antico tavolo in noce, di cui i clienti non hanno voluto mutare la posizione. Vecchio e nuovo dialogano, in uno spazio che speriamo possa essere senza tempo.
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Interni, prodotti custom-made, grafica, art direction, ma anche educazione. Cosa insegnate e come si pone l’educazione all’interno della vostra pratica?
L’insegnamento è una parte fondamentale del nostro lavoro da interior designer, in quanto permette di porsi sempre nuove domande e confrontarsi con le nuove generazioni. Tutto è nato a Londra, dove Francesca ha insegnato per quattro anni Spatial Cultures presso la Middlesex University. Ci siamo portate dietro questa esperienza e abbiamo deciso di continuare ad insegnare anche a Milano. Da qualche anno teniamo un corso di Design Culture presso IED Moda, oltre a varie collaborazioni con altre scuole e università. (continua)
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La tovaglia/coperta patchwork Joie De Vivre, il portauovo in marmo Uovocomune, il contrasto di estetica e materiale in Ondula ma anche gli eccentrici tovaglioli Insieme, c’è una voglia di leggerezza, quasi di gioco. Sbaglio?
Ci piace che possa essere associata a Flatwig Studio l’idea di gioco in quanto spesso ci auto definiamo austere. Ma crediamo che la risposta stia nella ricerca del contrasto, contrasto tra materiali, finiture e forme e storie dietro al progetto. Il progetto Uovocomune realizzato per Marimar è un ottimo esempio, un portauovo sovrapponibile a torre o a torta che porta le persone a condividere un alimento povero ma popolare come l’uovo à-la -coque creando situazioni ludiche tra i commensali. In questo caso vediamo l’accostamento di un alimento povero come l’uovo ad un materiale duro, classico e serio come il marmo di Verona.
Nel caso del patchwork di Joie de Vivre, il gioco sta nella composizione: L’accostamento degli scarti è generato dalla libertà di creare senza un risultato finale preciso in mente. Grande attenzione è stata posta al prodotto finito, ma con l’obiettivo di catturare il momento della creazione, conservando l’immediatezza del bozzetto.
Continuando a parlare di gioco e leggerezza, recentemente abbiamo partecipato al progetto della nuova boutique di Bitossi Home nel quartiere 5 vie di Milano. Si tratta di un lavoro in collaborazione con Francesca Sarti come Art director del progetto. Flatwig Studio ha seguito il progetto d’interni e del disegno su misura di dell’arredo presente nello spazio. Il negozio ha uno spirito giocoso, in totale linea con l’estetica del brand. Colori pop a contrasto, ma con un’eleganza che riporta alla mente l’immagine delle case tradizionali, delle credenze confuse e piene di oggetti.
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Avete da poco aperto casaflatwig qui a Milano. Come nasce l’idea e che spazio sarà?
L’idea alla base di casaflatwig è quella di avere uno spazio che rappresenti lo spirito Flatwig a 360°. casaflatwig è uno studio, ma con l’atmosfera di una casa (diversamente dal concetto di casa studio, che solitamente è una casa in cui si lavora anche). Lo spazio è stato progettato ed arredato da noi, è uno spazio in cui lavoriamo, in cui esponiamo i nostri progetti oltre ai vari oggetti che collezioniamo. La cucina è un elemento centrale dell’interno, la usiamo quotidianamente per i nostri pranzi in studio, ma sarà presto anche il cuore di nuovi eventi e design experiences legate al cibo.
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