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Torniamo a parlare di materiali con Atelier LVDW, lo studio di design tra Rotterdam ed Eindhoven fondato da Laura van de Wijdeven, laureata al dipartimento di Lifestyle Design presso l’Accademia Willem de Kooning di Rotterdam. L’amore per la natura e la sperimentazione materica porta Laura ad aprire il proprio atelier nel 2017. Qui, seguendo i principi della biofilia, la designer ricerca materiali sostenibili e circolari per arricchire gli interni a partire da rifiuti organici e materiali di origine biologica. (Immagine copertina, Eggshell Ceramic, ph. Laura van de Wijdeven)

Le collezioni del pluripremiato Atelier LVDW, costituite da sperimentazioni, oggetti per interni e superfici, sono realizzate in Olanda da Laura e il suo team e hanno l’obiettivo di connettere l’utente con la natura. Il materiale ha un ruolo di primo piano sia nel processo di progettazione che nel risultato del prodotto e porta a un design intuitivo e concept circolari. Lo studio, oltre a sviluppare la propria collezione di materiali e prodotti, collabora anche a progetti personalizzati.

I progetti di Atelier LVDW

L’Atelier è presente sulla nuova e gratuita Materials Design Map con due progetti, Eggshell Ceramic e Jute Tile. Il primo è un progetto iniziato nel 2019 e ancora in corso che vede lo sviluppo di un nuovo materiale compostabile, la Eggshell Ceramic. Si tratta di un materiale che ricorda esteticamente la ceramica ma, grazie ai gusci d’uovo come risorsa primaria, ha il vantaggio di essere a base biologica: alla fine del suo ciclo di vita può essere compostato aggiungendo preziose sostanze nutritive al terreno. Eggshell Ceramic ha ricevuto un Gold Award nel concorso BeyondPlastic 2021 e l’anno scorso, grazie al supporto di Stimuleringsfonds Creative Industry NL e della Commissione Europea, l’Atelier ha continuato la ricerca sviluppando un prodotto con maggiore resistenza e idrorepellenza – più durevole ma sempre compostabile.

Jute Tile (2017) invece parte dalla fibra di iuta, unico materiale di scarto nel processo di produzione del Forbo linoleum. Combinato con il gesso cambia le proprietà di quest’ultimo e diventa una piastrella resistente con un’estetica unica. Le Jute Tile sono rivestite con un materiale ecologico che le rende idrorepellenti ma non totalmente impermeabili mentre, grazie ai materiali di cui sono composte, iuta e gesso, sono naturalmente resistenti alle muffe e ai funghi rendendole adatte a diverse tipologie di spazi interni. Il nuovo prodotto, parte di un sistema a circuito chiuso e basato su un materiale di scarto, rende il linoleum Forbo a scarto zero.

Da citare anche il prodotto Jute Light (2020), nato dagli stessi scarti e materiali di Jute Tile. In questo caso Laura e il suo team hanno sviluppato una lampada che utilizza il materiale come paralume. Il prodotto è in vendita sul sito Vij5. Sia Jute Light che Jute Tile, alla fine del loro ciclo di vita, vengono riciclate nello studio di Rotterdam riportandole a polvere di gesso per lo sviluppo di nuovi prodotti.

Atelier LVDW è presente sulla nuova e gratuita Materials Design Map con Eggshell Ceramic e Jute Tile. Per scoprire tutti i progetti dello studio e i prodotti in vendita, visitate il sito e seguite Atelier LVDW su Instagram! 

Let’s talk again about materials with Atelier LVDW, the design studio between Rotterdam and Eindhoven founded by Laura van de Wijdeven, a graduate of the Lifestyle Design department at the Willem de Kooning Academy in Rotterdam. Her love of nature and material experimentation led Laura to open her own atelier in 2017. Here, following the principles of biophilia, the designer researches sustainable and circular materials from organic waste and bio-based resources to enrich interiors. (Cover image, Eggshell Ceramic, ph. Laura van de Wijdeven)

The collections of the award-winning Atelier LVDW, consisting of experiments, interior objects, and surfaces, are made in the Netherlands by Laura and her team and aim to connect the user with nature. The material plays a prominent role in both the design process and the product outcome and leads to intuitive design and circular concepts. In addition to developing its collection of materials and products, the studio collaborates on customized projects.

The projects of Atelier LVDW

Atelier is featured on the new and free Materials Design Map with two projects, Eggshell Ceramic and Jute Tile. The first is a project that started in 2019 and is still ongoing that sees the development of a new compostable material, Eggshell Ceramic. This material aesthetically resembles ceramics but, thanks to eggshells as a primary resource, has the advantage of being bio-based: at the end of its life cycle, it can be composted, adding valuable nutrients to the soil. Eggshell Ceramic received a Gold Award in the BeyondPlastic 2021 competition, and last year, thanks to the support of Stimuleringsfonds Creative Industry NL and the European Commission, the Atelier continued the research by developing a product with greater strength and water repellency – more durable but still compostable.

Jute Tile (2017), on the other hand, starts with jute fiber, the only waste material in the production process of Forbo linoleum. Combined with gypsum, it changes the properties of the latter and becomes a durable tile with a unique aesthetic. Jute Tiles are coated with an ecological material that makes them water-repellent but not totally waterproof while, thanks to the materials of which they are composed, jute and gypsum, they are naturally resistant to mold and fungus, making them suitable for different types of interior spaces. The new product, part of a closed-loop system and based on waste material, makes Forbo linoleum zero-waste.

Also worth mentioning is the product Jute Light (2020), which is created from the same waste and materials as Jute Tile. In this case, Laura and her team have developed a lamp that uses the material as a lampshade. The product is for sale on the Vij5 website. At the end of their life cycle, both Jute Light and Jute Tile are recycled in the Rotterdam studio back to gypsum dust for the development of new products.

Atelier LVDW is featured on the new and free Materials Design Map with Eggshell Ceramic and Jute Tile. To find out about all the studio’s projects and products for sale, visit the website and follow the Instagram page!

Negli ultimi anni WeVux si è specializzato in contenuti legati alla sostenibilità e al design emergente perché crediamo siano tematiche che non vengono approcciate in maniera seria e che sia necessario un punto di vista critico. Proprio per questo, analizzando anche alcune criticità del settore, abbiamo deciso di andare oltre alla semplice piattaforma e concretizzare l’impegno preso, cercando di dare un contributo al mondo reale del Design: da qui nasce la nostra nuova Materials Design Map. (Cover: Niruk Studio, Corcrete, ph. Thomas Wiuf-Schwartz)

Si tratta di uno strumento gratuito online che vuole documentare e mostrare tutti i progettisti e le aziende nel mondo che si occupano di sperimentazione materica sostenibile. Il database è composto da: una mappa interattiva in cui è possibile verificare la localizzazione geografica del progetto ricercato o il totale dei progetti legati ai nuovi materiali in una determinata località. A questa segue una griglia di progetti organizzati secondo 4 diversi filtri, cioè nome progettista/ tipologia di risorsa / tipologia di business e nazione in cui si trova lo studio/l’azienda. Cliccando poi sui risultati è possibile avere una descrizione del progetto, il luogo in cui si trova, lo stato del progetto (primi prototipi, in cerca di fondi…) e il link al sito/portfolio del progettista.

I materiali sono selezionati con l’aiuto del Comitato Scientifico di cui fanno parte Giuliana Zoppis, Giuseppe Barbalinardo e Barbara Pollini – la lista completa verrà annunciata il prossimo mese con altre novità.

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L’idea è nata in seguito all’osservazione di alcune criticità riscontrate nella sperimentazione materica. Una fra tutte è lo sviluppo del concept: siamo soliti vedere piastre di Petri che contengono veri e propri microcosmi, campioni di nuovi materiali che ci aiutano ad immaginare un futuro sostenibile, ma come possiamo integrare queste sperimentazioni all’interno dei sistemi industriali di produzione? L’altro aspetto critico è la frammentazione dei sistemi di riciclo e riutilizzo dei rifiuti, tanto che, per fare un esempio, in uno Stato come l’Italia abbiamo diverse regole che cambiano da regione a regione, addirittura da città a città. C’è una soluzione unica ai nostri problemi? (spoiler: non una, ma tante piccole soluzioni)

La Material Design Map nasce per rispondere a queste due criticità: da un lato c’è la volontà di mappare tutti i diversi progetti realizzati e in corso di sviluppo, per condividerli e farli conoscere il più possibile, con la speranza di facilitarne lo sviluppo e il contatto con possibili sponsor e partner. Dall’altro, attraverso l’introduzione di una mappa e la partecipazione di aziende e prodotti già sul mercato, il desiderio è quello di provare a dare un contributo all’economia circolare: favorire lo sviluppo di piccole soluzioni circolari su scala locale, così come un’economia locale basata sulla circolarità, evitando pratiche dannose per l’ambiente come il trasporto dei rifiuti, lo stoccaggio in discariche e il fenomeno del downcycle.

Non è richiesto alcun costo di partecipazione o iscrizione e chiunque abbia creato/stia creando un materiale sostenibile può partecipare attraverso un semplice form nella pagina Contacts.
Visitate la mappa e cercate le soluzioni sostenibili vicino a voi!

Sito – https://www.materialsdesignmap.com/
Mail – [email protected]

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In recent years WeVux has specialized in content related to sustainability and emerging design – we believe that these topics are not seriously approached and that a critical point of view is necessary. Precisely for this reason, also analyzing some essential issues in the sector, we have decided to go beyond the simple platform and materialize the commitment made, trying to contribute to the real world of Design: this is how our new Materials Design Map was born. (Cover image: Niruk Studio, Corcrete, ph. Thomas Wiuf-Schwartz)

The Materials Design Map is a free online tool aiming to document and share designers and companies around the world that deal with sustainable material experimentation. The database consists of an interactive map in which it is possible to check the geographical location of the project sought or the total number of projects related to new materials in a given location. This is followed by a list of projects organized according to 4 different filters, i.e., designer name/ type of resource/ type of business, and country in which the studio/company is located. Then, by clicking on the results, it is possible to have a description of the project, the place where it is located, the status of the project (prototypes, looking for funds…), and the link to the designer/company website.

The materials are selected with the help of the Scientific Committee, which includes Giuliana Zoppis, Giuseppe Barbalinardo and Barbara Pollini – the complete list will be announced next month with other news.

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The idea was born after observing of some critical issues encountered in material experimentation. One of them is the development of the concept: we usually see Petri dishes that contain real microcosms and samples of new materials that help us imagine a sustainable future, but how can we integrate these experiments into industrial production systems? The other critical aspect is the fragmentation of waste recycling and reuse systems. Just to give an example, in Italy we have different rules that change from region to region, even from city to city. Is there a unique solution to our problems? (spoiler: not one, but many small solutions).

The Materials Design Map was created to respond to these two critical issues: on the one hand, there is the desire to map all the different projects created and under development, to share them and make them known as much as possible, with the hope of facilitating their development and contact with possible sponsors and partners. On the other hand, through the introduction of a map and the participation of companies and products already on the market, the desire is to try and make a contribution to the circular economy: to encourage the development of small circular solutions on a local scale, as well as a local economy based on circularity, avoiding environmentally harmful practices such as waste transport, landfill storage, and the downcycle phenomenon.

There is no participation or registration fee required. Anyone who has created/is creating sustainable material can participate through a simple Form on the Contacts page.
Explore the map and look for sustainable solutions near you!

Website – https://www.materialsdesignmap.com/
Mail – [email protected]

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Shell Homage is a compostable material made from eggshells and different types of nutshells, established by Rania ElKalla, an Egyptian multidisciplinary designer and winner of international awards. Today, she is the founder and managing director of Shell Homage, a project that began in 2011 as a bachelor research project at the German university in Cairo and continued later as a master research project at the Technical University of Berlin, TU Berlin. Besides her company, she also works as a lecturer in industrial design department at the German International University – GIU in cooperation with the HTW Berlin, Hochschule für Technik und Wirtschaft. (Cover Vega Trays, Shell Homage, ph. courtesy)

Shell Homage takes its name from the resource used (Shell) and the Homage to the journey of this waste and its continuing life cycle. The material was created to replace petroleum-based plastics with a versatile compostable solution that can be used for a variety of applications (interior design, lighting, furniture, home accessories, 3D printing, fashion and jewellery design). It can be designed to resemble marble or natural stone, rubber or glass and the properties – both aesthetic and mechanical – can be controlled and modified depending on the application. The surface can be rough, smooth, opaque, translucent or transparent.

A very interesting aspect is that, from the start, the designer focused on the possibilities that industrial production could offer her: so she started testing the material until she came up with a solution that could be processed with various machines. She is currently trying to scale up the 3D printing process to market the products in the future. An example of the use of the material can be seen by looking at the projects already realized by the brand: with SAMSUNG x FRAME, Shell Homage was used as a mobile phone cover, on which an illustration was also printed; with Objects of Hope in 2022, the brand launched a summer collection of everyday objects, bowls, trays, table tops, furniture, coffee tables and accessories. The material has also already been used for applications in interior and public spaces: for example as a custom-made wall covering for Brown Nose, Egypt’s first sustainable bar, an interior design project by Design Avenue; as a backlit exterior portal of a shop, made specifically for the project; even as a ceiling light for lamps.

Rania ElKalla‘s goal is to create functional and sustainable products without the use of toxic chemicals, that have a long life span and are still compostable. Shell Homage aims to produce objects, lights and furniture that convey an indirect message to users about what we consider waste. Thanks to its own path and experience, the brand is able to offer affordable products with unique aesthetics that reuse waste as a resource and are fully customizable.

Shell Homage participated in the SaloneSatellite 2024 and at the Fuorisalone, Isola district, with the light installation Solar. The brand is part of the new and free Materials Design Map; to find out more visit the brand’s website and follow Shell Homage on Instagram! Photos courtesy of the designer

Shell Homage è un materiale compostabile ricavato dai gusci d’uovo e di diversi tipi di noce, creato da Rania ElKalla, designer multidisciplinare egiziana, vincitrice di premi internazionali. Oggi è fondatrice e amministratrice delegata di Shell Homage, un progetto iniziato nel 2011 come ricerca per la laurea triennale presso l’Università Tedesca del Cairo e proseguito successivamente come Master presso l’Università Tecnica di Berlino, TU Berlin. Oltre alla sua azienda, lavora anche come docente presso il dipartimento di design industriale della German International University – GIU in collaborazione con la HTW Berlin, Hochschule für Technik und Wirtschaft. (Immagine copertina Vega Trays, Shell Homage, ph. courtesy)

Shell Homage prende il nome dalla risorsa utilizzata (Shell) e dall’omaggio (Homage) al percorso di questi scarti e al loro ciclo di vita che continua. Il materiale nasce per sostituire le plastiche, a base di petrolio, con una soluzione compostabile versatile, in grado di rispondere a diverse applicazioni (interior design, lighting, arredi, accessori per la casa, stampa 3D, moda e design di gioielli). Può essere progettato per assomigliare al marmo o alle pietre naturali, alla gomma o al vetro e le proprietà – sia estetiche che meccaniche – possono essere controllate e modificate a seconda dell’applicazione. La superficie invece può essere ruvida, liscia, opaca, traslucida o trasparente.

Un aspetto molto interessante è che la designer si è focalizzata sin da subito sulle possibilità che la produzione industriale poteva offrirle: così ha iniziato a testare il materiale fino ad arrivare ad una soluzione in grado di essere lavorata con diversi macchinari. Attualmente sta cercando di scalare il processo di stampa 3D per commercializzare i prodotti del brand. Un esempio dell’utilizzo del materiale possiamo averlo guardando i progetti già realizzati dal brand: con SAMSUNG x FRAME, Shell Homage è stato utilizzato come cover per telefonini, su cui è stata anche stampata un’illustrazione; con Objects of Hope nel 2022 il brand lancia una collezione estiva di oggetti di uso quotidiano, ciotole, vassoi, piani per tavoli, arredi, tavolini e accessori. Il materiale è già stato utilizzato anche per applicazioni in spazi interni e pubblici: per esempio come rivestimento realizzato su misura per Brown Nose, primo bar sostenibile in Egitto, progetto di interior design di Design Avenue; come portale esterno retroilluminato di un negozio, realizzato ad hoc per il progetto; anche come plafoniera per lampade.

L’obiettivo di Rania ElKalla è creare prodotti funzionali e sostenibili senza l’utilizzo di sostanze chimiche tossiche, che abbiano una durata di vita lunga e siano comunque compostabili. Shell Homage si propone di produrre oggetti, luci e arredi che trasmettano un messaggio indiretto agli utenti su cosa consideriamo rifiuto, scarto. Grazie al proprio percorso e alla propria esperienza, Shell Homage è in grado di offrire prodotti accessibili, dall’estetica unica, che riutilizzano scarti come risorsa e completamente personalizzabili.

Shell Homage ha partecipato al SaloneSatellite 2024 e al Fuorisalone, quartiere Isola, con l’installazione luminosa Solar. Il brand è parte della nuova e gratuita Materials Design Map. Per saperne di più visitate il sito del brand e seguite Shell Homage su InstagramFoto per gentile concessione della designer

We begin 2024 with an in-depth look at some of the new materials included in the Materials Design Map, a free platform created by WeVux that also presents research and commercialized products – here is the form to submit your project. Today we look specifically at the work of Selenia Marinelli, a bio-architect, independent researcher and material activist based in Rome. Since 2021 she has been working for FVA – New Media Research as Project Manager in several EU-funded projects focused on sustainable circular bio-economy and marine protection from plastic and microplastic pollution.

Selenia’s work helps us imagine a new alternative for the construction sector, one of the most polluting, responsible for 37% of CO2 globally – data provided in 2021 by the Global Alliance for Buildings and Constructions, a voluntary partnership of national governments, inter-governmental organisations and associations established during the COP 21 in Paris.

Selenia Marinelli’s research

Adhering to a post-humanist approach – one that rejects any anthropocentric domination over the environment and other species – and material feminist, Selenia’s research aims are multiple: on the one hand to redefine architecture as a place of coexistence between human and ‘non-human’ inhabitants, and on the other hand to conduct as an independent researcher practical experimentation on the DIY creation of biofabricated materials. The aim is also to promote activism towards these experiments through a transdisciplinary approach to materials design.

Going into detail, Selenia identifies bio-informed architecture as an emerging design approach and multidisciplinary practice that helps to recognise the intricate relationships between different species that coexist in the built environment, thereby increasing the overall sustainability of the field. It is a design that looks not only at the physical factors but also at the biological, social and psychological ones of a given environment (and the different species that inhabit it, down to the microbial level).

Specifically, she works between speculative and functional projects to promote the recognition of designed spaces as potential supporting interfaces for the coexistence of multiple species through innovative bio-based materials. In particular, she explores the integration of biological residues and living organisms (such as mycelia, algae, protocells, moulds and bacteria) to generate positive feedback loops with ecosystems.

New materials for healthier environments

In some of its recent applications, Selenia has developed a series of prototypes that aim to promote debate on the biological residues we produce as food consumers, to be used as a potential raw material for bio-tiles. This is the case with 3 experiments: Shell-based bio-tiles, Not-ordinary Concrete and another bio tile named NextNature Brick. The basis of these materials are food scraps such as egg shells, 90% rich in calcium carbonate, or nut shells, rich in lignin. Calcium carbonate is also the main chemical component of cement-based materials.

Shells in powder form are also used as a base for NextNature Brick, a series of bio-tiles to which blue and green spirulina and activated charcoal are added to create a marbled effect on the surface. These samples, as well as the Shells-based bio-tiles are an interesting example for a discourse – which we will address in the future – related to a new aesthetic for our spaces.

Last but not least, additives. Selenia also investigates how natural additives could help improve the sustainability performance of biomaterials. For example, in its Activated charcoal bioplastics experiment, the addition of activated charcoal makes it possible to obtain a material that can effectively filter out impurities and toxins and thus potentially reduce air pollution. By integrating this material into our spaces, we could improve indoor air quality and eliminate harmful gaseous pollutants.

You can find Shells-based bio-tiles, Not-ordinary concrete, NextNature Brick, e Activated charcoal bioplastics among the selected projects in the Materials Design Map. For more information on Selenia Marinelli’s work you can visit her website!

Cominciamo il 2024 con un approfondimento su alcuni dei nuovi materiali inclusi nella Materials Design Map, piattaforma gratuita creata da WeVux che presenta anche ricerche e prodotti già in commercio – qui il modulo per inviare il vostro progetto. Oggi nello specifico affrontiamo il lavoro di Selenia Marinelli, architetta, ricercatrice indipendente e material activist con sede a Roma. Dal 2021 lavora per FVA – New Media Research come Project Manager in molti progetti finanziati dall’UE incentrati sulla bioeconomia circolare sostenibile e sulla protezione marina dall’inquinamento da plastiche e microplastiche.

Il lavoro di Selenia ci aiuta a immaginare una nuova alternativa per il settore dell’edilizia, uno dei più inquinanti, responsabile per il 37% della CO2 a livello globale – dati forniti nel 2021 dalla Global Alliance for Buildings and Constructions, una partnership volontaria tra governi nazionali, organizzazioni inter-governative e associazioni istituita durante la COP 21 di Parigi.

La ricerca di Selenia Marinelli

Adottando un approccio postumanista (cioè che respinge qualsiasi dominio antropocentrico sull’ambiente e le altre specie) e legato al materialismo femminista gli obiettivi della ricerca di Selenia sono molteplici: da un lato ridefinire l’architettura come luogo di coesistenza tra abitanti umani e “non umani”, dall’altro promuovere come ricercatrice indipendente una sperimentazione pratica sulla creazione fai-da-te di materiali a base biologica per l’architettura (e il mondo culturale che rappresenta). Il fine è anche quello di sostenere l’attivismo verso questi esperimenti attraverso un approccio transdisciplinare al design dei materiali.

Entrando nel dettaglio, Selenia identifica l’architettura bio-informata come un approccio progettuale emergente e una pratica multidisciplinare che aiuta a riconoscere le intricate relazioni tra le diverse specie che convivono nell’ambiente costruito, aumentando così la sostenibilità complessiva del settore. Si tratta di una progettazione che non guarda solo ai fattori fisici ma anche a quelli biologici, sociali e psicologici di un determinato ambiente (e delle diverse specie che lo abitano, fino al livello microbico).

Nello specifico, la ricercatrice lavora tra progetti speculativi e funzionali per promuovere il riconoscimento degli spazi progettati come potenziali interfacce di supporto per la coesistenza di più specie attraverso materiali innovativi a base biologica. In particolare, esplora l’integrazione di residui biologici e organismi viventi (come miceli, alghe, protocellule, muffe e batteri) per generare cicli di feedback positivi con gli ecosistemi.

Nuovi materiali per ambienti più sani

In alcune delle sue recenti applicazioni, Selenia ha sviluppato una serie di prototipi che hanno l’obiettivo di promuovere il dibattito sui residui biologici che produciamo come consumatori di cibo, da utilizzare come potenziale materia prima per la creazione di bio-mattonelle. È il caso di 3 sperimentazioni: le bio-mattonelle a base di gusci (Shell-based bio-tiles), le NextNature Brick e il cemento non ordinario (Not-ordinary Concrete). La base di questi materiali sono scarti alimentari come gusci d’uovo, ricchi per il 90% di carbonato di calcio, o gusci di noci, ricchi di lignina. Il carbonato di calcio è anche il principale componente chimico dei materiali a base cementizia.

I gusci in forma di polvere sono utilizzati come base anche per NextNature Brick, una serie di biomattonelle a cui viene aggiunta spirulina blu e verde e carbone attivo per creare un effetto marmorizzato sulla superficie. Questi campioni, come anche le Shells-based bio-tiles sono un esempio interessante per un discorso – che affronteremo prossimamente – legato ad una nuova estetica per i nostri spazi.

Ultimo ma non meno importante, gli additivi. Selenia indaga anche come gli additivi naturali potrebbero contribuire a migliorare le prestazioni di sostenibilità dei biomateriali. Ad esempio, nella sua sperimentazione Activated charcoal bioplastics l’aggiunta di carbone attivo permette di ottenere un materiale in grado di filtrare efficacemente impurità e tossine e quindi potenzialmente ridurre l’inquinamento atmosferico. Integrando questo materiale nei nostri spazi, potremmo migliorare la qualità dell’aria interna ed eliminare gli inquinanti gassosi dannosi.

Potete trovare Shells-based bio-tiles, Not-ordinary concrete, NextNature Brick, e Activated charcoal bioplastics tra i progetti selezionati nella Materials Design Map. Per maggiori informazioni sul lavoro di Selenia Marinelli potete visitare il suo sito!

Created by the designers Luca Alessandrini and Davide Balda, the “Materials for a symbiotic transition” workshop is part of the @transmediaresearch.institute summer school program and created in collaboration with #fablabpesaro. The aim of the workshop is to define the role of design as vehicle of change and transition for sustainability, exploring alternative methods to produce sustainable materials.

The workshop (3-9 July) will be divided into two phases: in the first two days participants will learn a new methodology to develop new skills to become coordinators and facilitators in the creation of industrial symbiosis networks to create materials from their waste. Over the next five days, a theoretical and methodological introduction to biomaterials, in particular the geopolymer technique, will be presented, with the support of various case studies. This will be followed by a practical experimentation phase defined through the application of a new geopolymer material created with waste and residues of marine origin taken from the NewCopromo company in Fano and glass waste produced by the Vetrotec company in Vallefoglia. This material will be explored as a starting point to be contaminated and reworked individually by each participant with other waste recovered locally. The results of individual material experiments will follow different applications in modular forms to compose an artistic or functional urban installation.

“Materials for a symbiotic transition” is an artistic and scientific research project aimed at the creation of a new geopolymeric material composed of clam shell waste, for their source of calcium carbonate (CaCO3), in order to regenerate it into new artifacts artistic (sculptures, installations, urban design furniture…) or new marketable products. The goal of the project is to transform an inert material such as calcium carbonate into a chemically active material, giving it a second life.

Luca Alessandrini is a brand consultant, he designs and engineers innovative products with a conscious perspective that leads to sustainable production paths. Davide Balda, also present in the new Materials Design Map with the project The Living Dwelling, is a multidisciplinary designer, interested in discovering new materials and sustainable production processes.

The workshop costs 150 euros, which drops to 100 for students! Here you can buy tickets while for more information on the workshop visit the official website!

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Creato dai designer Luca Alessandrini e Davide Balda, il workshop “Materials for a symbiotic transition” è parte del programma della summer school di @transmediaresearch.institute (e realizzato in collaborazione con #fablabpesaro e ha l’obbiettivo di definire il ruolo del design come veicolo di cambiamento e transizione per la sostenibilità, esplorando metodi alternativi per produrre materiali sostenibili.

Il workshop, dal 3 al 9 luglio, sarà diviso in due fasi: nei primi due giorni verrà condivisa una nuova metodologia per sviluppare nuove competenze in grado di rendere i progettisti coordinatori e facilitatori nella creazione di reti di simbiosi industriale di aziende per creare materiali dai lori scarti. Nei successivi cinque giorni, verrà presentata un’introduzione teorica e metodologica sui biomateriali, in particolare sulla tecnica del geopolimero, con il supporto di diversi casi studio. Seguirà una fase di sperimentazione pratica definita attraverso l’applicazione di un nuovo materiale geopolimerico creato con scarti e residui di origine marina prelevati dell’azienda NewCopromo di Fano e scarti di vetro prodotti dall’azienda Vetrotec di Vallefoglia. Verrà esplorato questo materiale come punto di partenza per essere contaminato e rielaborato in modo individuale da ogni partecipante con altri scarti recuperati localmente. I risultati delle sperimentazioni materiche individuali seguiranno differenti applicazioni in forme modulari per comporre una installazione urbana artistica o funzionale.

“Materials for a symbiotic transition” è un progetto di ricerca artistica e scientifica volto alla creazione di un nuovo materiale geopolimerico composto dagli scarti dei gusci delle vongole, per la loro fonte di carbonato di calcio (CaCO3), al fine di rigenerarlo in nuovi artefatti artistici (sculture, installazioni, arredi di design urbano…) o nuovi prodotti commerciabili. L’obiettivo del progetto è di trasformare un materiale inerte come il carbonato di calcio in un materiale attivo chimicamente, fornendogli una seconda vita.

Luca Alessandrini è consulente di marchi, progetta e ingegnerizza prodotti innovativi in un’ottica consapevole che porta a percorsi produttivi sostenibili. Davide Balda invece, presente anche nella nuova Materials Design Map con il progetto The Living Dwelling, è un designer multidisciplinare, interessato a scoprire nuovi materiali e processi di produzione sostenibili.

Il workshop ha un costo di 150 euro, che scende a 100 per gli studenti, qui potete acquistare i biglietti mentre per maggiori informazioni sul workshop visitate il sito ufficiale!

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Jen Keane is a designer and researcher looking at how new digital, material and biological technologies could change our approach to design and making. The culmination of her master’s work, “This is grown” was driven by a frustration with plastics and a visible disparity between scientific research and design manifestations around ‘natural’ materials:

 

 

“Taking an organism-driven approach to material design, I manipulated the growing process of k. rhaeticus bacteria, to employ it in a new form of ‘microbial weaving’. The process optimizes the natural properties of bacterial cellulose to weave a new category of hybrid materials that are strong and lightweight, and allows the potential for entire patterns and products to be designed and grown to shape with little or no wastage…

The really interesting part will come when we employ synthetic biology to control what the microbes produce and how and where they grow them. But as we begin to exercise our new knowledge of nature to try and solve our material problems we have to question what is natural really, and accept that we may not actually be collaborating with nature anymore but controlling it.”

Jen used her organism-driven approach to grow the upper part of a shoe and to show how this could affect the way we make products in the future. The result is grown in a single piece with no sewing and one continuous yarn held into place by the cellulose produced by the bacteria.

Visit Jen’s page to know more about the project!

 

All Rights reserved to Jen Keane

Materiali

Luffa Project, Riportare La Natura Nell’ambiente Domestico

Un aspetto molto interessante di autoproduzioni e piccole serie di oggetti e…

Interviste

Architecture

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Comunicazione

Architettura

Eventi

The exploration of sustainable materials continues with a new, very provocative experimentation. If last week we presented Guilty Flavours, the project by Eleonora Ortolani that sees us men as a possible solution for the disposal of plastic (by eating it), today we want to talk about Menstrual Matter Jewels, by Laia Tort, a jewelry collection created with a new bio-material derived from menstrual blood.

Developed within a social context where menstruation is still considered a taboo subject, Matter Jewels wants to break these preconceptions and re-evaluate menstrual blood as a potential resource for the design and creation of products that also promote one’s beauty and personal identity.

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Laia tells us how Menstrual Matter Jewels was born: “I have developed an innovative jewelry collection using a new biologically-based material derived from menstrual blood. The process began with a comprehensive analysis of the raw material in its liquid and dehydrated states, studying its behavior at macro- and microscopic levels. Through various blood processing methods, I obtained diverse results, such as bio threads of different sizes, bio sheets, multi-layer textiles, and experimentation with silicone molds. Throughout, I ensured the material met the fundamental requirement of being biodegradable and compostable.”

Through various experiments – discarding processes and materials that did not meet the mechanical or aesthetic standards for a jewelry project – the designer chose to use silicone molds and natural binders to create her line of menstrual blood-based rings.

“A new material with exceptional qualities – continues Laia – compostable, malleable, strong, and translucent to light, enhancing the beauty of these rings. Characterizing the final material was crucial to understanding its mechanical properties, so I conducted laboratory tests to quantitatively confirm these mentioned properties.”

Menstrual Matter Jewels, like other material experiments, we have mentioned Guilty Flavours but we can also speak of Human Material Loop by Zsofia Kollar (human hair as resource) or Butt_er by Carolina Giorgiani (cigarette filters), they go beyond the discovery of a new material. These researches also allow us to question the preconceptions and habits that we have carried with us for generations because when we work with what is defined as “waste” there is not only a change in the social perception of the problem, but also a cultural change, even a lexical one, redefining the idea of this waste as a resource. Perhaps the greatest strength of these experiments is precisely this, not only of presenting sustainable “alternatives” but the ability to show us a possible future that, sooner or later, will come.

The project is part of the new and free Materials Design Map! For more information on the collection you can visit Laia Tort’s Behance or the material page on the Map! Photography courtesy of Laia Tort

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Continua l’esplorazione di materiali sostenibili con una nuova sperimentazione, molto provocatoria. Se la scorsa settimana vi abbiamo presentato Guilty Flavours, il progetto di Eleonora Ortolani che vede noi uomini come una possibile soluzione per lo smaltimento della plastica (mangiandola), oggi parliamo di Menstrual Matter Jewels, di Laia Tort, una collezione di gioielli creata con un nuovo bio-materiale derivato dal sangue mestruale.

Sviluppato in un contesto sociale in cui le mestruazioni sono ancora considerate un argomento tabù, Matter Jewels vuole rompere questi preconcetti e rivalutare il sangue mestruale come potenziale risorsa per la progettazione e la realizzazione di prodotti che promuovano anche la propria bellezza e identità personale.

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Laia ci racconta come nasce Menstrual Matter Jewels: “Il processo è iniziato con un’analisi completa della materia prima nei suoi stati liquido e disidratato, studiandone il comportamento a livello macro e microscopico. Attraverso vari metodi di elaborazione del sangue, ho ottenuto risultati diversi, come fili biologici di diverse dimensioni, fogli biologici, tessuti multistrato e ho sperimentato con stampi in silicone. In tutto il processo, mi sono assicurata che il materiale soddisfacesse il requisito fondamentale di essere biodegradabile e compostabile.”

Attraverso varie sperimentazioni – scartando processi e materiali che non soddisfavano gli standard meccanici o estetici per un progetto di gioielleria – la designer ha scelto di utilizzare gli stampi in silicone e leganti naturali per creare la sua linea di anelli a base di sangue mestruale.

“Il nuovo materiale ha qualità eccezionali – afferma Laia – compostabile, malleabile, resistente e traslucido, esalta la bellezza di questi anelli. La caratterizzazione del materiale finale attraverso test in laboratorio è stata fondamentale per comprenderne le proprietà meccaniche, anche su grandi quantità.”

Menstrual Matter Jewels, come altre sperimentazioni materiali, abbiamo citato Guilty Flavours ma possiamo parlare anche di Human Material Loop di Zsofia Kollar (che utilizza capelli umani come risorsa) o Butt_er di Carolina Giorgiani (filtri di sigaretta), vanno oltre alla scoperta di un nuovo materiale. Queste ricerche ci permettono anche di mettere in dubbio dei preconcetti e delle abitudini che ci portiamo dietro da generazioni perché nel momento in cui lavoriamo con ciò che è definito “scarto” o “rifiuto” non c’è solo un cambio di percezione sociale del problema, ma anche un cambiamento a livello culturale, persino lessicale, ridefinendo l’idea di questo scarto in risorsa. La forza più grande di queste sperimentazioni forse è proprio questa, non solo di presentare delle “alternative” sostenibili ma la capacità di mostrarci un possibile futuro che, prima o poi, arriverà.

Il progetto è parte della nuova e gratuita Materials Design Map! Per maggiori informazioni sulla collezione potete visitare la pagina Behance di Laia Tort o la scheda materiale sulla Mappa! Foto per gentile concessione di Laia Tort

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Nata e cresciuta in Italia e ora di base a Londra, Eleonora Ortolani è una designer multidisciplinare con un forte interesse verso la sperimentazione materica. Con una formazione in comunicazione visiva, la curiosità e la passione per la scienza hanno portato Eleonora ad esplorare nuove aree del design come il futuro del cibo. Per la designer gli alimenti sono “un potente riflesso della società nel suo insieme” e questo suo pensiero si riflette nel progetto Guilty Flavours. (Immagine copertina di Eleonora Ortolani)

Affascinata dall’intersezione tra cibo, scienza e design, Eleonora ha collaborato con importanti scienziati, prima tra tutti Johanna Sadler – research scientist all’Universty of Edinbourgh – e affermati chef ed esperti di cibo. Con Guilty Flavours la designer ha cercato di affrontare il problema dei rifiuti in plastica e del loro smaltimento non solo trasformandoli in molecole potenzialmente edibili, ma anche con una provocazione che vuole mettere in dubbio il nostro modo di vedere questo scarto.

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Guilty Flavours è una proposta radicale che vuole sfruttare noi e i nostri corpi come macchine per eliminare la plastica per sempre, mangiandola – altri organismi si sono già evoluti per digerirla. Nuovi processi biochimici creati da enzimi digestivi potrebbero consentire in futuro agli esseri umani di consumare in sicurezza la plastica. L’Ideonella sakaiensis è un batterio scoperto nel 2016 in un campione di sedimento prelevato da una stazione di riciclaggio di bottiglie di plastica a Sakai, in Giappone. Il batterio produce due enzimi in grado di scomporre il PET fino alle molecole che lo costituiscono e ha un ruolo importante nel processo di depolimerizzazione della plastica PET esplorato in questo progetto. Partendo dal sapore di vaniglia, la ricerca di Eleonora esplora come possiamo sfruttare questo processo per creare molecole completamente commestibili.

“Il progetto – racconta Eleonora – ci fa domandare se noi, come esseri umani, siamo pronti a compromettere le nostre abitudini alimentari per contribuire a un mondo più resiliente e armonioso.

L’esposizione del gelato in un congelatore chiuso a chiave simboleggia la sua inacessibilità al pubblico, evidenziando la natura dispendiosa in termini di tempo della valutazione dell’ingrediente di derivazione plastica: infatti, nonostante la sua composizione chimica sia identica a quella della vanillina, sia essa naturale o sintetica, il processo di test è ancora lungo in quanto considerato un ingrediente completamente nuovo (e una nuova tecnologia). Ciò sottolinea l’urgenza di trovare soluzioni innovative e attuare un rapido cambiamento nella nostra società per affrontare le pressanti questioni ambientali.”

Guilty Flavours è senza dubbio un progetto provocatorio, ma la designer ha voluto creare un alimento che, prima di essere assaggiato, fa riflettere: non si tratta solo di “mangiare la plastica” ma andare contro ad un tabù, quello di affrontare il problema con una mentalità diversa, mettendo in discussione i nostri preconcetti. E se dovessimo veramente trovare soluzioni del genere?

Per maggiori informazioni sulla ricerca e sul progetto visitate il sito della designer Eleonora Ortolani e seguitela su Instagram!

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Born and raised in Italy and now based in London, Eleonora Ortolani is a multidisciplinary designer with a strong interest in material experimentation. With a background in visual communication, Eleonora’s curiosity and passion for science led her to explore new areas of design such as the future of food. For the designer, food is “a powerful reflection of society as a whole” and this thought of hers is reflected in the Guilty Flavours project. (Cover image, Eleonora Ortolani)

Fascinated by the intersection of food, science and design, Eleonora has collaborated with leading scientists, such as Johanna Sadler – research scientist at the University of Edinburgh – and established chefs and food experts. With Guilty Flavours, the designer has tried to tackle the problem of plastic waste and its disposal not only with new “potentially edible molecules”, but with a provocation that aims to question our way of dealing with the problem.

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Guilty Flavours is a radical proposal that wants to use us and our bodies as machines to eliminate plastic forever by eating it – other organisms have already evolved to digest it. New biochemical processes created by digestive enzymes could allow humans to safely consume plastic in the future. Ideonella Sakaiensis is a bacterium that was discovered in 2016 in a sample of sediment taken from a plastic bottle recycling station in Sakai, Japan. These bacteria produce two enzymes which break PET down to its constituent molecules and plays an important role in the depolymerization process of PET plastic explored in this project. Starting from the vanilla flavor, Eleonora’s research explores how we can exploit this process to create completely edible molecules.

“The project – says Eleonora – makes us wonder if we, as human beings, are ready to compromise our eating habits to contribute to a more resilient and harmonious world. The display of ice cream in a locked freezer symbolizes its inaccessibility to the public, highlighting the time-consuming nature of evaluating the plastic-derived ingredient: indeed, despite its chemical similarity to vanillin, both natural or synthetic, the testing process is still long as it is considered a completely new ingredient (and a new technology). This underlines the urgency of finding innovative solutions and implementing rapid change in our society to address pressing environmental issues.”

Guilty Flavours is undoubtedly a provocative project, but the designer was also able to create a food that, before being tasted, makes you think: it’s not just about “eating plastic” but going against a taboo, that of tackling the problem with a different mentality, primarily questioning our biases. What if we really had to find such solutions?

For more information on the project and the research, visit Eleonora Ortolani website and follow her on Instagram!

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C37 is a Mexican studio founded in 2014, lead by Carolina Cantú Sepúlveda, Valeria Loera, Lucía García and Yamile de la Garza. Specialized in research and development of alternative materials, they focus on challenging the existing ones in order to discover new manufacturing opportunities.

 

 

In honor of the 75th anniversary of one of the most iconic female characters in comic history, Wonder Woman, the Mexican Design Museum (MUMEDI) in commemoration to this iconic female character, summoned more than 70 designers, architects and artists to represent the outstanding virtues of this character and transform them into one of its representative tools as a challenge. The aim was to support the non-profit foundation called Epic Queen, whose mission is to empower young girls & women, teaching them to code, computing and robotics.

The Studio, inspired by “Wonder Woman The New 52 ” by Brian Azzarello, designed Hippolyta Bracelets, two pieces of jewelry that translate Wonder Woman’s virtues of strength, power and femininity. The strength is represented by their new material MAGMA 04 ® (presented at Milan Design Week 2017): a semi – liquid formula that imitates the emblematic Basalt stone in appearance and texture. “The advantage of this new material, besides being 20% lighter than the original stone, is that it can be emptied in any mold, achieving organic and thin forms, which are impossible to reach with the original material. This material can be applied in architecture, industrial design, automotive industries, fashion and jewelry projects.” For Power they chose gold powder and for Femininity clean and soft organic geometries that could be obtained with their new material.

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