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Che fine ha fatto il progetto? Questa è una delle domande che negli ultimi anni sentiamo più spesso a Milano, durante eventi, mostre e fiere di settore. La cultura del progetto è minacciata ormai da anni: l’utilizzo sempre più prepotente dei social come unico canale di condivisione del proprio lavoro e di una comunicazione che ha come unico obiettivo l’autopromozione per aumentare il tasso di engagement, i like e i follower, ha portato solo ad un appiattimento culturale e critico. Come conseguenza, molte riviste pubblicano progetti e designer che possono assicurare un like – così come le collaborazioni che scelgono alcune aziende – e molti progettisti si concentrano di più sull’apparenza che sul contenuto (non tutti naturalmente, ma è possibile identificare una tendenza negli ultimi anni verso questo tipo di approccio). (Immagine di copertina, Techno Techne di Carmelo Zocco)

Nonostante ciò, per fortuna, ci sono ancora alcuni studi e designer che propongono progetti e momenti per la condivisione di idee e pensieri perché, vogliamo ricordarlo, il design nasce sempre da uno scambio: c’è un’idea del progettista, l’esperienza di un tecnico/artigiano che ne aiuta lo sviluppo e la volontà di un’azienda di investire e produrre quella determinata idea – e si tratta comunque di un’estrema semplificazione di un processo molto più complesso.

Senza dialogo non esiste progetto e lo studio Sovrappensiero lo sa: la nuova call ABOUT: lanciata da Lorenzo De Rosa e Ernesto Iadevaia cerca proprio di inserirsi in questo momento storico per aprire un confronto costruttivo sull’approccio progettuale, al di là di schemi e esigenze di mercato.

La open call ABOUT:

“Il nostro intento è coinvolgere i progettisti di oggi nell’analizzare e sfidare l’approccio contemporaneo al design, rivalutando e riportando al centro il valore culturale intrinseco al processo creativo. Desideriamo stimolare il pensiero critico e il confronto libero da schemi, aprendo così nuove vie di esplorazione e scoperta nel mondo del design” – scrive lo studio.

Attraverso la definizione di un tema, il progetto invita i designer a sperimentare e proporre il proprio punto di vista attraverso un piccolo prototipo. La prima open call era dedicata all’esplorare nuovi modi di utilizzare e pensare la lama del taglierino per scoprire soluzioni innovative, funzionali e narrative: “Le lame del taglierino sono strumenti fondamentali nel mondo dell’ufficio e dell’artigianato, note per la loro precisione, versatilità e affidabilità. Sebbene siano spesso associate a tagli semplici e operazioni quotidiane, il loro potenziale va ben oltre questi usi convenzionali. Ogni lama, grazie al suo filo e la sua capacità di affrontare materiali diversi, rappresenta una tela bianca per l’innovazione.”

Le open call di ABOUT: hanno quindi lo scopo di trovare soluzioni che ridefiniscano le possibilità dei temi scelti (nel primo caso le lame del taglierino, mentre è già online la seconda call legata alle setole) attraverso alcune chiavi di lettura: nuove funzioni, strumenti, rituali e narrazioni. Una volta consegnato il prototipo, Sovrappensiero stampa un catalogo e organizza una mostra che si svolge sempre in studi e laboratori diversi in cui vengono presentati i progetti inviati e tutti sono invitati a partecipare: un bel momento di convivialità con al centro il design. La prima mostra è stata ospitata dal laboratorio di restauro Polignum.

About: è il progetto di cui abbiamo bisogno: una call gratuita in cui il designer è invitato a sperimentare con un tema, libero dalle dinamiche commerciali e comunicative che imbrigliano la creatività. Un bellissimo esercizio per tornare finalmente a parlare di cultura del progetto.

Come anticipato, potete già trovare online la seconda edizione della open call legata al mondo delle setole, qui trovate tutte le informazioni necessarie. Per vedere i risultati del primo About: potete trovare qui il catalogo, seguire il canale Instagram della open call o visitare il sito di Sovrappensiero!

Foto per gentile concessione di Sovrappensiero

Agne Kucerenkaite è una designer che lavora con le materie prime trasformandole in prodotti e sistemi di valore, cercando l’interazione tra design, società, industria e ambiente. Il suo metodo è caratterizzato da una ricerca approfondita, un approccio sperimentale e pratico, guidato dai contesti storici e socioculturali. La designer è presente sulla nuova e gratuita Materials Design Map di WeVux con due progetti, l’ecopelle Amber Waste is Bliss e le piastrelle Ignorance Is Bliss. (Immagine copertina Amber Waste is Bliss biocomposite collection, ph. courtesy)

L’ambra, una resina naturale, è utilizzata ancora oggi per la realizzazione di oggetti decorativi e gioielli; tuttavia, il processo di produzione rilascia tonnellate di polvere d’ambra che vengono solitamente scartate a causa della contaminazione con la carta vetrata. La designer ha quindi condotto una ricerca approfondita per trovare un utilizzo a questo scarto fino ad arrivare ai biocompositi Amber Waste is Bliss, una combinazione di ambra e altri materiali di recupero.

L’approccio prevede la creazione di biocompositi solidi utilizzando una tecnica di pressatura a caldo, in cui la polvere viene modellata, fusa e pressata. Per ovviare alla morbidezza e alla fragilità iniziale della soluzione, alla formulazione vengono aggiunti altri materiali di scarto, come la cellulosa proveniente dai rifiuti fognari e i resti solidi della canapa generati dall’estrazione dell’olio alimentare. Questa modifica migliora le proprietà del biocomposito d’ambra che viene poi utilizzato per creare piastrelle per interni e pannelli per superfici.

La seconda applicazione è un nuovo materiale simile all’ecopelle in cui il calore viene utilizzato per legare gli ingredienti, che vengono poi distribuiti negli stampi ed essiccati. I materiali aggiuntivi sono stati scelti con cura per essere degradabili e una parte proviene da partner che già forniscono al progetto Ignorance is Bliss vari tipi di rifiuti. Il materiale è completamente flessibile, non si rompe facilmente e può essere lavorato ulteriormente con tagli e cuciture.

Un altro progetto di Agne Kucerenkaite è Ignorance is Bliss che si basa sul riutilizzo degli scarti industriali e sulla creazione di piastrelle di ceramica sostenibili a ridotto impatto ambientale. Nello specifico, le piastrelle del progetto sono smaltate con pigmenti derivati esclusivamente da scarti e sottoprodotti metallici industriali – rifiuti di ferro, manganese e miscele metalliche. La quantità di rifiuti nello smalto ceramico raggiunge il 40% perché si tratta di una combinazione di smalto trasparente come base e pigmenti. Le industrie di approvvigionamento di acqua potabile e di bonifica del suolo, che producono migliaia di tonnellate di residui all’anno, sono i principali fornitori di rifiuti metallici per le piastrelle di ceramica Ignorance is Bliss. La collezione conta oltre 20 colori ed è il risultato di anni di ricerche e sperimentazioni approfondite. Il progetto conferma che i pigmenti ceramici prodotti industrialmente possono essere sostituiti con quelli ricavati dai rifiuti metallici.

Progettate con una responsabilità nei confronti della salute umana e dell’ambiente, le piastrelle di ceramica Ignorance is Bliss sono in procinto di diventare completamente circolari: nel 2023 è stato compiuto un passo significativo, sostituendo il carbonato di calcio (agente di fusione nel processo) con un sottoprodotto del calcio ottenuto dal processo di addolcimento dell’acqua potabile. La quantità di scarti di calcio negli smalti attuali raggiunge il 20%, amplificando ulteriormente l’utilizzo complessivo dei materiali di scarto nelle piastrelle. Inoltre, è in corso una ricerca per l’implementazione di scarti di biocarburanti (in particolare cenere di legno) e scarti di pietra naturale nelle piastrelle: un’aggiunta che comporta non solo la polverizzazione dei rifiuti, ma anche l’esplorazione di soluzioni estetiche creative.

Agne Kucerenkaite sarà presente alla Milano Design Week 2024 presso Worth Exhibition – Bottega Immagine, v. Farini 60 – dove mostrerà il nuovo progetto Stone Waste is Bliss e presso Around the Table, curata da Masquespacio – v. Luigi Porro Lambertenghi 3 – con un servizio da tavola in porcellana e vetro, parte del progetto Ignorance is Bliss, colorato utilizzando esclusivamente scarti metallici industriali.

Come anticipato, potete trovare l’ecopelle Amber Waste is Bliss e le piastrelle Ignorance Is Bliss sulla Materials Design Map. Per maggiori informazioni sui progetti visitate il sito Ignorance is Bliss e seguite il progetto su Instagram!

Anna Paola Buonanno e Piergiorgio Italiano sono i fondatori di From outer Space (2013), studio di progettazione e ricerca (ma anche casa del duo creativo) dal nome suggestivo e decisamente appropriato. I progetti di cui si occupano infatti vanno al di là della semplice definizione di “architettura e design”: esplorano le implicazioni spaziali di questioni economiche, sociali e ambientali traducendole successivamente in spazi fisici e digitali, installazioni, oggetti e interfacce. (Immagine copertina Unità di Produzione. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Francesca Ferrari)

Il processo creativo dello studio parte sempre da un dialogo condiviso – a volte anche oltre l’orario di lavoro – e lascia spazio all’intuizione. Gestendo linguaggi e strumenti presi in prestito dall’architettura, dal design e dalle arti visive, i designer sviluppano insieme la parte di concept e l’idea, per poi dedicarsi in maniera più personale al lato tecnico del progetto, Piergiorgio, e a quello editoriale e di comunicazione Anna Paola.

Attraverso la lettura del contesto, la sua sovrascrittura e lo sviluppo di strategie per la riduzione o il riutilizzo delle risorse, la pratica mira a stabilire nuovi livelli di conoscenza per comprendere la società contemporanea. Per spiegare meglio questo approccio transdisciplinare che va oltre al semplice risultato finale del progetto, abbiamo selezionato 4 lavori che possono chiarire il metodo e il valore della ricerca per From outer Space.

Una selezione di progetti dello studio From outer Space

Andiamo quindi in ordine temporale partendo da un progetto del 2014:

  • Architettura per la Campagna, un workshop sperimentale per ristabilire l’equilibrio tra Uomo e Natura. Sviluppato come un laboratorio di tre giorni nelle campagne dell’Irpinia, venti designer sono stati chiamati a progettare con una serie di strumenti essenziali per comprendere i limiti del design al di fuori del contesto urbano, in un’area totalmente naturale. I partecipanti non avevano vincoli o brief specifici, l’idea era quella di sperimentare e lasciarsi ispirare dalla natura. I risultati sono stati dieci progetti temporanei, poetici, che guardavano al paesaggio, alla forma degli alberi, alla gerarchia degli animali. Per fare un esempio, durante il workshop i progettisti hanno scoperto che la pianta della vite può crescere fino a 15/30 metri, la sua tipica altezza è data dalle strutture che costruiamo per la coltivazione. Per questo motivo è stata progettata una scala temporanea che permette alla vite di arrampicarsi in altezza, un’azione effimera nata dalla ricerca che restituisce anche un valore poetico al progetto. Il workshop è stato curato da Anna Paola Buonanno e Piergiorgio Italiano, con partner Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria.
  • Unità di Produzione, sei esperimenti progettuali di una collezione potenzialmente infinita. Nel 2018 durante la Milano Design Week, lo studio ha invece realizzato un’installazione spaziale, Unità di Produzione, presso lo studio Park Associati. Il progetto indagava il mondo degli standard e degli interni contemporanei: From outer Space ha sperimentato con una serie di prodotti semilavorati trasformandoli in dispositivi spaziali attraverso semplici operazioni di moltiplicazione, taglio, composizione. L’installazione aveva l’obiettivo di nobilitare i prodotti e mostrare una possibile alternativa alla produzione di design. Così pannelli in cartongesso, in compensato, profili in acciaio zincato, clips metalliche e viti diventano i protagonisti di sei esperimenti progettuali di una collezione potenzialmente infinita. Il progetto è stato commissionato da Park Associati su invito di Annalisa Rosso. Fotografia di Francesca Ferrari
  • Serie limitata, Tavolo 2
    Tavolo 2 è invece l’arredo che From outer Space ha sviluppato per la mostra Movimento 2 (2020), la collettiva curata da La Cube e Salvatore Peluso presso la Camp Design Gallery. Similmente al progetto Unità di Produzione, lo studio ha utilizzato dei semilavorati: i pannelli ibridi di Abet Laminati, Metalleido, costituiti da un’anima super leggera, in alluminio o in fibra di vetro e destinati alla realizzazione di componenti di arredo, rivestimento di soffitti, pareti e pavimenti per il settore nautico e quello dei trasporti. Sfidando l’idea di comfort e sperimentando con il materiale, Anna Paola e Piergiorgio hanno sviluppato Tavolo 2, in una serie limitata di 5 pezzi, in cui il pannello diventa l’unico materiale utilizzato. Anche qui troviamo un progetto che nasce dalla ricerca, capace di esplorare le possibilità del materiale e i suoi significati culturali. Partner tecnico: Abet Laminati. Courtesy Camp Design Gallery, fotografia di Francesca Ferrari
  • Exhibition Design per Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow, Euroluce – The City of Lights, Salone del Mobile. La mostra curata da Matteo Pirola era parte di un programma culturale più ampio ideato e diretto da Beppe Finessi all’interno dei padiglioni dedicati a Euroluce e si configurava attorno alla presenza (o assenza) della luce e alla sua capacità di modificare la percezione dello spazio. Lo studio ha realizzato quindi un percorso attraverso spazi con diverse atmosfere luminose, creato per esaltare le opere. L’allestimento si basava sul disegno di un sistema modulare assemblato a secco – quindi facilmente immagazzinabile e riutilizzabile – adattato alle dimensioni standard dei pannelli di legno. Una soluzione in grado di ridurre il materiale necessario per l’intervento temporaneo amplificandone al contempo le potenzialità. La struttura è stata realizzata con una serie di cornici ritmate e tamponate con due rivestimenti “in movimento”: in grado di rivelare i materiali utilizzati creando al tempo stesso lo spazio interno per l’impianto elettrico. Un’installazione esteticamente semplice e pulita, ma dai moltissimi aspetti tecnici. Il progetto è stato commissionato da Salone del Mobile.Milano, curato da Matteo Pirola con la collaborazione di ricerca storica e scientifica di Marta Elisa Cecchi, Annalisa Ubaldi. Il team di progettazione era composto da Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Fotografia di Francesco Paleari

4 progetti con una scala molto diversa, dal prodotto all’allestimento spaziale, che mostrano l’approccio di From outer Space: in tutti i lavori troviamo una parte di ricerca e sperimentazione molto consistente che, grazie ad uno scambio intellettuale e creativo, viene tradotta fino ad arrivare all’essenziale, nelle forme, nell’estetica, nelle proposte. Un’essenzialità minima che, se esplorata, ci aiuta a comprendere meglio le dinamiche del vivere contemporaneo.

Per maggiori informazioni visitate il sito di From outer Space e seguite lo studio su Instagram!

Immagini

1 – Architettura per la campagna, La vigna infinita. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Piergiorgio Italiano

2 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow, Mandalaki, Halo Horizon, 2021. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

3 – Architettura per la campagna, Il lessico degli alberi. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Luigi De Feo

4 – Architettura per la campagna, Piramide. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Piergiorgio Italiano

5 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

6 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow. Patrick Tuttofuoco, Space Time (Honolulu), 2019. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

7, 8, 9 – Unità di Produzione. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Francesca Ferrari

10, 11 – Tavolo 2. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. In collaboration with Abet Laminati and Camp design Gallery. Photo Francesca Ferrari

12 – FOS: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Piergiorgio Sorgetti

Precedentemente su WeVux con l’Appartamento a Dejvice, Praga, lo studio No Architects nasce dalla collaborazione di un architetto e un artista visivo che, insieme al proprio team, lavorano a soluzioni dettagliate che riflettano le storie e le emozioni di ogni cliente. L’ispirazione per l’ultimo progetto, Sixty-Nine, la ristrutturazione di una maisonette, arriva direttamente dall’arte contemporanea.

I clienti non sono collezionisti, ma possiedono delle opere d’arte che apprezzano e portano loro gioia e piacere. La casa a Žižkov è stata ri-progettata per dare a queste opere uno spazio abitativo rispettabile. Uno di questi è un dipinto di Vladimír Houdek in cui è rappresentato il numero sessantanove che ha un significato speciale per i proprietari di questo spazio. Il numero è stato declinato quindi nei mobili e nelle coperture dei riscaldamenti, appositamente progettate. I bordi insolitamente ruvidi dei dipinti si riflettono nelle ante dell’armadio della cucina mentre i colori della pittura si intonano agli interni.

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Il secondo dipinto è dell’artista Josef Bolf. L’elegante malinconia di questo pezzo è tematicamente referenziata dalle luci a forma di lacrima e dalla posizione che lo collega visivamente a un grande dipinto con una cascata. Da quest’area della casa si accede anche a una nuova rampa di scale che collega i piani, illuminata con una luce quasi sacrale. L’arredamento è realizzato su misura, a partire dal letto, passando per le madie e il tavolo da pranzo. Con l’appartamento Sixty-nine lo Studio No Architects è riuscito a progettare un interno che sembra essere uscito dai dipinti dei proprietari, ma che al tempo stesso dialoga con le opere e ne amplifica la forza.

Per maggiori informazioni sul progetto visitate il sito di No Architects oppure seguiteli su Instagram!
Testi di Jakub Filip Novák, Daniela Baráčková, Ján Šefčík
Fotografia di Studio Flusser

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Vuoi vedere il tuo progetto pubblicato su WeVux? Mandaci una mail a [email protected] per saperne di più, oppure visita la nostra pagina Chi siamo

Zihao Fang, laureato alla Parsons School of Design, ha sviluppato Aquastor, un vaso biodegradabile progettato per combattere la diffusione dei deserti, realizzato utilizzando solo risorse locali facilmente reperibili. Il progetto si ispira a una ricerca dell’Università di Princeton che mostra come i termitai possono impedire il degrado della terra fertile immagazzinando umidità e sostanze nutritive nei loro tunnel sotterranei. Per crearli le termiti mescolano ad arte particelle inorganiche con frammenti organici, una miscela che rende anche il terreno resistente all’erosione.

Ispirandosi a questo studio, Zihao ha creato Aquastor, un contenitore formato da un mix di argilla, sabbia, foglie ed esoscheletri. Grazie alla sua forma, due coni tronchi impilati, viene sepolto nel terreno e le estremità cave permettono di incanalare l’umidità in profondità, migliorando la circolazione dell’aria e abbassando le temperature vicino alla superficie. Nel tempo, il vaso si disgregherà completamente fornendo sostanze nutritive al terreno. Secondo il designer, Aquastor può essere una soluzione a basso costo e bassa tecnologia per fermare la desertificazione e sostenere la riforestazione delle terre aride. Questi territori costituiscono circa il 40% della superficie terrestre totale e si stanno lentamente trasformando in deserto.

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Le pratiche come l’agricoltura e l’allevamento intensivi e la deforestazione, unite al riscaldamento globale e a fenomeni meteorologici estremi, impoveriscono il terreno ricco di nutrienti rendendolo sempre più vulnerabile all’erosione degli agenti atmosferici. Questo suolo arido manca dei componenti fondamentali per garantire la vita. L’incapacità di trattenere acqua, inoltre, può portare anche a eventi estremi come inondazioni e frane. Aquastor nasce per fermare tutto questo.

In pratica, funziona come un “magazzino”: grazie alle cavità e ai micropori, il materiale è in grado di immagazzinare acqua e umidità prima che queste evaporino. In questo modo, il contenitore fornisce nutrimento ridando vigore alla terra. Il ciclo di vita del materiale, come affermato dal designer, cambierà da regione a regione ma dovrebbe essere sempre abbastanza lungo da garantire lo sviluppo di vegetazione. Un contenitore misura 45x45x48cm, pesa quasi 2kg e la struttura ricca di nutrienti arriva ad uno spessore di 6cm. Ogni elemento viene posto a 1m di distanza dall’altro, in modo da creare una catena. Zihao ha testato la prima versione vicino al deserto di Takla Makan nel nord-ovest della Cina, utilizzando materiali presi dal luogo.

Prendendo ispirazione dai termitai, Aquastor è in grado di fornire nutrimento, immagazzinare umidità e agevolare lo sviluppo di terreni più fertili. Non si tratta solo di un progetto interessante che affronta il problema simulando un comportamento naturale, ma si rivela un sostegno fondamentale per progetti di riforestazione su larga scala, in cui ad oggi non ci sono soluzioni sostenibili per l’approviggionamento di acqua e sostenze nutritive.

Per scoprire di più, visitate il sito di Zihao Fang!

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Founded by Thomas Linssen and Jana Flohr, House of Thol is a Dutch design brand – previously featured with their microgreens growing kit –  that is celebrating two significant milestones: its tenth anniversary and the complete transition of the production of its Easy Green Living collection to the European Union. The brand’s products, which combine sustainability and design, are known for their natural authenticity, characterized by small imperfections that enhance their uniqueness. (cover Waterworks, ph. Gaav Content)

The catalog includes items like the Flower Constellations, which help create elegant bouquets with fewer flowers, and the Patera Magna, which reduces fruit and vegetable waste. The Helios disc allows you to grow plants from kitchen scraps, Waterworks ensures efficient, water-saving plant care, and Patella Crescenda brings the joy of growing fresh food at home.

The glass reservoirs for the Waterworks watering system and the Patella Crescenda sprouting set are now made in Portugal, using 80% recycled glass, which gives each piece a unique greenish-blue tint and occasionally small air bubbles that highlight its uniqueness. The terracotta components also feature natural color variations, influenced by the clay, glaze, and their position in the kiln. The brass and stainless steel parts come from Italy, and the packaging is produced in the Netherlands.

House of Thol will present its collection at various design events, including the VT Wonen & Design Fair as part of the Sustainable Living District, and later at Dutch Design Week in Eindhoven at Piet Hein Eek, inviting the public to explore the concept of “authentic imperfection” and celebrate 10 years of Easy Green Living.

To discover and purchase House of Thol products, visit the website, where you will also find the online shop, and follow them on Instagram!

Fondato da Jana Flohr e Thomas Linssen, House of Thol, è un brand olandese di design – di cui abbiamo presentato il kit per coltivare i micro ortaggi – che celebra due importanti traguardi: il suo decimo anniversario dalla fondazione e la completa transizione della produzione della collezione Easy Green Living nell’Unione Europea. I prodotti del brand, che combinano sostenibilità e design, sono noti per la loro autenticità naturale, caratterizzata da piccole imperfezioni che ne esaltano l’unicità. (immagine copertina Waterworks, ph. Gaav Content)

A catalogo possiamo trovare: le Flower Constellations che aiutano a comporre eleganti bouquet con meno fiori e la Patera Magna che riduce lo spreco di frutta e verdura. Il disco Helios permette di coltivare piante dagli scarti alimentari in cucina. Waterworks assicura una cura efficiente e a risparmio idrico delle piante, mentre Patella Crescenda offre la gioia di coltivare cibo fresco in casa.

I serbatoi di vetro per il sistema di irrigazione Waterworks e il set per la germinazione Patella Crescenda sono ora realizzati in Portogallo, utilizzando vetro riciclato all’80%, che dona a ciascun pezzo una tonalità verde-azzurra unica e talvolta piccole bolle d’aria che ne esaltano l’unicità. Anche i componenti in terracotta presentano variazioni cromatiche naturali, influenzate dall’argilla, dalla smaltatura e dalla loro posizione nel forno. Le parti in ottone e acciaio inox provengono dall’Italia e il packaging è prodotto nei Paesi Bassi.

House of Thol presenterà la sua collezione durante vari eventi di design, tra cui VT Wonen & Design Fair come parte del Sustainable Living District, e successivamente al Dutch Design Week a Eindhoven presso Piet Hein Eek, invitando il pubblico a scoprire il concetto di “autenticità imperfetta” e a celebrare i 10 anni di Easy Green Living.

Per scoprire e acquistare i prodotti House of Thol, visitate il sito web, dove troverete anche lo shop online, e seguiteli anche su Instagram!

Materiali

Luffa Project, Riportare La Natura Nell’ambiente Domestico

Un aspetto molto interessante di autoproduzioni e piccole serie di oggetti e…

Interviste

Architecture

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Comunicazione

Architettura

Eventi

Precedentemente presentato su WeVux con il progetto Ohmie, lo studio di design italiano Krill Design – specializzato nello sviluppo di prodotti all’interno di un processo 100% circolare – annuncia il lancio di REKRILL®-MENT Orange.

Si tratta di un filamento innovativo, prodotto con il biomateriale brevettato REKRILL®, che offre la possibilità di dare forma alla propria fantasia realizzando creazioni completamente sostenibili. Il prodotto è generato utilizzando una miscela avanzata di materiali a base biologica derivati dalle arance.

Utilizzabile con qualsiasi stampante 3D FDM, questo filamento 100% organico e durevole unisce alte prestazioni a un basso impatto ecologico. Le creazioni realizzate con REKRILL®-MENT non solo avranno una finitura unica, ma contribuiranno anche alla preservazione del nostro pianeta: per ogni chilogrammo di REKRILL®-MENT prodotto, viene compensato un chilogrammo di CO2!

“Con REKRILL®-MENT, non solo vogliamo ispirare creatività ecologica, ma anche mostrare che è possibile fare la differenza nella lotta contro le emissioni di CO2. Crediamo fermamente che la sostenibilità e l’alta qualità possano andare di pari passo.” – racconta Yack Humberto Di Maio, R&D Director & Cofounder di Krill Design.

Lo studio continua a perseguire la sua missione di innovare nel campo del design sostenibile, offrendo soluzioni che rispettano l’ambiente senza compromettere la qualità e le prestazioni. REKRILL®-MENT Orange è l’ultimo esempio di questo approccio. Il materiale è incluso nella Materials Design Map di Wevux. Per avere maggiori informazioni e acquistare il prodotto visitate il sito di Krill Design e seguiteli anche su Instagram!

Previously featured on WeVux with the Ohmie lamp, the Italian design studio Krill Design – specialized in developing products within a 100% circular process – announces the launch of REKRILL®-MENT Orange.

This is an innovative filament produced with the patented biomaterial REKRILL®, which offers the opportunity to bring your imagination to life by creating completely sustainable objects and accessories. The product is generated using an advanced blend of bio-based materials derived from oranges.

Usable with any FDM 3D printer, this 100% organic and durable filament combines high performance with a low ecological impact. Creations made with REKRILL®-MENT will not only have a unique finish but will also contribute to preserving our planet. In fact, for every kilogram of REKRILL®-MENT produced, one kilogram of CO2 is offset!

“With REKRILL®-MENT, we not only want to inspire ecological creativity but also show that it is possible to make a difference in the fight against CO2 emissions. We firmly believe that sustainability and high quality can go hand in hand,” says Yack Humberto Di Maio, R&D Director & Cofounder of Krill Design.

The studio continues to pursue its mission of innovating in sustainable design, offering solutions that respect the environment without compromising quality and performance. REKRILL®-MENT Orange is the latest example of this approach. The material is included in the Wevux Materials Design Map. For more information and to purchase the product, visit the Krill Design website and follow them on Instagram!

What has happened to design? This is one of the most frequently asked questions at events, exhibitions, and trade fairs in Milan in recent years. Design culture has been under threat for years now: the overwhelming use of social media as the primary channel for sharing work, coupled with communication aimed solely at self-promotion to increase engagement, likes, and followers, has led to a cultural and critical flattening. As a consequence, many magazines publish projects and feature designers who can secure a “like” – as well as the collaborations some companies choose – leading many designers to focus more on appearance than content (not all, of course, but there has been a noticeable trend towards this approach in recent years). (Cover image, Techno Techne by Carmelo Zocco)

Despite this, fortunately, there are still some studios and designers who propose projects and events for sharing ideas and thoughts. We would like to remind you that design is always the result of a dialogue: there is the designer’s idea, the experience of a technician or artisan, and the willingness of a company to invest in and produce that idea. This is an extreme simplification of a much more complex process.

Without dialogue, there is no project, and Sovrappensiero studio knows this well. The new ABOUT: call launched by Lorenzo De Rosa and Ernesto Iadevaia aims to engage with this historical moment by opening a constructive discussion on the design approach, beyond traditional frameworks and market requirements.

The ABOUT: open call

“Our intent is to engage designers in analysing and challenging the contemporary approach to design, reassessing and reemphasizing the intrinsic cultural value of the creative process. We aim to stimulate critical thinking and encourage open dialogue free from preconceived notions, thus opening new paths of exploration and discovery in the design world” – writes the studio.

By defining a theme, the project invites designers to experiment and propose their point of view through a small prototype. The first open call focused on exploring new ways of using and conceptualizing the box cutter blade to discover innovative, functional and narrative solutions: “Box cutter blades are fundamental tools in the office and craft world, known for their precision, versatility and reliability. Although often associated with simple cuts and everyday tasks, their potential extends far beyond these conventional uses. Each blade, thanks to its edge and ability to handle various materials, represents a blank canvas for innovation.”

The aim of the ABOUT: open calls is to find solutions that redefine the possibilities of the chosen themes – cutter blades in the first instance, and bristles for the second call, which is already online – through specific interpretive keys: new functions, tools, rituals, and narratives. Once the prototype is submitted, Sovrappensiero prints a catalog and organizes an exhibition, always held in different studios and workshops where the submitted projects are presented. This creates a convivial moment with design at the center. The first exhibition was hosted by the Polignum restoration workshop.

ABOUT: is the project we need: an open call where designers are invited to experiment with a theme, free from the commercial and communication dynamics that constrain creativity. It’s a wonderful exercise to finally return to talk about design culture.

As anticipated, you can already find the second edition of the bristle-related open call online. Here, you can find all the necessary information. To see the results of the first ABOUT:, you can view the catalog here, follow the open call’s Instagram page, or visit the Sovrappensiero website!

Ph. courtesy

Agne Kucerenkaite is a designer who works with raw materials, transforming them into valuable products and systems, seeking interaction between design, society, industry and the environment. Her method is characterised by in-depth research, an experimental and practical approach, guided by historical and socio-cultural contexts. The designer is featured on WeVux’s new and free Materials Design Map with two projects, the bio-leather Amber Waste is Bliss and the tiles Ignorance Is Bliss. (Cover image Amber Waste is Bliss biocomposite collection, ph. courtesy)

Amber, a natural resin, is still used today to make decorative objects and jewellery; however, the manufacturing process releases tonnes of amber dust that is usually discarded due to contamination with sandpaper. The designer has therefore conducted in-depth research to find a use for this waste, culminating in Amber Waste is Bliss bio-composites, a combination of amber and other recycled materials.

The approach involves creating solid bio-composites using a hot pressing technique, in which the powder is moulded, melted and pressed. To overcome the initial softness and brittleness of the solution, other waste materials are added to the formulation, such as cellulose from sewage waste and the hemp solid remains generated by the extraction of edible oil. This modification enhances the properties of the amber biocomposite, which is then used to create interior wall tiles and surface panels.

The second application is a new bio leather-like material in which heat is used to bind the ingredients, which are later spread into the molds and dried. Additional materials have been carefully chosen to be degradable and part of them are sourced from partners who already are supplying the Ignorance is Bliss project with various types of waste. The material is completely flexible, doesn’t break easily and can be further processed with cuts and seams.

Another project by Agne Kucerenkaite is Ignorance is Bliss, which is based on the reuse of industrial waste and the creation of sustainable ceramic tiles with reduced environmental impact. Specifically, the tiles in the project are glazed using pigments solely derived from industrial metal waste and byproducts – iron waste, manganese and metal mixtures. The amount of waste in the glaze is up to 40%, as ceramic glazes are a combination of base transparent glaze and pigments. Drinking water supply and soil remediation industries, which produce thousands of tonnes of residue per year are the main suppliers of metal waste for Ignorance is Bliss ceramic tiles. The collection has over 20 colours and is the result of years of extensive research and experimentation. The project confirms that industrially made ceramic pigments can be replaced with the ones from metal waste.

Designed with a responsibility to human and environmental health, Ignorance is Bliss ceramic tiles are on the way to becoming fully circular: a significant step was taken in 2023, replacing calcium carbonate (the melting agent in the process) with calcium byproduct obtained from the drinking water supply industries’ softening process. The amount of calcium waste in the current glazes is up to 20%, further amplifying the overall utilisation of waste materials in ceramic tiles, In addition, there is ongoing research into implementing biofuel waste (specifically wood ash) and natural stone waste in these tiles; an addition that involves not only pulverising the waste but also exploring creative aesthetic solutions.

Agne Kucerenkaite will also be present at Milan Design Week 2024 at Worth Exhibition – Bottega Immagine, v. Farini 60 – where she will show the new project Stone Waste is Bliss and at Around the Table, curated by Masquespacio – v. Luigi Porro Lambertenghi 3 – with a porcelain and glass table service, part of the project Ignorance is Bliss, coloured using only industrial metal scraps.

As anticipated, you can find Amber Waste is Bliss eco-leather and Ignorance Is Bliss tiles on the Materials Design Map. For more information on the projects visit Ignorance is Bliss and follow the project on Instagram!

Founded in 2011 by Nina Ruthe near Cologne – since 2013 also joined by David AntoninNiruk design studio experiments with and develops new ideas and methods, always trying to find the most appropriate materials and tools. The designers have created a real Material Lab, where they devote themselves every day to the theme of form and materiality, creating new products. “We want to understand the things around us. Experimenting and immersing ourselves in processes is the basis with which we create new designs. We take existing things as inspiration, combine them and create new ones”. – says Niruk. (Cover Corcrete, ph. Thomas Wiuf Schwartz)

Guided by curiosity and intuition, Nina Ruthe and David Antonin develop an exciting materiality in their designs. One example is Corcrete, part of WeVux’s new and free Materials Design Map, a material created by combining two resources with contrasting qualities, cork and concrete. Over the years the material has been refined and the process patented, in 2016 it won the Biennial Interieur Kortrijk Award, the Green Product Award and the Green Product Traders Award in Stockholm. This year Corcrete also won the German Design Award 2024.

After an intensive development phase, the focus was on finding the right production partner: in 2021, the designers came into contact with Hartis, a Belgian family business with a passion for craftsmanship, manual work and innovation, and long-term track record of projects that involve natural stone, terrazzo and concrete. The result of this collaboration are tailor-made solutions that include comprehensive advice on project planning and technical implementation for a wide variety of interiors.

Designed for today’s spaces and customised projects, Corcrete is versatile in its variety of uses and visual and tactile qualities: it can be used as a floor and wall covering, as well as for furniture and surfaces. If at first glance the material looks like terrazzo, it’s velvety and warm to the touch thanks to the cork. Compared to conventional concrete materials, Corcrete is about 40% lighter due to the addition of cork granulate from Portuguese production; ; in addition, much less sand, an increasingly scarce resource, is needed in the production process. The material is produced in white, black and grey, and there are no standard dimensions because each solution is designed and manufactured exclusively for and with the customer. An example of its use can be found in VEJA’s New York headquarters – designed by Brooklyn-based architecture firm JDY. The trainer brand also follows sustainable principles in its interior design: natural, aesthetic, casual and appealing. Niruk has therefore developed furniture and a custom-made bench in Corcrete to complete the interior.

Cork, but also glass and porcelain: at the moment, Nina and David have also turned their attention to working with glass and ceramics. With the former they have created a multitude of unconventional and special products, with ceramics the first results are the CALM warmer, the DIP wardrobe knob and new surfaces and textures. In addition, this year Niruk also got awarded with a second German Design Award for their door handle BAU, designed for the Italian company Olivari. The handle is a material combination from brass and marble. The marble that is used comes from production offcuts that otherwise would go to waste. 

“We work with all sorts of materials as product designers – cork, metal, wood and natural fibers. Next to CMF we do product design and also Exhibition design. So we can say that we are a multidisciplinary design studio with a passion for material.” – affirms Niruk

To find out more about Niruk’s products and method visit their website and follow them on Instagram. Here, you can find here the Corcrete material on the Materials Design Map.

Fondato nel 2011 a Colonia da Nina Ruthe, poi affiancata da David Antonin a partire dal 2013, lo studio di design Niruk sperimenta e sviluppa nuove idee e metodi cercando di selezionare sempre i materiali e gli strumenti più adatti ad ogni progetto. I designer hanno creato un vero e proprio Material Lab in cui si dedicano ogni giorno al tema della forma e della materialità, progettando nuovi prodotti. “Vogliamo capire le cose che ci circondano. Sperimentare e immergerci nei processi è la base con cui creiamo nuovi progetti. Prendiamo come ispirazione cose esistenti, le combiniamo e ne creiamo di nuove”. – racconta Niruk. (Imm. copertina Corcrete, ph. Thomas Wiuf Schwartz)

Nei progetti di Nina Ruthe e David Antonin, guidati dalla curiosità e dall’intuizione, la materialità è un aspetto molto importante. Un esempio è Corcrete, parte della nuova e gratuita Materials Design Map di WeVux, un materiale creato combinando due risorse dalle qualità contrastanti, il sughero e il cemento. Nel corso degli anni il progetto è stato perfezionato e il processo brevettato; nel 2016 ha vinto il Biennial Interieur Kortrijk Award, il Green Product Award e il Green Product Traders Award a Stoccolma. Quest’anno Corcrete ha vinto anche il German Design Award 2024.

Dopo un’intensa fase di sviluppo, l’attenzione si è concentrata sulla ricerca del giusto partner produttivo: nel 2021 i progettisti sono entrati in contatto con Hartis, un’azienda familiare belga con la passione per l’artigianato, il lavoro manuale e l’innovazione, con un’esperienza pluriennale in progetti che utilizzano pietra naturale, terrazzo e cemento. Il risultato di questa collaborazione sono soluzioni su misura che includono una consulenza completa sulla pianificazione del progetto e sulla realizzazione tecnica per un’ampia varietà di interni.

Pensato per gli spazi di oggi e per la personalizzazione, Corcrete è versatile per varietà di usi e qualità visive e tattili: può essere utilizzato come pavimento e rivestimento, oltre che per arredi e superfici. Se a prima vista il materiale sembra un terrazzo, al tatto è vellutato e caldo grazie al sughero. Rispetto ai materiali in calcestruzzo tradizionali, Corcrete è più leggero di circa il 40% grazie all’aggiunta di granulato di sughero proveniente dalla produzione portoghese; inoltre, nel processo di produzione è necessaria molta meno sabbia, una risorsa sempre più scarsa. Il materiale è prodotto nei colori bianco, nero e grigio e non esistono dimensioni standard perché ogni soluzione è progettata e realizzata esclusivamente per e con il cliente. Un esempio del suo utilizzo si trova nella sede di VEJA a New York, progettata dallo studio di architettura JDY di Brooklyn. Il brand di sneakers segue principi sostenibili anche nel design degli interni: naturale, estetico, informale e accattivante. Niruk ha quindi sviluppato una serie di arredi e una panca su misura in Corcrete per completare gli interni.

Sughero, ma anche vetro e porcellana: attualmente Nina e David hanno rivolto la loro attenzione anche alla lavorazione del vetro e della ceramica. Con il primo hanno creato una moltitudine di prodotti non convenzionali e speciali, con la ceramica i primi risultati sono lo scaldino CALM, la manopola dell’armadio DIP e nuove superfici e texture. Inoltre, quest’anno Niruk ha ricevuto un secondo German Design Award per la maniglia BAU, progettata per l’azienda italiana Olivari. La maniglia è una combinazione di materiali di ottone e marmo, quest’ultimo proviene da scarti di produzione che altrimenti andrebbero sprecati.

“Come designer di prodotto lavoriamo con tutti i tipi di materiali: sughero, metallo, legno e fibre naturali. Accanto al CMF ci occupiamo di product design e anche di exhibition design. Quindi possiamo dire di essere uno studio di design multidisciplinare con la passione per i materiali”. – afferma Niruk

Per saperne di più sui prodotti e sul metodo di Niruk, visitate il loro sito web e seguiteli su Instagram. Come anticipato, potete trovare il materiale Corcrete anche sulla Materials Design Map.

Anche quest’anno, come nel 2021 e 2023, abbiamo analizzato i costi di partecipazione dei vari design district milanesi – concetto che si sta piano piano superando a favore di eventi più diffusi e decentrati e la creazione di format anche per l’estero – durante una delle settimane più attese del design, il Fuorisalone 2024. Non scenderemo nel dettaglio dei nomi, ma esamineremo le varie offerte distretto per distretto, nello stesso ordine rispetto il 2023, in questo modo sarà chiaro l’aumento da un anno all’altro. (Immagine copertina Isola Design Festival 2023, Isola Design Gallery, ph. Gabriele Correddu)

Distretto poco a Sud del centro. Se l’anno scorso il costo per entrare nel circuito era di 250 euro, quest’anno il prezzo è di 600. A tutti i costi che vedremo è da aggiungere l’iva. Il pacchetto comprende:

  • la presenza online come “exhibitor”
  • la presenza nel press kit del distretto
  • 1 post su Instagram e 1 menzione all’interno di un articolo della newsletter
  • l’invio del proprio press kit ai giornalisti
  • il supporto dell’ufficio stampa
  • la menzione su mappa digitale e cartacea

L’affitto dello spazio è naturalmente escluso dall’offerta e qualsiasi operazione aggiunta (dalla richiesta di un post in più fino al totem del design district) ha un costo a parte. Rispetto al 2023 il distretto offre qualche pubblicazione social in meno ma non ha aumentato l’offerta perché si è limitato a cancellare la prima fascia di prezzo corrispondente a 250 euro, quella più accessibile.

Dalla zona a sud di Piazza del Duomo ci portiamo a Nord, sempre in uno dei distretti del centro. Il pacchetto base di 1600euro, aumentato di 100 euro rispetto all’anno scorso, comprende:

  • visibilità sulla guida eventi e mappa interattiva online
  • visibilità sulla mappa pieghevole e guida cartacea
  • totem evento per lo spazio
  • condivisione della scheda evento su Facebook
  • menzione all’interno del materiale stampa e CS
  • presenza dell’evento sul sito nel percorso del distretto
  • scheda evento | scheda brand | scheda designer

Come anticipato il costo di questo distretto è aumentato ma i servizi sono leggermente cambiati: è stata tolta l’opzione di un’uscita social a scelta tra Facebook e Instagram ma aggiunta la realizzazione del totem per il proprio evento.

A nord di questo design district troviamo uno di quelli che ha l’offerta più complessa: cosa si vuole esporre? Un prodotto, una small collection (2 prodotti diversi o due versioni dello stesso) o una collection (3 prodotti diversi)? In una mostra collettiva o in uno spazio dedicato? Con le opzioni base, cioè esporre un prodotto in una mostra collettiva il prezzo parte dai 550 euro e ho:

  • la menzione nel booklet digitale e cartaceo
  • la menzione nel press kit con cartella dedicata al progetto
  • presenza di un prodotto in realtà aumentata sull’app AR del distretto
  • progetto “in evidenza” sul sito durante l’evento
  • etichetta con designer e informazioni prodotto
  • 1 storia garantita sui canali social, prima durante o dopo l’evento (a discrezione del distretto)

Non sono più indicati i servizi non inclusi, ma se si vuole prenotare oltre la data di scadenza, il 20 febbraio, il costo di iscrizione è maggiorato del 20%. In ogni caso, se nel 2023 l’offerta era divisa per metri quadrati (1m2 350€, 3m2 900€, 5m2 1450€), la divisione del 2024 segna un aumento di prezzi (1 prodotto 550€, small collection 1200€, collection 1900€).

L’ultimo distretto – rispetto all’articolo del 2023 ne contiamo uno in meno – quello che quest’anno sarà fuori Milano nella provincia di Monza e Brianza, nonostante lo spostamento segue i prezzi degli anni precedenti senza apparenti aumenti (se non che cambia completamente la location e si porta al di fuori del circuito milanese del Fuorisalone 2024).

In generale è da notare una maggiorazione dei costi di iscrizione in quasi tutte le location, a discapito della visibilità social – vedremo i profili Instagram dei distretti più curati e attenti a ciò che condividono. Come l’anno scorso, ripetiamo che a questi costi sono da aggiungere eventuali servizi, la comunicazione del proprio progetto, il viaggio, un investimento importante che non sempre prevede un ritorno – soprattutto per la mole di eventi e installazioni presenti durante quella settimana. Forse bisognerebbe iniziare a considerare anche le altre 51 settimane dell’anno per eventi e mostre, i costi sono più contenuti e anche la visibilità può essere maggiore. La moda lo sta facendo e forse anche il design seguirà questa strada.

Un altro concetto che bisognerebbe ricordare sempre, senza contenuto (opera e progettista) non c’è il contenitore (mostra, distretto, installazione). L’aumento dei prezzi crea un problema di accessibilità: a meno che non ci sia uno sponsor, studenti e giovani designer fanno fatica a mostrare le proprie idee e decidono di investire in altri eventi (da Edit Napoli a Lake Como Design Festival).

Se avete la possibilità di esporre durante il Fuorisalone 2024, chiedete sempre maggiori informazioni al distretto di vostro interesse per approfondire il listino e i servizi offerti!

As in 2021 and 2023, this year, we have again analyzed the participation costs of Milan’s various design districts during one of the most eagerly awaited design weeks, Fuorisalone 2024. The concept is slowly being surpassed in favor of more diffuse and decentralized events and the creation of formats for foreign countries. We will not go into the details about the names, but we will examine the various offers district by district, in the same order as in 2023, so the increase from one year to the next will be clear. (Cover image Isola Design Festival 2023, Isola Design Gallery, ph. Gabriele Correddu)

Let’s start from the district just south of the centre. If last year the cost to enter the circuit was 250 euros, this year the price is 600. To all the costs we will see, VAT must be added. The package includes:

  • press conference
  • mention in the general press release + press office support
  • sharing exhibitor’s pree kit with journalists
  • mention on the paper and digital map of the district
  • promotion at info point + placeholder flag
  • page “exhibition” and profile page with links
  • One post on Instagram and one mention in a newsletter article

Space rental is, of course, excluded from the offer, and any added operation (from the request for an extra post to the design district placeholder flag) has a separate cost. Compared to 2023, the district offers fewer social posts but has not increased the offer: it has deleted the first price bracket corresponding to 250 euros, the most affordable one.

From the area south of Piazza del Duomo, we go north, still in one of the districts in the center. The basic package of 1600 euros, increased by 100 euros compared to last year, includes:

  • mention on the events guide map and digital map
  • visibility on the foldable map and printed guide
  • placeholder flag
  • 1 event post on Facebook
  • mention in press material and CS + press conference
  • online presence of the event in the district route
  • event card | brand card | designer card

As anticipated, the cost of this district has increased, but the services have changed slightly: the social output option to choose between Facebook and Instagram has been removed, but the creation of the placeholder flag for one’s event has been added.

To the north of this design district, we find one of the most complex offerings: what do you want to exhibit? One product, a small collection (2 different products or two versions of the same one), or a collection (3 different products)? In a group exhibition or a dedicated space? With the basic options, i.e., exhibiting one product in a group exhibition, the price starts at 550 euros and I have:

  • a spot in the exhibition
  • mention in the printed and digital event materials
  • mention on the press release with + a dedicated folder in the press kit
  • project highlighted on isola.design during MDW 2024
  • AR display of one product in the AR app
  • label with designer and project information
  • 1 guaranteed story on social channels, before during or after the event (at the district’s discretion)

Services not included are no longer indicated, but if you want to book after the deadline, 20 February, the entry fee is increased by 20%. In any case, if in 2023 the offer was divided by square meters (1m2 350€, 3m2 900€, 5m2 1450€), the 2024 division marks a price increase (1 product 550€, small collection 1200€, collection 1900€).

This year, the district will be outside Milan in the province of Monza and Brianza. Despite the new location, it follows the prices of previous years without any apparent increase (except that it moves outside the Milanese circuit of Fuorisalone 2024).

It is worth noting an increase in entry costs in almost all locations, at the expense of social visibility. We will see the Instagram profiles of the districts more curated and attentive to what they share. As last year, we repeat that to these costs must be added any services, the communication of one’s project, the travel, a significant investment that does not always provide a return – especially due to the amount of events and installations present during that week. Perhaps we should also consider the other 51 weeks of the year for events and exhibitions, the costs are lower and the visibility can also be greater. Fashion is doing this and perhaps design will also follow this path.

Another concept that should always be remembered, without content (work and designer) there is no container (exhibition, district, installation). Rising prices create a problem of accessibility: unless there is a sponsor, students and young designers struggle to show their ideas and decide to invest in other events (from Edit Napoli to the Lake Como Design Festival).

If you have the opportunity to exhibit during Fuorisalone 2024, always ask the district you are interested in for more information on the price list and services offered!

Anna Paola Buonanno and Piergiorgio Italiano are the founders of From outer Space (2013), design and research studio (but also the home of the creative duo) with an evocative and decidedly appropriate name. In fact, their projects go beyond the simple definition of “architecture and design”: they explore the spatial implications of economic, social and environmental issues, subsequently translating them into physical and digital spaces, installations, objects and interfaces. (Cover Unità di Produzione. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Francesca Ferrari)

The studio’s creative process always starts from a shared dialogue (sometimes even beyond working hours) and leaves room for intuition. Using languages and tools borrowed from architecture, design and the visual arts, the designers develop the concept and idea part together, and then devote themselves more personally to the technical side of the project, Piergiorgio, and the editorial and communication side, Anna Paola.

By reading the context, overwriting it, and developing strategies to reduce or reuse resources, the practice aims to establish new levels of knowledge to understand contemporary society. To better explain this transdisciplinary approach that goes beyond the mere end result of the project, we have selected 4 works that can clarify the method and value of the research for From outer Space.

A selection of projects from From outer Space studio

Let’s go in chronological order with a project from 2014:

  • Architettura per la campagna (Architecture for the Countryside), an experimental workshop to restore the balance between Man and Nature. Developed as a three-day workshop in the Irpinia countryside, twenty designers were asked to design with a set of essential tools to understand the limits of design outside the urban context, in a totally natural area. The participants had no constraints or specific briefs, the idea was to experiment and be inspired by nature. The results were ten temporary, poetic projects that looked at the landscape, the shape of trees, and the hierarchy of animals. To give an example, during the workshop the designers discovered that the vine plant can grow up to 15/30 metres, its typical height is given by the structures we build for cultivation. For this reason, a temporary staircase was designed that allows the vine to climb in height, an ephemeral action born of research that also restores a poetic value to the project. The workshop was curated by Anna Paola Buonanno and Piergiorgio Italiano, with partners Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria.
  • Unità di Produzione (Production Unit), six design experiments from a potentially infinite collection. In 2018 during Milan Design Week, the studio instead created a spatial installation, Unità di Produzione, at the Park Associati studio. The project investigated the world of contemporary standards and interiors: From outer Space experimented with a series of semi-finished products, transforming them into spatial devices through simple operations of multiplication, cutting, and composition. The installation aimed to ennoble the products and show a possible alternative to designer production. Thus plasterboard panels, plywood, galvanised steel profiles, metal clips and screws become the protagonists of six design experiments in a potentially infinite collection. The project was commissioned by Park Associati at the invitation of Annalisa Rosso. Photography by Francesca Ferrari
  • Limited series, Tavolo 2. (Table 2)
    Tavolo 2 is the furniture that From outer Space developed for the exhibition Movimento 2 (2020), the group show curated by La Cube and Salvatore Peluso at the Camp Design Gallery. Similarly to the Unità di Produzione project, the studio used semi-finished products: Abet Laminati‘s hybrid panels, Metalleido, consisting of a super-light core of aluminium or fibreglass and intended for use in furniture components, ceiling, wall and floor coverings for the nautical and transport sectors. Challenging the idea of comfort and experimenting with material, Anna Paola and Piergiorgio have developed Tavolo 2, in a limited series of 5 pieces, in which the panel becomes the only material used. Here too we find a project born of research, capable of exploring the possibilities of the material and its cultural meanings. Technical partner: Abet Laminati. Courtesy Camp Design Gallery, photography by Francesca Ferrari
  • Exhibition Design for Albe. Lights of Tomorrow / The Lights of Tomorrow, Euroluce – The City of Lights, Salone del Mobile. The exhibition curated by Matteo Pirola was part of a broader cultural programme conceived and directed by Beppe Finessi within the pavilions dedicated to Euroluce and was configured around the presence (or absence) of light and its ability to modify the perception of space. The studio therefore created a path through spaces with different lighting atmospheres, created to enhance the works. The layout was based on the design of a modular system assembled dry – therefore easily stored and reusable – adapted to the standard dimensions of the wooden panels. A solution capable of reducing the material required for the temporary intervention while amplifying its potential. The structure was created with a series of rhythmic frames and filled with two ‘moving’ claddings: capable of revealing the materials used while creating the internal space for the electrical system. An aesthetically simple and clean installation, but with many technical aspects. The project was commissioned by Salone del Mobile.Milano, curated by Matteo Pirola with the historical and scientific research collaboration of Marta Elisa Cecchi, Annalisa Ubaldi. The design team consisted of Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi with Marta Nobile. Photography by Francesco Paleari

4 projects with a very different scale, from the product to the spatial layout, that show the approach of From outer Space: in all the works we find a very consistent part of research and experimentation that, thanks to an intellectual and creative exchange, is translated to the essential, in the forms, in the aesthetics, in the proposals. A minimal essentiality that, if explored, helps us to better understand the dynamics of contemporary living.

For more information visit From outer Space’s website and follow the studio on Instagram!

Images

1 – Architettura per la campagna, La vigna infinita. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Piergiorgio Italiano

2 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow, Mandalaki, Halo Horizon, 2021. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

3 – Architettura per la campagna, Il lessico degli alberi. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Luigi De Feo

4 – Architettura per la campagna, Piramide. Curated by Anna Paola Buonanno & Piergiorgio Italiano. Partners: Terranova Agriturismo, Gaia S.S. Agricola, Re.a.l. Falegnameria. Photo Piergiorgio Italiano

5 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

6 – Installation view: Albe. Luci di domani / The Lights of Tomorrow. Patrick Tuttofuoco, Space Time (Honolulu), 2019. Curated by Matteo Pirola, exhibition design: From outer Space, team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano, Federica Dino, Debora Lombardi con Marta Nobile. Courtesy From outer Space, ph. Francesco Paleari

7, 8, 9 – Unità di Produzione. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Francesca Ferrari

10, 11 – Tavolo 2. Team: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. In collaboration with Abet Laminati and Camp design Gallery. Photo Francesca Ferrari

12 – FOS: Anna Paola Buonanno, Piergiorgio Italiano. Photo Piergiorgio Sorgetti

Vakr is an award-winning design studio based in Delhi that creates unique designs by combining technology and traditional craftsmanship, resulting in a range of custom-made luxury furniture. The studio was founded by Devyani Gupta, a multidisciplinary designer specialising in product design. Thanks to her approach Vakr has focused on producing design lines on the borderline between furniture, art and sculpture. (cover Namiti coffee tables)

Vakr and the value of Indian culture

The studio’s output is characterised by the exploration of sensual, organic and sophisticated forms fuelled by a commitment to integrate Indian craftsmanship as a global language. Through its designs, the studio supports local arts and crafts, incorporating traditional techniques to create unique and contemporary furniture. Seeking to stimulate conversation about craftsmanship, Indian culture and new technologies and materials, Vakr seeks to go beyond the typical furniture.

The studio is constantly working on the evolution of design language to adapt to contemporary aesthetics. Each piece is unique due to the natural texture of the materials and its handcrafted nature. Technology plays a significant role in Vakr’s collections, yet the final pieces are only realisable through precision craftsmanship and artistry.

The sustainability of the collections

Vakr is committed to minimal waste during production, with the intention of moving towards a zero-waste policy: materials used for prototypes and samples are biodegradable while any residual foam is reused for packaging purposes and shipping crates are made of reusable wooden elements, as opposed to traditional cardboard. These measures are in line with the values of the studio and respond to the growing concern for ecological responsibility.

Regarding production, Vakr tells us: “We believe in using only the necessary amount of resources for our process and avoid mass production. Instead, we opt for research and production methods with the right timing. We also recognise the importance of preserving India’s unique craft traditions, which are constantly at risk of disappearing. We at Vakr are committed to having a positive impact on the environment and cultural heritage by prioritising sustainability.”

The collections

As mentioned, all collections are designed in collaboration with local craftsmen and production is on demand. Going into detail we can find:

Dravam, derived from the Sanskrit word for ‘fluidity’, perfectly encapsulates the essence of this collection. Geometric shapes seem to come to life as they melt, adorned with intricate patterns from different artistic traditions such as Pichwai, Madhubani and Warli. Through collaboration with engraving experts, wood craftsmen and specialist painters, a unique design vocabulary emerges in the form of lamps, coffee tables and consoles.

– The Lehar collection is an extraordinary fusion of form and function inspired by the fascinating dynamics of membranes and flexible structures under pressure. Derived from the Hindi word ‘Lehar’ meaning ‘wave’ or ‘undulation’, this collection of tables and shelves in micro-concrete and rattan is a reinterpretation of how form mutates to achieve a stable and attractive structure.

– In the Namiti collection, on the other hand, it is wood that meets rattan. The name is derived from the Sanskrit word ‘namiti’, meaning ‘to merge’ or ‘to unite’, and drawing on the same language as the Lehar series, this collection shows the appeal of reclaimed wood combined with rattan.

Anvaya, meaning ‘to combine’ in Sanskrit, is a collection that experiments with the combination of brass and concrete. A series realised through complex techniques that embraces simplicity while displaying the intrinsic beauty of each material. A mix of modern geometry and Warli art, able to transform with time thanks to the natural ageing of materials.

To find out more about the collections visit Vakr’s website and follow the studio on Instagram!

Vakr è un pluripremiato studio di design con sede a Delhi che, grazie alla combinazione di tecnologia e artigianato tradizionale, crea serie di arredi di lusso su misura. Lo studio è stato fondato da Devyani Gupta, designer multidisciplinare specializzata nel design del prodotto. Grazie al suo approccio Vakr si è focalizzato sulla produzione di linee di design al confine tra arredo, arte e scultura. (Immagine copertina Namiti coffee tables)

Vakr e il valore della cultura Indiana

La produzione dello studio è caratterizzata dall’esplorazione di forme sensuali, organiche e sofisticate alimentate dall’impegno a integrare l’artigianato indiano come linguaggio globale: attraverso i propri progetti lo studio sostiene le arti e i mestieri locali, incorporando tecniche tradizionali per creare arredi unici e contemporanei. Cercando di stimolare la conversazione sull’artigianato, la cultura Indiana e nuove tecnologie e materiali, Vakr cerca di andare oltre il tipico arredo.

Lo studio lavora costantemente sull’evoluzione del linguaggio del design per adattarsi all’estetica contemporanea. Ogni pezzo è unico grazie alla consistenza naturale dei materiali e alla sua natura artigianale. Nelle collezioni di Vakr la tecnologia gioca un ruolo significativo, tuttavia i pezzi finali sono realizzabili solo attraverso la precisione artigianale e l’abilità artistica.

La sostenibilità delle collezioni

Vakr si impegna a raggiungere il minimo spreco durante la produzione con l’intenzione di raggiungere una politica zero-waste: i materiali utilizzati per i prototipi e i campioni sono biodegradabili mentre qualsiasi schiuma residua viene riutilizzata per scopi di imballaggio. Le casse di spedizione invece sono realizzate con elementi in legno riutilizzabili – al contrario del cartone tradizionale. Queste misure sono in linea con i valori dello studio e rispondono alla crescente preoccupazione per la responsabilità ecologica.

Per quello che riguarda la produzione, Vakr ci racconta: “Crediamo nell’utilizzo della quantità necessaria di risorse per il nostro processo ed evitiamo la produzione seriale. Optiamo per metodi di ricerca e produzione con i giusti tempi. Riconosciamo inoltre l’importanza di preservare le tradizioni artigianali uniche dell’India che sono costantemente a rischio di svanire. Noi di Vakr ci impegniamo ad avere un impatto positivo sull’ambiente e sul patrimonio culturale dando priorità alla sostenibilità.”

Le collezioni dello studio Vakr

Come anticipato tutte le collezioni sono progettate in collaborazione con artigiani locali e la produzione è su richiesta. Entrando nel dettaglio possiamo trovare:

  • Dravam, derivato dalla parola sanscrita per “fluidità”, incapsula perfettamente l’essenza di questa collezione. Le forme geometriche sembrano prendere vita sciogliendosi, adornate con intricati motivi di diverse tradizioni artistiche come Pichwai, Madhubani e Warli. Grazie alla collaborazione con esperti di incisione, artigiani del legno e pittori specializzati, emerge un vocabolario di design unico in forma di luci, coffee table e console.
  • La collezione Lehar è una straordinaria fusione di forma e funzione ispirata all’affascinante movimento di membrane e strutture flessibili sotto pressione. Derivata dalla parola hindi “Lehar” che significa “onda” o “ondulazione”, questa raccolta di tavoli e mensole in micro-cemento e rattan è una reinterpretazione di come la forma muti per raggiungere una struttura stabile e accattivante.
  • Nella collezione Namiti invece è il legno ad incontrare il rattan. Il nome deriva dalla parola sanscrita “namiti”, che significa “fusione” o “unire” e attingendo allo stesso linguaggio della serie Lehar, questa collezione mostra il fascino del legno di recupero unito al Rattan.
  •  Anvaya che significa “combinare” in sanscrito, è una collezione che sperimenta con l’abbinamento di ottone e cemento. Una serie realizzata grazie a tecniche complesse che abbraccia la semplicità mentre mostra la bellezza intrinseca di ogni materiale. Un mix tra moderne geometrie e l’arte Warli in grado di trasformarsi con il tempo grazie all’invecchiamento naturale dei materiali.

Per scoprire maggiori dettagli sulle collezioni visitate il sito di Vakr e seguite lo studio su Instagram!

Le foglie cadute sono spesso una risorsa che non sfruttiamo, ma cosa succede in città se la quantità di rifiuti generati è talmente grande da non riuscire ad essere gestita? Questo è quello che succede ogni giorno nelle aree della Municipal Corporation of Delhi (MCD) – uno dei più grandi enti municipali al mondo che fornisce servizi civici a una popolazione di circa 20 milioni di cittadini – dove vengono generate 45 tonnellate di rifiuti di foglie secche (Sharma V, 12 marzo 2023, TOI).  La produzione è così ampia che i camion della MCD devono effettuare più viaggi al giorno per la raccolta in tutta la città.

Sebbene si tenti di convertire le foglie in compost, a causa della loro enorme quantità queste vengono spesso raccolte e bruciate dai residenti, attività che porta ad un altro problema: in uno studio condotto tramite il “Real Time Source Apportionment Study” la combustione della biomassa di foglie e ramoscelli costituisce una delle maggiori fonti di rilascio di inquinanti PM 2,5 nell’aria. I gas rilasciati dalla combustione causano problemi di salute a lungo termine nelle vicinanze urbane di Delhi. (Vats S., 9 gennaio 2023, ThePrint). La situazione peggiora nei mesi più freddi, da novembre a febbraio, in cui i rifiuti della biomassa sono prontamente disponibili come fonte per fornire calore di combustione a milioni di persone.

L’architetto Muskan Jain ha provato a trovare una soluzione a questi due problemi, la gestione dei rifiuti e l’inquinamento atmosferico: la raccolta e la conversione delle foglie secche in materia prima per un nuovo materiale a base biologica che non necessità trattamenti. Una nuova risorsa con costo zero che prende il nome di Leafy BioMat.

Il nuovo materiale Leafy BioMat

Il progetto presenta un’alternativa innovativa e sostenibile ai prodotti sviluppati utilizzando la plastica. Leafy BioMat, infatti, aiuta a ridurre i costi, i rischi ambientali ed è completamente compostabile. Il processo di produzione è semplice e può essere eseguito anche a casa mentre la versatilità di questo nuovo materiale consente al prodotto di essere modellato in numerose forme e dimensioni desiderate. La modifica delle componenti biologiche consente alla progettista di controllare la resistenza e la durabilità del prodotto finale.

Le foglie secche raccolte hanno colori diversi in base al tipo di albero da cui sono cadute, per questo studio sono stati campionati 3 tipi di colorazioni. Il tono naturale dato dalle diverse foglie conferisce un’estetica organica unica al risultato.

Le foglie vengono triturate fino ad arrivare a particelle fini ed omogenee che vengono poi miscelate con un biopolimero a base di amido che agisce come legante naturale. Rapporti diversi dei componenti forniscono una consistenza diversa al materiale finale. Questa miscela è flessibile e può essere modellata in diverse forme per produrre un’ampia gamma di prodotti.

Caratteristiche e applicazioni

Oltre all’evidente risparmio in termini di inquinamento e gestione dei rifiuti, Leafy BioMat si presenta come un materiale flessibile, in grado di creare forme diverse. La finitura organica, data dal mix di foglie raccolte, dona ai prodotti un colore e un carattere sempre unici. Visto l’utilizzo di un legante naturale, il prodotto è completamente compostabile. Al momento gli oggetti creati con Leafy BioMat sono accessori e complementi di piccola scala: una piastra porta chiavi, un braccialetto, un portapenne, una cornice per foto e un contenitore.

Leafy BioMat è ancora in fase di sperimentazione e alla ricerca di fondi ed è presente sulla nuova e gratuita Materials Design Map di WeVux! Per scoprire di più sul materiale visitate la pagina di riferimento o seguite Leafy BioMat su LinkedIn! Foto Muskan Jain

Fallen leaves are often a resource that we do not exploit, but what happens in the city if the amount of waste generated is so great that it cannot be managed? This is what happens every day in the areas of the Municipal Corporation of Delhi (MCD) – one of the largest municipal bodies in the world providing civic services to a population of about 20 million citizens – where 45 tonnes of dry leaf waste is generated (Sharma V, 12 March 2023, TOI). The production is so large that MCD trucks have to make several trips per day for collection throughout the city.

Although attempts are made to convert the leaves into compost, due to their huge quantity, they are often collected and burnt by residents, an activity that leads to another problem: in a study conducted by the ‘Real Time Source Apportionment Study’, the combustion of leaf and twig biomass is one of the largest sources of PM 2.5 pollutant release into the air. The gases released by combustion cause long-term health problems in Delhi’s urban neighborhood (Vats S., 9 January 2023, ThePrint). The situation worsens in the colder months, from November to February when biomass waste is readily available to provide combustion heat to millions of people.

Architect Muskan Jain has tried to find a solution to these two problems, waste management and air pollution: collecting and converting dry leaves into a new bio-based material that needs no treatment. A new resource with zero cost that goes by the name of Leafy BioMat.

The new Leafy BioMat material

The project presents an innovative and sustainable alternative to products developed using plastic. Leafy BioMat helps reduce costs and environmental risks and is fully compostable. The production process is simple and can also be done at home, while the versatility of this new material allows the product to be molded into many desired shapes and sizes. Modifying the biological components allows the designer to control the strength and durability of the final product.

Harvested dry leaves have different colors depending on the type of tree they fell from; three types of colors were sampled for this study. The natural tone of the different leaves lends a unique, organic aesthetic to the result.

The leaves are ground down to fine, homogenous particles and mixed with a starch-based biopolymer that acts as a natural binder. Different ratios of the components provide a different consistency to the final material. This flexible mixture can be molded into different shapes to produce a wide range of products.

Characteristics and applications

In addition to the obvious savings in pollution and waste management, Leafy BioMat is a flexible material that can create different shapes. The organic finish, given by the mix of harvested leaves, gives the products a unique color and character. Thanks to a natural binder, the product is fully compostable. The objects created with Leafy BioMat are small-scale accessories and complements: a key plate, a bracelet, a pen holder, a photo frame, and a container.

Leafy BioMat is still in the testing phase and looking for funding. It is featured on WeVux’s new and free Materials Design Map. To learn more about the material, visit the reference page or follow Leafy BioMat on LinkedIn!
Photo Muskan Jain

Sperimentazione e ricerca sono per molti uno degli aspetti più interessanti del Design, non solo perché si scoprono e imparano cose nuove, ma perché si mettono in dubbio dei preconcetti e si cerca qualcosa che ancora non c’è. Un aspetto complesso però nel furniture design è riportare in maniera autentica queste ricerche nei risultati finali, arredi e complementi che vanno venduti al pubblico. Naessi, studio di design multidisciplinare con base a Roma fondato da Eleonora Carbone e Alessandro D’Angeli nel 2020, con il progetto Fòlia ha trovato l’equilibrio perfetto mostrando una ricerca declinata in un output finale comprensibile a tutti e con uno storytelling forte. La collezione è stata presentata in occasione di Lake Como Design Fair 2023, presso la Galleria Ramo.

FÒLIA, il concept

Quando vediamo un arredo o una scultura in legno dalle forme tridimensionali e scultoree si tratta spesso del risultato di un blocco di legno massello che è stato scavato e/o tornito. La ricerca di Naessi nasce proprio dall’analisi di superfici piane naturali che si evolvono in forme tridimensionali e si traduce nella manipolazione di una superficie in legno. Un processo che ha l’obiettivo di deformare la materia fino alla sua massima capacità.

“Siamo partiti dalla superficie vegetale più basica: il foglio di legno e quindi il pannello, il semilavorato diffusamente usato per la realizzazione di arredi. Ci siamo chiesti: un pannello di legno può essere piegato e curvato una volta, ma può essere curvato molte volte e in modo consecutivo?” – Naessi

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La collezione di arredi

Per il progetto, Naessi ha collaborato con Devoto Design, azienda che da 40anni sfida la visione tradizionale del legno per l’arredo. Fòlia, infatti, nasce proprio dal desiderio di stressare il materiale con il processo di termoformatura per generare una superficie tridimensionale, punto di partenza per lo sviluppo degli arredi della collezione. Lo studio ha deciso di progettare due occasional table e una consolle, due tipologie di prodotto basiche, poiché la volontà è quella di raccontare un processo e mostrare le sue potenzialità.

La struttura degli arredi è stata realizzata in pannelli riciclati provenienti dagli scarti di lavorazione dell’industria del riso. Si tratta di un materiale sostenibile, riciclabile e più leggero di un comune pannello di fibra di legno o MDF. La pelle della collezione Fòlia è invece in radica di acero, materiale che accompagna da sempre la tradizione di ebanisteria italiana affiancandosi a oggetti e arredi di valore. Naessi ha scelto una finitura organica ed esteticamente molto decorativa, ponendola in relazione con arredi dal design esplicitamente contemporaneo. Le forme curve sono ottenute piegando il pannello a caldo tra due elementi realizzati ad hoc: una sagoma e una contro sagoma. In questo modo il materiale non viene sprecato e la piegatura dei pannelli avviene molto velocemente, con il minimo spreco di materia, energie e risorse.

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FÒLIA, il valore della ricerca

Quando si analizzano le varie parti del progetto Fòlia, la ricerca, la produzione e il risultato finale, è evidente l’ottima capacità di Naessi di sintetizzare un percorso di sperimentazione in un prodotto concreto. Il primo aspetto da tenere da conto è la presentazione durante il Lake Como Design Fair, evento legato soprattutto al design da collezione e quindi ai pezzi unici e alle sperimentazioni, luogo adatto per questa tipologia di progetti.

Un altro aspetto fondamentale è proprio la scelta degli arredi: la volontà di fare due tavolini e una consolle con un piano creato da una superficie ondulata risponde al desiderio di mostrare la ricerca e attivare un dialogo, anche a scapito della funzionalità perfetta. È proprio il contrasto con la praticità di utilizzo che rende apprezzabile in Fòlia sia la scelta di output che la ricerca portata avanti da Naessi.

Per saperne di più sul lavoro di Naessi e sul progetto Fòlia, visitate il loro sito e seguiteli su Instagram!
Fotografia Eller Studio, salvo diversa indicazione

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For many, experimentation and research are the most interesting aspects of Design, not only because you can discover and learn new things but because you question preconceptions and look for something that doesn’t yet exist. However, a complex aspect of furniture design is authentically reporting this research into the final results, furnishings, and accessories that are sold to the public. Naessi, a multidisciplinary design studio based in Rome founded by Eleonora Carbone and Alessandro D’Angeli in 2020, has found the perfect balance with the Fòlia project: research expressed with a final output understandable to everyone and strong storytelling. The collection was presented on the occasion of Lake Como Design Fair 2023 at the Galleria Ramo.

FÒLIA, the concept

When we see three-dimensional and sculptural forms made out of wood, they’re usually obtained by carving and turning a single solid wood block. Naessi’s research stems precisely from the analysis of natural flat surfaces that evolve into three-dimensional shapes and translates into the manipulation of a wooden surface. A process that aims to deform matters up to its maximum capacity.

“We started from the most basic vegetable surface: the sheet of wood, then the panel, the semi-finished product commonly used to create furniture. We asked ourselves: can a wooden panel be bent maybe once, but can it be bent many times in a row?” – Naessi.

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The furniture collection

Fòlia was born from the collaboration of Næssi with Devoto Design, a company that, in its forty years of corporate history, has challenged, day after day, the traditional vision of wood for furniture. In fact, Fòlia was born from the desire to stress the material with the thermoforming process until it reaches an unexpected shape. This operation is aimed at generating a three-dimensional surface, which represents the starting point for the development of the furnishings in the collection. The studio created two occasional tables and a console: basic products because the intention is to tell and show the potential of the process.

The structure of FOLIA furniture pieces is made of recycled panels from processing waste in the rice industry. It’s a sustainable, recyclable, and lighter material than a common wood fiber panel or MDF. The skin is in maple briar. Briar wood has nineteenth-century origins and it has always accompanied the tradition of Italian cabinet-making. For the Fòlia furniture, Naessi has mixed contemporary shapes with an organic finish and with a very decorative aesthetic. The curved shapes are created by hot bending the panel between two elements, a template and a counter template made ad hoc. In this way, the material is not wasted, and the folding of the panels takes place very quickly, with little waste of energy and resources.

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FÒLIA, the value of the research

When analyzing the various parts of the Fòlia project, the research, the production, and the final result, Naessi’s excellent ability to synthesize a path of experimentation into a concrete product is evident. The first aspect to take into account is the presentation during the Lake Como Design Fair, an event linked above all to collectible Design and, therefore, to unique pieces and experiments, a suitable place for this type of project.

Another fundamental aspect is precisely the choice of furnishings: the desire to make two coffee tables and a console with a top created from a wavy surface responds to the desire to show research and activate a dialogue, even at the expense of perfect functionality. It is precisely the contrast with the practicality of use that makes both the choice of output and the research carried out by Naessi appreciable in Fòlia.

To know more about Naessi and Fòlia, visit their website and follow them on Instagram!
Photography Eller Studio, unless stated otherwise

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Inaugurato il 12 ottobre e aperto fino al 22, DOPO? presenta “Rooting/Radicarsi”, un festival di design e arti urbane concepito come dispositivo di relazione tra il centro culturale e il quartiere che lo ospita, Corvetto, situato nella periferia sud est di Milano. Tra le diverse attività del festival troviamo una mostra, una residenza d’artista, talk, proiezioni, concerti e dj set, incursioni urbane e reading di poesie: ognuna delle azioni di “R/R” è pensata per dialogare con Corvetto – uscendo dagli spazi di DOPO? – o attraverso la collaborazione tra il centro e le differenti realtà che animano il quartiere.

Come la mostra appena conclusa Fatto Bene, di cui WeVux è stato media partner, il festival si svolge a sei mesi esatti dalla Milano Design Week. Una distanza critica che aiuta a ragionare e discutere, senza la pressione esercitata da quella settimana.

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La mostra Musica d’arredamento, curata da Mr. Lawrence e Salvatore Peluso, presenta il lavoro del designer spagnolo Lucas Muñoz Muñoz che sperimenta superando il concetto tradizionale di artigianato e industria. I suoi progetti sono caratterizzati dall’esplorazione di ibridazioni, dal recupero e riuso creativo di materiali di scarto. Suggestiva la reinterpretazione di Tizio attraverso la costruzione di una copia identica all’originale, creata dai “materiali di scarto” che il cliente riceve all’acquisto del prodotto: il packaging di cartone, il polistirene per imballare il prodotto e la benzina (che simboleggia il trasporto, utilizzata dal designer come solvente per il polistirene). In mostra tra i suoi Domestic Objects anche le sperimentazioni sonore e musicali, come High Fidelity Goat, la cassa fatta di pelle di capra. DOPO? ospita la prima personale di Lucas a Milano che ripercorre una carriera ormai ultradecennale.

Lucas sarà anche il designer in residenza durante le giornate del festival. Sarà impegnato nella costruzione di un nuovo sound system per DOPO?. La produzione stessa dell’oggetto è pensata come uno strumento di relazione, perché coinvolgerà artigiani e  associazioni locali.

Il primo week end del festival è stato dedicato alla parola, con diverse conferenze, tavole rotonde, confronti e un’assemblea aperta che ha coinvolto diverse realtà culturali che operano nel quartiere Corvetto. Molto interessante la conversazione aperta Cuginə di Campagna a cura di AAA Milano, che ha visto gli studi di architettura Captcha e Zarcola raccontare cosa significa progettare in campagna oggi.

In occasione del party di sabato 21 ottobre verranno inaugurati i nuovi spazi del centro culturale. Questo nuovo ambiente di circa 100 mq ospiterà la redazione di Scomodo, un mensile d’informazione indipendente, gratuito e completamente autofinanziato. Evento conclusivo del festival – il 22 ottobre dalle 16 – sarà un’incursione negli spazi pubblici del quartiere Corvetto. Chullu Agency curerà un programma di letture e performance musicali all’interno del Parco Boncompagni, un’area verde caratterizzata dalla presenza di un anfiteatro nascosto.

Per maggiori informazioni sul festival seguite DOPO? space su Instagram!
Ph. credits Francesco Stelitano

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Rooting/Radicarsi è un progetto di: DOPO? space
Guest curator: Mr.Lawrence
Sponsor: Living Divani, Quadro Design, Holding Terra Moretti
Partner istituzionali: Abadir Academy, IE School of Architecture and Design, Syracuse University
Con il supporto di: AC/E Cultura, Culture Moves Europe, Goethe Institut, Fondazione Cariplo
In collaborazione con: Reading Room, Vectorealism, Villa Clea, Zero, Galleria Rossana Orlandi

Inaugurated on October 12th and open until the 22nd, DOPO? is pleased to present “Rooting/Radicarsi”, a design and urban arts festival conceived as a device for the relationship between the cultural centre and the neighbourhood where it is located: Corvetto, positioned in the south-eastern periphery of Milan. An exhibition, an artist residency, talks, screenings, concerts and dj sets, urban incursions and poetry readings: each of the actions of “R/R” is conceived in such a way as to establish a dialogue with Corvetto or through collaboration between the centre and the different organisations working in the neighbourhood.

Like the recently concluded Fatto Bene exhibition, of which WeVux was media partner, the festival takes place exactly six months after Milan Design Week. A critical distance that helps to think and discuss, without the pressure of that week.

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The Furniture Music exhibition, curated by Mr. Lawrence and Salvatore Peluso, presents the work of the Spanish designer Lucas Muñoz Muñoz who experiments by overcoming the traditional concept of craftsmanship and industry. His projects are characterized by the exploration of hybridizations, the recovery and creative reuse of discarded materials. Tizio‘s reinterpretation is a suggestive example: the designer created an identical copy of the lamp from the “waste materials” that the customer receives with the product – cardboard packaging, polystyrene and gasoline – which symbolizes the energy used for transport – used by the designer as a solvent for polystyrene. Also on display among his Domestic Objects are his sound and musical experiments, such as High Fidelity Goat, a sound speaker made of goat skin. DOPO? hosts Lucas’ first solo exhibition in Milan which retraces a career that has now spanning more than ten years.

Lucas will also be the designer in residence during the festival days. He will be involved in the construction of a new sound system for DOPO? The production itself of the object is conceived as a relationship tool, because it will involve local craftsmen and associations.

The first weekend of the festival was dedicated to talking, with various conferences, round tables, discussions and an open assembly involving various cultural realities operating in the corvetto district. Worth mentioning is the open conversation Cuginə di Campagna organized by AAA Milano, which saw the architectural studios Captcha and Zarcola talk about what it means to build in the countryside today.

On the occasion of the party on Saturday 21 October, the new spaces of the cultural centre will be inaugurated. This new space of about 100 square metres will house the editorial office of Scomodo, an independent, free and completely self-financed monthly information magazine. The festival’s closing event – 22 October, 4pm – will be an incursion into the public spaces of the Corvetto district. The Chullu Agency will curate a programme of readings and musical performances in Parco Boncompagni, a green area characterised by the presence of a hidden amphitheatre.

For more information on the festival follow DOPO? on Instagram!
Ph. credits Francesco Stelitano

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Rooting/Radicarsi is a project by: DOPO?
Guest curator: Mr.Lawrence
Sponsors: Living Divani, Quadro Design, Holding Terramoretti
Institutional partner: Abadir Academy, IE School of Architecture and Design, Syracuse University
With the support of AC/E Cultura, Culture Moves Europe, Goethe Institut, Fondazione Cariplo
In collaborazione con: Reading Room, Vectorealism, Villa Clea, Zero, Galleria Rossana Orlandi

The Sicilian brand OROGRAFIE returns to EDIT Napoli and launches the fifth edition of the Emersivi workshop. After the previous ones dedicated to product design, this edition aims to investigate the spaces: the aim is to design the exhibition area for the launch of the second collection which will take place during the Milan Design Week 2024. A new opportunity that Orografie offers to young designers who decide to put themselves to the test and to contribute with new visions and new languages to the brand project.

The open call is open to designers under 35 – new graduates or students in their ending studying phase – and the participation will be limited to 25 candidates. The open call will close at midnight on 30 September 2023 and the results of the selection will be communicated by Monday 2 October 2023.

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EDIT Napoli 2022. Orografie, Emersivi workshop

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At the end of the workshop, the projects will be evaluated by a jury of 4 professionals: Giorgia Bartolini (Founder of Orografie), Vincenzo Castellana (Art director of Orografie), Domitilla Dardi (Curator of EDIT Napoli) and Emilia Petruccelli (director of EDIT Napoli). The jury will select three projects worth being signposted. In the following weeks Orografie will point out one project which, with further developments, will become, as given by the entitlement, the project for the design of the exhibitive spaces that will be hosting the launch of the second collection for the MDW 2024.

Emersivi asks to think about the key themes of the brand, declining them in the context of living scenarios. In addition to the usual physicality, the installation project requires the application of the most advanced methods of exhibition and perception: virtual reality, augmented reality and artificial intelligence.

For more information, find the official regulation here. Aspiring participants in the OROGRAFIE / EDIT Napoli 2023 workshop will be able to request further information at [email protected]. Visit the Emersivi’s website and follow Orografie on Instagram! Article updated on September 14th, 2023

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Il brand siciliano OROGRAFIE torna a EDIT Napoli e lancia la quinta edizione del workshop Emersivi. Dopo i precedenti dedicati al design di prodotto, il progetto di quest’anno vuole indagare gli spazi, in particolare quelli per l’exhibition design che accoglierà la seconda collezione del brand durante la Milano Design Week del 2024. Una nuova opportunità che Orografie offre ai giovani designer che decideranno di mettersi alla prova e di contribuire con nuove visioni e nuovi linguaggi al progetto del brand.

L’open call è rivolta ai designer under 35 – neo laureati o studenti nella loro fase finale di studi – e la partecipazione al workshop sarà riservata a 25 candidati. Il bando si chiuderà alla mezzanotte del 30 settembre 2023 e l’esito della selezione verrà comunicato entro lunedì 2 ottobre 2023.

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EDIT Napoli 2022. Orografie, Emersivi workshop

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Al termine dei quattro giorni di workshop, i progetti verranno valutati da una giuria di 4 professionisti: Giorgia Bartolini (Founder Orografie), Vincenzo Castellana (Art director Orografie), Domitilla Dardi (Curatrice EDIT Napoli) ed Emilia Petruccelli (direttore EDIT Napoli). La giuria selezionerà tre progetti meritevoli di segnalazione e, successivamente, Orografie individuerà quello che, con i dovuti sviluppi, diverrà di diritto il progetto di allestimento per gli spazi che ospiteranno il lancio della seconda collezione per la MDW 2024.

Emersivi chiede di riflettere intorno ai temi cardine del brand, declinandoli nell’ambito degli scenari dall’abitare. Nel progetto di allestimento è richiesta l’applicazione, oltre alla consueta fisicità, delle modalità di fruizione e percezione più avanzate: realtà virtuale, realtà aumentata ed intelligenza artificiale.

Per maggiori informazioni trovate il bando ufficiale qui. Gli aspiranti partecipanti al workshop OROGRAFIE / EDIT Napoli 2023 potranno richiedere maggiori informazioni a [email protected]. Visitate il sito del workshop Emersivi e seguite Orografie su Instagram!

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The exploration of sustainable materials continues with a new, very provocative experimentation. If last week we presented Guilty Flavours, the project by Eleonora Ortolani that sees us men as a possible solution for the disposal of plastic (by eating it), today we want to talk about Menstrual Matter Jewels, by Laia Tort, a jewelry collection created with a new bio-material derived from menstrual blood.

Developed within a social context where menstruation is still considered a taboo subject, Matter Jewels wants to break these preconceptions and re-evaluate menstrual blood as a potential resource for the design and creation of products that also promote one’s beauty and personal identity.

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Laia tells us how Menstrual Matter Jewels was born: “I have developed an innovative jewelry collection using a new biologically-based material derived from menstrual blood. The process began with a comprehensive analysis of the raw material in its liquid and dehydrated states, studying its behavior at macro- and microscopic levels. Through various blood processing methods, I obtained diverse results, such as bio threads of different sizes, bio sheets, multi-layer textiles, and experimentation with silicone molds. Throughout, I ensured the material met the fundamental requirement of being biodegradable and compostable.”

Through various experiments – discarding processes and materials that did not meet the mechanical or aesthetic standards for a jewelry project – the designer chose to use silicone molds and natural binders to create her line of menstrual blood-based rings.

“A new material with exceptional qualities – continues Laia – compostable, malleable, strong, and translucent to light, enhancing the beauty of these rings. Characterizing the final material was crucial to understanding its mechanical properties, so I conducted laboratory tests to quantitatively confirm these mentioned properties.”

Menstrual Matter Jewels, like other material experiments, we have mentioned Guilty Flavours but we can also speak of Human Material Loop by Zsofia Kollar (human hair as resource) or Butt_er by Carolina Giorgiani (cigarette filters), they go beyond the discovery of a new material. These researches also allow us to question the preconceptions and habits that we have carried with us for generations because when we work with what is defined as “waste” there is not only a change in the social perception of the problem, but also a cultural change, even a lexical one, redefining the idea of this waste as a resource. Perhaps the greatest strength of these experiments is precisely this, not only of presenting sustainable “alternatives” but the ability to show us a possible future that, sooner or later, will come.

The project is part of the new and free Materials Design Map! For more information on the collection you can visit Laia Tort’s Behance or the material page on the Map! Photography courtesy of Laia Tort

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Continua l’esplorazione di materiali sostenibili con una nuova sperimentazione, molto provocatoria. Se la scorsa settimana vi abbiamo presentato Guilty Flavours, il progetto di Eleonora Ortolani che vede noi uomini come una possibile soluzione per lo smaltimento della plastica (mangiandola), oggi parliamo di Menstrual Matter Jewels, di Laia Tort, una collezione di gioielli creata con un nuovo bio-materiale derivato dal sangue mestruale.

Sviluppato in un contesto sociale in cui le mestruazioni sono ancora considerate un argomento tabù, Matter Jewels vuole rompere questi preconcetti e rivalutare il sangue mestruale come potenziale risorsa per la progettazione e la realizzazione di prodotti che promuovano anche la propria bellezza e identità personale.

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Laia ci racconta come nasce Menstrual Matter Jewels: “Il processo è iniziato con un’analisi completa della materia prima nei suoi stati liquido e disidratato, studiandone il comportamento a livello macro e microscopico. Attraverso vari metodi di elaborazione del sangue, ho ottenuto risultati diversi, come fili biologici di diverse dimensioni, fogli biologici, tessuti multistrato e ho sperimentato con stampi in silicone. In tutto il processo, mi sono assicurata che il materiale soddisfacesse il requisito fondamentale di essere biodegradabile e compostabile.”

Attraverso varie sperimentazioni – scartando processi e materiali che non soddisfavano gli standard meccanici o estetici per un progetto di gioielleria – la designer ha scelto di utilizzare gli stampi in silicone e leganti naturali per creare la sua linea di anelli a base di sangue mestruale.

“Il nuovo materiale ha qualità eccezionali – afferma Laia – compostabile, malleabile, resistente e traslucido, esalta la bellezza di questi anelli. La caratterizzazione del materiale finale attraverso test in laboratorio è stata fondamentale per comprenderne le proprietà meccaniche, anche su grandi quantità.”

Menstrual Matter Jewels, come altre sperimentazioni materiali, abbiamo citato Guilty Flavours ma possiamo parlare anche di Human Material Loop di Zsofia Kollar (che utilizza capelli umani come risorsa) o Butt_er di Carolina Giorgiani (filtri di sigaretta), vanno oltre alla scoperta di un nuovo materiale. Queste ricerche ci permettono anche di mettere in dubbio dei preconcetti e delle abitudini che ci portiamo dietro da generazioni perché nel momento in cui lavoriamo con ciò che è definito “scarto” o “rifiuto” non c’è solo un cambio di percezione sociale del problema, ma anche un cambiamento a livello culturale, persino lessicale, ridefinendo l’idea di questo scarto in risorsa. La forza più grande di queste sperimentazioni forse è proprio questa, non solo di presentare delle “alternative” sostenibili ma la capacità di mostrarci un possibile futuro che, prima o poi, arriverà.

Il progetto è parte della nuova e gratuita Materials Design Map! Per maggiori informazioni sulla collezione potete visitare la pagina Behance di Laia Tort o la scheda materiale sulla Mappa! Foto per gentile concessione di Laia Tort

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Vérabuccia ® was born from the idea of the designer and entrepreneur Francesca Nori, an intuition had in 2017, following the observation of some waste vegetable peels including that of pineapple, a by-product that originates from consumption and generates disposal problems for industries and the environment.

The annual production of pineapple for the food industry is estimated at around 30 million tons of which only 30% is used. The remaining 70%, including peels, is waste (Fresh Plaza 2022). Italy is the fourth-largest importer in Europe with a vast and growing processing of fresh-cut and fifth-range products. Furthermore, climate change is modifying our (Italian) agriculture, opening up to the cultivation of tropical fruits (e.g. pineapples) in areas such as the Amalfi Coast and Sicily. Added to this factor is the growing unsustainability of the fashion industry which has led more and more Maison to notice the interest of consumers in new materials and products of plant origin, which guarantee, in addition to respect for the environment, the indispensable aesthetic component.

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Inventiveness and desire to experiment led Francesca to create the first collection of accessories, “Fruit Leather”, which paraded in 2017 in Alta Roma among the talents selected by the Academy of Costume & Fashion. Supported by her family, after graduation she invested her savings to give concrete voice to the project; at the end of 2017 she validated the idea together with an Italian chemical company, she reached the first results of the material (AnanasseTM) and an innovative production process. In 2018 she filed the patent, which was then extended to an international PCT. While the designer followed the validation of further processing techniques to diversify the texture of the material, with the help of Fabrizio Moiani the first production machines were born. This is how Vérabuccia ® started, in 2020.

AnanasseTM, the first material of Vérabuccia ®. Starting from the enhancement of one of the pineapple fruit waste and imagining a new economy, the first result is called AnanasseTM. A new material alternative, intended for high-end brands (fashion & design) and comparable in terms of tactile sensation and performance to the animal skin of a reptile, but which unlike traditional material has better social, ethical and environmental costs. AnanasseTM is flexible, soft, robust and can be pierced, sewn and colored in various shades.

The recovery of the peel, even before it becomes waste to be disposed of, avoids the production of greenhouse gases generated by the fermentation process. On the other hand, the ability to work on the enhancement of the entire natural element (the peel) avoids the introduction of substrates of other substances such as PVC or PU. The duo is working to achieve the goal of being able to enter today’s circular economy as well as being able to introduce Vérabuccia ® to the fashion and design sector and later introduce additional materials of the same typology as AnanasseTM.

Visit Vérabuccia ® to stay up to date and follow them on Instagram!

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Vérabuccia ® nasce dall’idea della designer ed imprenditrice Francesca Nori, un’intuizione avuta nel 2017 in seguito all’osservazione di alcune bucce vegetali di scarto tra cui quella del frutto dell’ananas, sottoprodotto che si origina dal consumo e dalla lavorazione nelle industrie di trasformazione della frutta, generando problematiche di smaltimento per le industrie e per l’ambiente.

La produzione annuale dell’ananas per l’industria alimentare (e delle bevande) è stimata in 30 milioni di tonnellate di cui solo il 30% circa è adatta al consumo umano, il restante 70%, tra cui la buccia, sono scarti (Fresh Plaza 2022). L’Italia è il quarto importatore in volume di ananas in Europa con una vasta e crescente lavorazione di prodotti di IV e V gamma, cioè prodotti ortofrutticoli freschi che, dopo la raccolta, vengono sottoposti a processi tecnologici per garantirne sicurezza e igienicità. Inoltre, il cambiamento climatico sta modificando la nostra agricoltura, aprendo alla coltivazioni di frutti tropicali, come l’ananas, in zone come la Costiera Amalfitana e la Sicilia. A questo fattore si aggiunge la crescente insostenibilità del settore moda che ha portato sempre più Maison a notare l’interesse dei consumatori verso nuovi materiali e prodotti di origine vegetale, che garantiscano oltre al rispetto per l’ambiente l’irrinunciabile componente estetica.

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L’inventiva e voglia di sperimentare portano Francesca a realizzare la prima collezione di accessori, “Fruit Leather”, che sfila nel 2017 ad Alta Roma tra i talenti selezionati dall’Accademia di Costume & Moda. Supportata dalla famiglia, dopo la laurea investe i suoi risparmi per dare voce concreta al progetto; a fine 2017 valida l’idea insieme ad un’azienda chimica Italiana, arriva ai primi risultati del materiale (AnanasseTM) e ad un processo di produzione innovativo. Nel 2018 deposita il brevetto, esteso poi in PCT internazionale. Mentre la designer segue la validazione di ulteriori tecniche di lavorazione che permettono di diversificare la texture del materiale, con l’aiuto di Fabrizio Moiani nascono i primi macchinari per poterlo produrre. Nasce così nel 2020 Vérabuccia ®.

AnanasseTM, il primo materiale di Vérabuccia ®. Partendo dalla valorizzazione di uno dei rifiuti del frutto dell’ananas e immaginando una nuova economia, il primo risultato si chiama AnanasseTM. Un’alternativa materica nuova, destinata a brand di fascia alta (moda & design) e paragonabile per sensazione tattile e di performance alla pelle animale di un rettile, ma che a differenza del materiale tradizionale ha migliori costi sociali, etici ed ambientali. AnanasseTM è flessibile, morbido, robusto può essere forato, cucito e colorato in varie tonalità

Il recupero della buccia, prima ancora che diventi rifiuto da smaltire, evita la produzione di gas serra generati dal processo di fermentazione e si contraddistingue dagli altri per la capacità di lavorare sulla valorizzazione dell’intero elemento naturale, evitando l’introduzione di sub-starti di altre sostanze come PVC o PU. Il duo è al lavoro sia per raggiunge l’obbiettivo di riuscire ad entrare nell’economia circolare di oggi sia per introdurre Vérabuccia ® nel settore della moda e del design e, in seguito, poter sperimentare ulteriori materiali della stessa tipologia di AnanasseTM.

Per maggiori informazioni visitate il sito di Vérabuccia ® e seguiteli su Instagram!

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Torniamo a parlare di materiali e sostenibilità – ma soprattutto architettura, diversità culturale e unicità – con PAN- PROJECTS, studio di progettazione architettonica guidato dai giapponesi Yuriko Yagi (MArch, Arkitekt MAA) e Kazumasa Takada (MArch.MA. RIBA/ARB). Fondato nel 2017 in Danimarca, nel 2019 PAN- PROJECTS si sposta a Londra per continuare i propri progetti a livello internazionale. Lo studio afferma di “concepire l’architettura in modo olistico attraverso un’autentica collaborazione con produttori e clienti multidisciplinari di diversa estrazione, riconoscendo il valore distinto che apporta in ciascun progetto.” (copertina, Teahouse Ø, ph. Anika Kondo)

Per avere un esempio dell’approccio dello studio basta dare un’occhiata ai progetti, ognuno dei quali unico e originale: partendo dal 2017, dal Paper Pavilion, Yuriko e Kazumasa hanno voluto sperimentare un nuovo metodo di progettazione sostenibile con l’utilizzo di carta da macero riciclata.

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Paper Pavilion, ph. David Hugo Cabo

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Creato per la Copenhagen Art Fair (CHART) – per poi essere ridisegnato e trasferito definitivamente al Kunsthal Charlottenborg Museum per essere utilizzato come reception e libreria – il padiglione è stato pensato per durare 3 giorni, solo per l’evento. Lo studio ha quindi proposto un materiale con una “durevolezza appropriata”, la carta. La forma del padiglione è ispirata al bagworm (una famiglia di insetti dell’ordine dei Lepidotteri ndr) che crea il suo nido raccogliendo i materiali che lo circondano. Allo stesso modo, Paper Pavilion si veste con la carta raccolta dalla città. Il padiglione ha una struttura progettata per essere temporanea con l’idea di essere trasferito per mostrare i nuovi colori dei luoghi che lo circondano.

Nel 2019 PAN- PROJECTS si focalizza sull’acqua con Floating Pavilion Ø, un insieme di tre padiglioni (con tema culturale, commerciale e sociale) che propongono le aree acquatiche urbane come nuovo spazio pubblico, a favore di una maggiore consapevolezza di questo elemento e di uno stile di vita futuro maggiormente sostenibile. Dei tre viene realizzato il padiglione culturale, Teahouse Ø, che vuole riflettere la bellezza del luogo: una struttura galleggiante sperimentale con un tetto, sostenuta da sei pareti acricliche trasparenti e decorata con tubi acrilici trasparenti, che giocano con la luce e i riflessi dell’acqua. Teahouse Ø viene utilizzata per attività come lezioni di yoga, meditazione, cerimonie del tè ed è stato utilizzato per “festival musicali socialmente distanti”, in cui un DJ suonava all’interno mentre il pubblico si divertiva dalle barche vicine.

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Teahouse Ø, ph. David Hugo Cabo

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The Playhouse invece è un progetto di ristrutturazione completa di un edificio di tre piani situato nel vivace quartiere della moda di Aoyama a Tokyo, in Giappone. Realizzato nel 2020, in piena pandemia, PAN- PROJECTS, a causa anche della digitalizzazione dei servizi di vendita che ha caratterizzato quel periodo, si è interrogato sull’utilizzo di un negozio fisico, ripensandone il modello. L’ispirazione è stata quella del teatro, lo studio ha pensato lo spazio non solo per mostrare e vendere ma per poter imparare, scoprire e sperimentare le culture legate ai marchi in mostra. Il team ha quindi progettato elementi architettonici trasformabili per consentire di organizzare un’ampia gamma di eventi in tutto l’edificio. Il progetto è stato completato dallo studio di progettazione architettonica londinese PAN- PROJECTS, in collaborazione con lo studio Haruki Oku Design di Tokyo. Il sipario argentato all’ingresso del teatro è realizzato in collaborazione con lo Studio Onder de Linde. In fondo all’articolo trovate un video dello spazio.

Sempre in Giappone, al National Art Center di Tokio, nel 2021 lo studio ha realizzato un’installazione che ha come tema la pandemia. The Matter of Facts è un oggetto costituito da un accumulo di materiale stampato risalente al periodo in cui il COVID-19 ha iniziato a esercitare un effetto sulla nostra società e successivamente. Questi materiali riflettono cose che si sono verificate o non si sono verificate, come parte di tendenze ad ampio raggio. Il progetto è stato commissionato a PAN- PROJECTS dal National Art Center, Tokyo, e realizzato grazie al generoso sostegno della Nomura Foundation e alla collaborazione di Robert Walters Japan.

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mum, ph. PAN- PROJECTS

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Presente anche nella nuova Materials Design Map, mum, è un progetto di product design che affronta il problema della plastica industriale negli oceani riciclando attrezzi da pesca scartati e sottoprodotti dell’industria. Commissionato da REMARE, una start-up sostenibile in Giappone, “mum” lavora a stretto contatto con la comunità locale di pescatori per dare nuovo valore a reti e boe che altrimenti diventerebbero un problema se abbandonati.

“mum” è un tavolo da pranzo in plastica riciclata dal mare. La texture ondulata del materiale conferisce un carattere individuale che non può essere completamente controllato, creando ogni volta un prodotto leggermente diverso. “mum” mira a sensibilizzare il settore, evidenziando allo stesso tempo la preziosità della plastica oceanica.

Una ridotta selezione di progetti che ci mostra in parte il metodo dello studio PAN- PROJECTS, sempre attento a dare un significato maggiore al progetto, che non si limita alla forma e all’estetica ma utilizza l’architettura come un’opportunità, per riattivare un’area della città, andare oltre i propri limiti di progettazione ma anche sensibilizzare l’utente. Per maggiori informazioni visitate il sito di PAN- PROJECTS e seguiteli su Instagram!

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Let’s go back to talking about materials and sustainability – but above all architecture, cultural diversity and uniqueness – with PAN- PROJECTS, the architectural design studio led by the Japanese Yuriko Yagi (MArch, Arkitekt MAA) and Kazumasa Takada (MArch.MA. RIBA/ARB). Founded in 2017 in Denmark, in 2019 PAN- PROJECTS moved to London to continue its projects internationally. The studio says “the duo conceives architecture holistically, carefully combining elements they believe should be viewed as works of art in their own right. This is achieved through genuine collaboration with multidisciplinary makers and clients from various backgrounds, recognising the distinct value they bring to each project.” (cover, Teahouse Ø, ph. Anika Kondo)

To get an example of the studio’s approach, just take a look at the following projects, each of which is unique and original: starting from 2017, from the Paper Pavilion, Yuriko and Kazumasa wanted to experiment with a new sustainable method using paper from recycled waste.

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Paper Pavilion, ph. David Hugo Cabo

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Created for the Copenhagen Art Fair (CHART) – to then be redesigned and permanently transferred to the Kunsthal Charlottenborg Museum to be used as a reception and library – the pavilion was designed to last 3 days, just the time of the event. The study therefore proposed a material with an “appropriate durability”, paper. The shape of the pavilion is inspired by the bagworm (a family of insects from the Lepidoptera order ed) which creates its nest by collecting the materials that surround it. Similarly, Paper Pavilion dress itself with paper collected from the city. The pavilion has a structure designed to be temporary with the idea of being relocated to show the new colors of the places that surround it.

In 2019 PAN- PROJECTS focuses on water with Floating Pavilion Ø, a set of three pavilions (with a cultural, commercial and social theme) that proposes urban water areas as a new public space, in favor of greater awareness of this element and of a more sustainable lifestyle for our future. Of the three, the cultural pavilion, Teahouse Ø, was created to reflect the beauty of the place: an experimental floating structure with a roof, supported by six transparent acrylic walls and decorated with transparent acrylic tubes, which play with the light and the reflections of the water. Teahouse Ø is used for activities such as yoga classes, meditation, tea ceremonies and has been used for “socially distanced music festivals”, where a DJ would play inside while the audience was entertained from nearby boats.

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Teahouse Ø, ph. David Hugo Cabo

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The Playhouse, on the other hand, is a complete renovation project of a three-story building located in the lively Aoyama fashion district in Tokyo, Japan. Created in 2020, in the midst of the pandemic, PAN- PROJECTS, also due to the digitization of sales services that characterized that period, questioned the use of a physical store, rethinking its model. The inspiration was that of the theater, the studio designed the space not only to show and sell but to learn, discover and experience the cultures linked to the brands on display. The team then designed transformable architectural elements to enable a wide range of events to be held throughout the building. The London-based architectural design studio PAN- PROJECTS completed the projects in collaboration with the Tokyo-based studio Haruki Oku Design. The silver curtain at the entrance to the theater was created in collaboration with Studio Onder de Linde. In this video you can get an idea of how the space looks.

Also in Japan, at the National Art Center in Tokyo, in 2021 the studio created an installation that has the pandemic as its theme. The Matter of Facts is an object made up of an accumulation of printed material from around the time COVID-19 first began to impact our society and beyond. These materials reflect things that have occurred or have not occurred as part of broader trends. The project was commissioned to PAN- PROJECTS by the National Art Center, Tokyo, and realized thanks to the generous support of the Nomura Foundation and the collaboration of Robert Walters Japan.

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mum, ph. PAN- PROJECTS

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Also featured in the new Materials Design Map, mum, is a product design project that tackles the problem of industrial plastic in the oceans by recycling discarded fishing gear and industry by-products. Commissioned by REMARE, a sustainable start-up in Japan, “mum” works closely with the local fishing community to give new value to nets and buoys that would otherwise become a problem if abandoned.

“mum” is a dining table in recycled plastic from the sea. The wavy texture of the material gives it an individual character that cannot be fully controlled, creating a slightly different product every time. “mum” aims to raise awareness within the industry, while highlighting the preciousness of ocean plastics.

A small selection of projects that partly shows us the method of the PAN- PROJECTS studio, always careful to give a greater meaning to the project, which is not limited to form and aesthetics but uses architecture as an opportunity, to reactivate an area of the city, going beyond one’s design limits but also raising user awareness. For more information, visit the PAN- PROJECTS website and follow the duo on Instagram!

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We have often talked about the problems of cities, from the need for a more sustainable vision to urban heat islands, and for some years now solutions have been proposed based on the integration of greenery directly into the architectural structure of buildings: from simple pots that become part of the facade to real green infrastructures. One example is the Cellular project, an ongoing research by Vivian Tamm, student at the Weißensee Academy of Arts and Design in Berlin.

The project was initiated in the context of the CRAFT programme, an international cooperation project between several universities, including UAL and the Weißensee Academy. Cellular is a facade tile system that has the goal of improving the microclimate of the building and surrounding areas and integrating aerophytic algae growth into a facade system, giving a completely new aesthetic to urban greenery.

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The ceramic panels are hollow in order to store rainwater, creating a humid and perfect environment for vegetation. Each element of Cellular has an adjustable surface coating that allows to define its color depending on the algae species. The algae micropatina that develops on the surface produces oxygen and absorbs atmospheric pollutants while the evaporation of rainwater causes natural air conditioning. As well as proposing cities a possible solution to become more resilient to climate change, Vivian wants to bring organic life back into our urban landscapes to help a shift in sensitivity towards nature.

The project is still under development, working prototypes have algae on the surface, however, these have been applied artificially because natural growth would take years. At the moment Vivian, in collaboration with the Department of Bioprocess Engineering at the Technical University of Berlin, is also laboratory testing the natural growth of algae on adjustable ceramic surfaces. In parallel, the designer is developing her thesis, a project to implement the production of solar energy in urban areas.

Waiting to find out how these researches will develop, visit Vivian Tamm’s website!
Photo courtesy Vivian Tamm

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Abbiamo spesso parlato dei problemi delle città, dalle isole di calore urbano alla necessità di una visione più sostenibile, e da qualche anno vengono proposte soluzioni basate sull’integrazione del verde direttamente nella struttura architettonica degli edifici, da semplici vasche che diventano parte della facciata fino a vere e proprio infrastrutture verdi. Un esempio è il progetto Cellular, ancora in corso di sviluppo, progettato da Vivian Tamm, studentessa alla Weißensee Academy of Arts and Design di Berlino.

Il progetto è stato avviato nel contesto del programma CRAFT, un progetto di cooperazione internazionale tra diverse università, tra cui la UAL e la Weißensee Academy. Cellular è un sistema di piastrelle per facciate che ha come obbiettivi il miglioramento del microclima dell’edificio e delle zone circostanti e l’integrazione della crescita naturale delle alghe (aerofite) in un sistema per facciate, conferendo un’estetica completamente nuova al verde urbano.

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I pannelli di ceramica sono cavi in modo da immagazzinare l’acqua piovana, creando un ambiente umido e perfetto per la vegetazione. Ogni elemento di Cellular presenta un rivestimento superficiale regolabile che consente di definirne il “colore” attraverso la diversa specie che si svilupperà. La micro patina di alghe che si genera sulla superficie produce ossigeno e assorbe gli inquinanti atmosferici mentre l’evaporazione dell’acqua piovana provoca un naturale condizionamento dell’aria. Oltre a proporre una soluzione alle città per un problema legato ai cambiamenti climatici, Vivian vuole riportare la vita organica nei nostri paesaggi urbani per aiutare un cambiamento di sensibilità nei confronti della natura.

Il progetto è ancora in fase di sviluppo, i prototipi funzionanti presentano alghe sulla superficie, tuttavia, queste sono state applicate artificialmente perché una crescita naturale richiederebbe anni. Al momento Vivian, in collaborazione con il Department of Bioprocess Engineering alla Technical University of Berlin, sta anche testando in laboratorio la crescita naturale delle alghe su superfici ceramiche regolabili. Parallelamente, la designer sta sviluppando la propria tesi di laurea, un progetto per implementare la produzione di energia solare nelle aree urbane.

In attesa di conoscere come si svilupperanno queste ricerche, visitate il sito di Vivian Tamm!
Foto per gentile concessione di Vivian Tamm

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The Gurdau winery was founded in 2012 on a “green field”, with the first vines placed on the slopes above the village of Kurdějov – historically one of the most important wine suppliers to the townspeople of Mikulov and Brno, Czech Republic – from which the business takes its name.

The winery was born in the most operationally efficient location, the center of the vineyards, in the middle of the countryside. Precisely for this reason the Aleš Fiala studio has paid great attention to the integration of the new building with the landscape context: the structure is a gentle curve conceived as a hill while the area surrounding the building has been planted with 150 shrubs and mature trees, which often grow through the “drilled” lawn.

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The building is two stories high and constructed with reinforced concrete. The underground part is used for the production, conservation and storage of wine, the ground floor for tastings and sales. The property also has two apartments available for occasional overnight stays. The interior spaces are distinguished for their refinement and comfort, from concrete to oak and acacia wood, each room has been designed with the utmost attention to detail. The connection with the landscape is made possible also thanks to the large windows and the generous terraces.

Sustainability is not only in the structure: the location in the center of the vineyard minimizes the transport of raw materials and labor inside the winery. The customer areas have been designed to take advantage of the passive energy of the sun in the cold months and not overheat in the hot months. The spaces are heated using an air-water heat pump while rainwater is collected in a storage tank and used to irrigate the vineyard.

Visit Aleš Fiala studio website to find out more about the project! Here you can find more information on Gurdau winery! Photography BoysPlayNice, original text by Aleš Fiala

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La Gurdau Winery è stata fondata nel 2012 su un “campo verde”, con le prime viti poste sui pendii sopra il villaggio di Kurdějov – uno dei più importanti fornitori di vino per i cittadini di Mikulov e Brno, in Repubblica Ceca – da cui l’attività prende il nome.

La cantina nasce nella location più operativamente efficiente, il centro dei vigneti, nel bel mezzo della campagna. Proprio per questo lo studio Aleš Fiala ha posto grande cura nell’integrazione del nuovo edificio con il contesto paesaggistico: la struttura è una dolce curva pensata come una collina mentre l’area circostante l’edificio è stata piantumata con 150 arbusti e alberi maturi, che spesso crescono attraverso il prato “forato”.

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L’edificio è costruito in cemento armato ed è alto due piani. La parte sotterranea è utilizzata per la produzione, conservazione e stoccaggio del vino, il piano terra per degustazioni e vendite. La struttura ha anche due appartamenti disponibili per pernottamenti occasionali. Gli spazi interni sono caratterizzati da raffinatezza e comfort, dal cemento al rovere e legno di acacia, ogni ambiente è stato curato con la massima attenzione ai dettagli. Il collegamento con il paesaggio è reso possibile grazie anche alle ampie vetrate e alle generose terrazze.

La sostenibilità non è solo nella struttura: la location al centro del vigneto riduce al minimo il trasporto di materie prime e manodopera all’interno della cantina. Le aree clienti sono state progettate per sfruttare l’energia passiva del sole nei mesi freddi e non surriscaldarsi nei mesi caldi. Il riscaldamento degli spazi sfrutta una pompa di calore aria-acqua mentre l’acqua piovana viene raccolta in un serbatoio di accumulo e utilizzata per l’irrigazione del vigneto.

Per scoprire di più sul progetto Gurdau Winery visitate il sito dello studio Aleš Fiala! Qui invece potete trovare maggiori informazioni per visitare cantina. Fotografia BoysPlayNice, testo originale di Aleš Fiala

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Molto spesso visitando eventi come le Design Week e il Fuorisalone, capita di imbattersi in alcuni progetti “non finiti”, non tanto dal punto di vista della progettazione, quanto della qualità della finitura, del montaggio, dei dettagli (un esempio sempre presente è il prodotto con la sbavatura di colla). Proprio per questo quando ci sono delle soluzioni perfette all’occhio, curate al dettaglio e ancora di più, è giusto parlarne e condividerle. Un esempio di questa cura del prodotto l’abbiamo trovato in Riflessi, la nuova collezione di Pepita Design, un progetto di stile costituito da 2 diverse sedute e un complemento: la panca Daisy, la poltrona Emily e l’appendiabiti Richard. Pepita Design è uno studio di progettazione fondato da Alessandra Scarfò e Valeria Bosca. Le due designer operano nel campo del design di interni, prodotto e grafica.

I valori di Riflessi sono l’alta qualità e la filiera etica e sostenibile per una collezione dalle linee nette e di carattere. Come anticipato, ogni dettaglio è stato studiato ad hoc ed è curato alla perfezione. Sfere, cilindri e piani si intersecano per creare tre diversi prodotti, ognuno dei quali è fortemente caratterizzato dalle linee e dai materiali – l’acciaio, gli imbottiti e i tessuti. Le diverse parti dell’arredo possono essere smontate facilmente grazie al fissaggio con bulloni.

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Riflessi è un progetto corale, Pepita Design ha collaborato con diverse realtà tra arte, alto artigianato e design. I partner interessati sono: Mabo, la sartoria del metallo, azienda torinese che opera in campo industriale, architettonico e del design, che ha realizzato le parti in metallo, dal taglio laser alla lucidatura manuale. Colori Vivi, ha collaborato al progetto realizzando i cuscini per gli imbottiti delle sedute. Si tratta di un laboratorio sartoriale e creativo torinese che agisce in campo sociale coinvolgendo donne migranti, offrendo loro l’opportunità di una formazione e di un inserimento nel mondo del lavoro.

Gli imbottiti sono pannelli di fibre riciclate composti da: 40% canapa italiana, 40% lana sarda, PLA biodegradabile al 20%. I tessuti per i cuscini – ricercati da Bav Tailor – sono un misto lana e seta certificato ‘save-the-water’ e 100% Re.VersoTM re.engineered wool, un tessuto rigenerato caratterizzato da un alto contenuto di materiali nobili in un processo produttivo completamente integrato. La filiera integrata dei tessuti può vantare incredibili risparmi in termini di energia, acqua ed emissioni di CO2 come certificato dall’LCA (Life Cycle Assessment).

Nata a Londra, Bav Tailor è la fondatrice e Conscious Creative del suo brand di lusso olistico. Lei ha ricercato i tessuti certificati in misto lana e seta per i cuscini per le sedie e ha prodotto – per il suo brand – le giacche kimono negli stessi tessuti in fibra naturale al 100% certificati per le loro credenziali di ecosostenibilità e 100% Made in Italy produzione sartoriale. Membro di Positive Luxury, il brand si impegna ad avere un impatto positivo sul pianeta, investendo nella ricerca dei materiali ‘future positive’ naturali e innovativi all’interno di un modello di business circolare, garantendo chilometro zero e una produzione di rifiuti ridotta e una catena di fornitura etica e trasparente.

Per maggiori informazioni sulla collezione Riflessi visitate Pepita Design e seguite lo studio su Instagram!
Foto di Avocado Studio

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Sometimes, when visiting events such as the Design Weeks and the Fuorisalone, it happens to come across some “unfinished” projects: not so much from the point of view of the design, but rather from the point of view of the finishing, the assembly, the details (an ever-present example is the product with glue smudge). Precisely for this reason, when there are solutions that are perfect to the eye, with a strong attention to the details, it is right to talk about and share them. We found an example of this attention to the product in Riflessi, the new collection by Pepita Design, made up of 2 different seats and a complement: the Daisy bench, the Emily armchair and the Richard clothing rack. Pepita Design is a design studio founded by Alessandra Scarfò and Valeria Bosca. The two designers work in the field of interior, product and graphic design.

Riflessi‘s values are high quality and an ethical and sustainable supply chain for a collection with clean and original lines. As anticipated, every detail has been studied ad hoc and is taken care of to perfection. Spheres, cylinders and planes intersect to create three different products, each of which is strongly characterized by lines and materials – steel, upholstery and fabrics. Each component can be disassembled easily thanks to the bolt fixing.

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Riflessi is a choral project, Pepita Design has collaborated with various realities between art, high craftsmanship and design. The partners in question are: Mabo, the metal tailoring, a Turin-based company that operates in the industrial, architectural and design fields, which created the metal parts, from laser cutting to manual polishing. Colori Vivi collaborated on the project by making the cushions for the upholstered seats. It is a sartorial and creative laboratory in Turin that acts in the social field by involving migrant women, offering them the opportunity to train and make their entry into the workplace.

The upholstery is made of recycled fiber panels, composed of: 40% Italian hemp, 40% Sardinian wool, 20% biodegradable PLA. The fabrics for the cushions – researched by Bav tailor – are a ‘save-the-water’ certified wool and silk blend and 100% Re.VersoTM re.engineered wool, a regenerated fabric characterized by a high content of noble materials in a fully integrated production process. The integrated textile supply chain can boast incredible savings in terms of energy, water and CO2 emissions as certified by the LCA (Life Cycle Assessment).

Born in London, Bav Tailor is the founder and Conscious Creative of her holistic luxury brand. She researched the certified wool and silk blend fabrics for the chair cushions and produced the kimono jackets in the same 100% natural fiber fabrics certified for their traces of eco-sustainability and 100% Made-in-Italy sartorial production. Member of Positive Luxury, the brand is committed to having a positive impact on the planet, investing in the research of natural and innovative ‘positive future’ materials within a circular business model, guaranteeing zero kilometer and reduced waste production and an ethical and transparent supply chain.

For more information on the Riflessi collection visit Pepita Design and follow the studio on Instagram!
Photography by Avocado Studio

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From October 6th to 8th 2023 EDIT Napoli, the fair dedicated to authorial and independent design, will be back, livening up several high-profile venues across Naples.

Following on from the success of its 2022 edition, the international fair directed and curated by Emilia Petruccelli and Domitilla Dardi has confirmed the dates for its fifth consecutive edition this autumn, launching an open call to all independent designers and design authors, as well as both creators and producers interested in being included in the selection of exhibitors curated by the event’s founders.

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Archivio Di Stato di Napoli, EDIT Napoli 2021, ph. Francesco Squeglia

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Among the principal novelties of the coming October edition will be the event’s main location, for the first time at the Archivio di Stato di Napoli, within the imposing SS. Severino e Sossio complex, one of the oldest and most important centres of Benedictine spirituality in Southern Italy. As always, alongside the main location EDIT Napoli will also give its visitors privileged access to an array of venues which express Neapolitan culture. This is once more a confirmation of Naples’ central role as a fertile ground and cradle for the birth and development of projects and collaborations which, for five years now, have been involving creatives from across the world.

The Seminario has been reconfirmed for this year, the EDIT Napoli section conceived specifically for young designers, craftsmen and small entrepreneurs under 30 or companies started less than three years ago.

For its 2023 edition, the event will once again be offering both members of the public and operators in the field of design the opportunity to discover products and projects that choose quality over quantity, with a focus on territory over globalization. Production process sustainability, understood in terms of being a short and transparent supply chain, is one of the event’s focuses, along with the ability to bring designers into contact with commercial realities from all over the world through the promotion of creations that boast the attention of a unique project that can, however, be replicated.

Over the next few months EDIT will be presenting the international partnerships and new collaborations for the 2023 edition as part of the EDIT Cult programme. This will include a series of installations spread across the city and all focusing on the culture of the design project.

Join the event, you can find the application form here. Visit EDIT Napoli to find out more!

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Dal 6 all’8 ottobre 2023 torna EDIT Napoli, la fiera dedicata al design editoriale e d’autore. Come ogni anno l’evento animerà diversi luoghi di prestigio del capoluogo campano.

Dopo l’edizione 2022, di cui abbiamo parlato qui, la fiera internazionale – diretta e curata da Emilia Petruccelli e Domitilla Dardi – riconferma per l’autunno l’appuntamento con la sua quinta edizione consecutiva, lanciando un’open call rivolta a designer indipendenti, autori ed editori di design, creatori e produttori, che vorranno entrare a far parte della selezione di espositori curata dalle ideatrici della manifestazione.

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Archivio Di Stato di Napoli, EDIT Napoli 2021, ph. Francesco Squeglia

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Una grande novità per il prossimo ottobre è la nuova location principale della manifestazione, che per la prima volta sarà ospitata negli spazi dell’Archivio di Stato di Napoli, con sede nel complesso monumentale dei SS. Severino e Sossio, uno dei più importanti e antichi centri della spiritualità benedettina del Mezzogiorno. Come sempre, oltre alla location principale, EDIT Napoli aprirà ai suoi visitatori anche le porte di luoghi rappresentativi della cultura partenopea. Si riconferma così il ruolo centrale di Napoli, terreno fertile e culla accogliente per la nascita e lo sviluppo di progetti e collaborazioni che ormai da cinque anni coinvolgono i creativi provenienti da ogni parte del mondo.

Anche quest’anno è confermato il Seminario, la sezione rivolta ai giovani designer, artigiani e alle piccole società di imprenditori sotto i 30 anni o società costituite da non più di 3 anni.

EDIT Napoli offrirà al pubblico di addetti ai lavori e non l’opportunità di scoprire prodotti e progetti che privilegiano la qualità rispetto alla quantità, la territorialità rispetto alla globalizzazione. La sostenibilità nei processi di produzione, intesa come filiera corta e trasparente, è uno dei focus della manifestazione, insieme alla capacità di mettere in contatto designer e realtà commerciali di tutto il mondo, attraverso la promozione di creazioni realizzate con la cura tipica di un progetto unico, ma replicabili in serie.

Nel corso dei prossimi mesi verranno presentate le partnership internazionali e le inedite collaborazioni 2023 per il programma EDIT Cult, una serie di installazioni diffuse in città dedicate alla cultura del progetto.

Non perdete l’occasione! A questo link è possibile trovare l’application form per partecipare all’evento. Visitate EDIT Napoli per saperne di più!

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Casa 49 is a project by studio.tracciapreviously on WeVux with Casa Rospigliosi – a small 49m2 apartment in the Acquabella district in Milan.

As the studio tells us, “the approach was to maximize the flexibility and adaptability of spaces, creating high-quality environments with custom-designed multifunctional modules.”
Working on the concept of the inhabited wall, each room has a series of bespoke furniture that allow the space to change and transform according to the needs, establishing a dynamic dialogue between the house and who lives in it. Solids that become voids, volumes that become surfaces, hidden or revealed elements, static or mobile ones. From the large sliding panels enclosing the working area and at the same time becoming doors, to the rotating bedside tables, everything contributes to using the house as a changing spatial device, never fixed, never the same.

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In this context, the design takes on contradictory characters, to highlight the encounters, the cohabitations and the farewells of moving or static elements. Thus the wooden structural elements are juxtaposed with the light ones of the hanging shelves, in white iron, while the rough ceilings in natural clay contrast with the velvety warmth of blue fenix. A floor made of timber and concrete tiles underlines the physical and material contrasts of this apartment, with an identical design, made up of a frame and a filling, in which the materials, however, are reversed, defining the two zones of the living area in a discreet and refined.

Speaking of sustainability, studio.traccia tells us: “At the construction stage of production, we chose to use natural materials, locally sourced and processed by local artisans with whom we did custom furniture design work to maximize space and quality, chose natural paints such as clay, and employed high-efficiency plant systems.”

Casa 49 is a small and essential house, which transforms the concept of the existenzminimum into a set of dynamic relationships, creating a new domesticity made up of contrasts and complementarities.

Visit studio.traccia to see more projects and follow them on Instagram!
Photography studio.traccia and Simone Bossi

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Casa 49 è il progetto di studio.traccia – precedentemente su WeVux con Casa Rospigliosi – per un piccolo appartamento di 49mq, nel quartiere Acquabella, nella zona est di Milano.

Come ci racconta lo studio: “l’approccio è stato quello di massimizzare la flessibilità e l’adattabilità degli spazi, realizzando ambienti di alta qualità, con moduli multifunzionali progettati su misura.”
Lavorando sul concetto del muro abitato, ogni ambiente presenta una serie di arredi incassati a muro disegnati su misura che consentono allo spazio di cambiare e trasformarsi in base alle esigenze, stabilendo un dialogo dinamico tra la casa e chi la vive. Pieni che diventano vuoti, solidi che diventano superfici, elementi nascosti o rivelati, statici o mobili. Dai grandi scorrevoli che racchiudono la zona lavoro e allo stesso tempo diventano porte, ai comodini che ruotano, tutto contribuisce ad utilizzare la casa come un dispositivo spaziale mutevole, mai fisso, mai uguale a se stesso.

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In questo contesto, lo studio ha utilizzato il design per creare contrasto: cosi gli elementi strutturali in legno sono messi a confronto con quelli leggeri delle mensole appese in ferro bianco, mentre i soffitti ruvidi in argilla naturale con il caldo vellutato del fenix blu. Un pavimento di cementine e parquet sottolinea i contrasti fisici e materici di questo appartamento: un disegno identico fatto da una cornice e un riempimento, in cui i materiali però si invertono, definendo in maniera discreta ma raffinata le due aree della zona giorno (la cucina e il living).

Parlando di sostenibilità, studio.traccia ci dice: “In fase di realizzazione abbiamo scelto di utilizzare materiali naturali, approvvigionati localmente e trasformati da artigiani locali con cui abbiamo svolto un lavoro di progettazione degli arredi su misura per massimizzare spazio e qualità, abbiamo scelto pitture naturali come l’argilla e impiegato sistemi impiantistici ad alta efficenza”.

Casa 49 è una casa piccola ed essenziale, che trasforma il concetto dell’existenzminimum in un insieme di relazioni dinamiche, che creano una nuova domesticità fatta di contrasti e complementarità.

Visitate il sito di studio.traccia per vedere altri progetti e seguiteli su Instagram!
Fotografia studio.traccia e Simone Bossi

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Laguna~B is a dynamic Venice-based company setting the standards of excellence in the world of drinking glassware. The company was founded in 1994 by Marie Brandolini, a pioneer in contemporary glass design, who transformed the then-casual aesthetics of Goto de Fornasa – an everyday cup the maestri used to make for themselves with leftovers – into the iconic glass-type that is so common today, with her signature interpretation. In 2016 Marie’s son, Marcantonio, took over the business and reimagined Laguna~B as the forward-thinking company it is today. An example of the brand vision is the site’s About page, which reads: “As a company producing what we consider non-essential goods, we believe our work should have a positive impact.” A strong statement that, at the same time, encapsulates all of Laguna~B’s commitment.

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“DRINK?” Open Call

Laguna~B launched “DRINK?”, an international open call inviting students to design a drinking glass that, while maintaining traditional functional features, is original and breaks the rules of traditional tableware. The goal is testing designers’ creativity in converting an every-day object into something out of the ordinary.

  • The winning design will be chosen according to its functionality, aesthetic quality, sustainability and originality
  • The winner will be awarded a cash prize of € 2500
  • Participation is free and open to design students at any level, aged 18 or older
  • Applicants can submit their project with the application form until June 20, 2023 via email at [email protected]
  • The finalists will be announced on July 17, and will be asked to develop a prototype

The winning design – to be celebrated with a public event at the end of the year – will be chosen by the team of Laguna~B, a multi-faceted reality investing in creativityand promoting a conscious approach to technology, while working to reduce itsenvironmental impact at all stages. By embracing these core values, Laguna~B offers designers the opportunity to explore unseen and innovative ways to design a glass of water.

Read DRINK? Rules here
For any question write to [email protected]

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Laguna~B Moodboard
Laguna~B Moodboard

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A selection of 2023 Open Call

Laguna~B è un’azienda veneziana che opera nel mondo della cristalleria. È stata fondata nel 1994 da Marie Brandolini, pioniera del design contemporaneo del vetro, che ha trasformato l’estetica allora casual del Goto de Fornasa, una tazza che i maestri vetrai realizzavano per se stessi con gli avanzi, nell’iconico tipo di vetro così distintivo oggi. Nel 2016 il figlio di Marie, Marcantonio, ha rilevato l’attività e ha reinventato Laguna~B come l’azienda lungimirante che è oggi. Un esempio della visione del brand è la pagina About del sito, che recita: “In qualità di azienda che produce quelli che consideriamo beni non essenziali, riteniamo che il nostro lavoro debba avere un impatto positivo”. Una dichiarazione forte che al tempo stesso racchiude tutto l’impegno di Laguna~B.

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La open call “DRINK?”

Laguna~B ha lanciato “DRINK?”, una open call internazionale che invita gli studenti a progettare un bicchiere che, pur mantenendo le tradizionali caratteristiche funzionali, sia originale e rompa le regole delle stoviglie tradizionali. L’obiettivo è mettere alla prova la creatività dei designer nel trasformare un oggetto quotidiano in qualcosa fuori dal comune.

  • Il progetto vincitore sarà scelto in base a funzionalità, qualità estetica, sostenibilità e originalità
  • Al vincitore verrà assegnato un premio in denaro di € 2500
  • La partecipazione è gratuita e aperta a studenti di design di qualsiasi livello, dai 18 anni in su
  • I candidati possono inviare il loro progetto con il modulo di domanda fino al 20 giugno 2023 via e-mail all’indirizzo [email protected]
  • I finalisti saranno annunciati il 17 luglio e verrà chiesto di sviluppare un prototipo

Il progetto vincitore – che sarà celebrato con un evento pubblico a fine anno – sarà scelto dal team di Laguna~B, realtà poliedrica che investe in creatività e promuove un consapevole approccio alla tecnologia, lavorando allo stesso tempo per ridurre il suo impatto ambientale in tutte le fasi. Abbracciando questi valori fondamentali, Laguna~B offre ai designer l’opportunità di esplorare modi inediti e innovativi per progettare un bicchiere d’acqua.

A questo link è possibile leggere le Regole della open call
Per qualsiasi domanda scrivete a [email protected]

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Laguna~B Moodboard
Laguna~B Moodboard

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Per vedere altre open call cliccate qui

WeVux is launching a new call for Sustainable Materials!
We have long been dedicated to sharing projects and research that have the aim of creating sustainable materials or recovering waste through the production of new materials. We have decided to embark on a new adventure to contribute more to the diffusion of this type of project in the real world. Very often these experiments can be the key to a more sustainable lifestyle, closer to the environment around us.

The team is working on a new free tool that will be unveiled in a few weeks. In order to complete it we need your help!

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CALL for SUSTAINABLE MATERIALS

The Call is open to designers, startups and companies dealing with sustainable materials – from experiments to projects already on the market. As anticipated, the goal is to create a free tool – more details will be released once you submit your work.

  • No participation or registration fee required
  • To participate, you need to complete this form, which you can download and fill out
  • In addition to the form, submit a square image of the project, dimensions 2000x2000px
  • Rename your file as Designername_projectname and save it as a PDF or docx file
  • Send the form and the image to [email protected] 
  • The call deadline is February 28, 2023

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Da tempo WeVux si dedica alla condivisione di progetti e ricerche che hanno l’obbiettivo di creare materiali sostenibili o recuperare rifiuti e scarti attraverso la produzione di nuovi materiali. Abbiamo deciso di intraprendere una nuova avventura per contribuire maggiormente alla diffusione di questa tipologia di progetti nel mondo reale. Molto spesso queste sperimentazioni possono essere la chiave per uno stile di vita più sostenibile, più vicino all’ambiente che ci circonda.

Proprio per questa ragione, il team sta lavorando ad un nuovo strumento gratuito che verrà svelato tra qualche settimana. Per completarlo abbiamo bisogno anche di voi!

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CALL per MATERIALI SOSTENIBILI

La Call che lanciamo è aperta a tutti i progettisti, designer e aziende che si occupano di materiali sostenibili – dalle sperimentazioni ai progetti già in commercio. Come anticipato, l’obbiettivo è creare uno strumento gratuito – maggiori dettagli verranno rilasciati una volta inviato il proprio lavoro.

  • Non è richiesto alcun costo di iscrizione
  • Per partecipare è richiesta la compilazione di questa scheda, che potete scaricare e compilare
  • Oltre alla scheda è richiesta un’immagine quadrata del progetto, dimensioni 2000x2000px
  • La scheda va nominata Nomedesigner_nomeprogetto e salvata come file PDF o docx
  • La scheda va inviata alla mail [email protected]
  • La scadenza della call è il 28 febbraio 2023

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Checkerspot è un’azienda californiana che progetta biomateriali ad alte prestazioni a livello molecolare e ha l’obbiettivo di stimolare l’innovazione attraverso la creatività. Un esempio è il Pollinator™ Kit, un progetto da poco in vendita che offre a tutti la possibilità di sperimentare e creare i propri prodotti sostenibili attraverso l’utilizzo di biomateriali.

La resina a base di alghe del kit Pollinator™ di Checkerspot consente ai progettisti di sostituire la plastica nella realizzazione di componenti, prodotti e prototipi durevoli con un materiale che ha un contenuto biobased ≥ 56% (ASTM D6866, metodo di analisi standard sviluppato da ASTM International per determinare il contenuto di carbonio biobased/biogenico di solidi, liquidi e gas, attraverso la datazione al radiocarbonio). Il resto della miscela è costituito da isocianato di derivazione fossile.

Il kit ha l’obbiettivo di sostituire la tradizionale resina poliuretanica, un prodotto derivato da combustibili fossili che si trova in molti articoli per la casa. Rispondendo alle richieste dei designer e “alla convinzione che artisti, hobbisti e sviluppatori di prodotti saranno agenti di cambiamento strumentali per l’adozione diffusa di materiali rinnovabili”, il Pollinator™ kit è progettato per fornire ai creatori di tutto il mondo l’accesso a resine poliuretaniche rinnovabili.

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Tutti materiali del kit – poliuretano, pigmenti e inchiostro – sono ricavati dalle alghe, così come il bastoncino per la miscelazione. Questo viene utilizzato per fondere i due componenti del sistema poliuretanico e funge anche da campione del materiale finale, mostrando la flessibilità, la tenacità e la fedeltà della resina nella sua forma indurita. Il bastoncino trasmette anche il colore della resina polimerizzata e non pigmentata.

Per capire meglio il contributo di Cherckerspot bisogna aprire una parentesi scientifica. Come spiega l’azienda, gran parte del petrolio disponibile oggi è in realtà costituito dai resti di microalghe preistoriche risalenti a 65 milioni di anni fa. Attraverso la biotecnologia Checkerspot è in grado di sfruttare il processo naturale di produzione di petrolio delle microalghe su larga scala per creare nuovi materiali. L’azienda ha creato un metodo di produzione che raccoglie l’olio di microalghe da grandi impianti industriali dove, dopo la fermentazione di massa, le alghe vengono mescolate con gli zuccheri e quindi viene sottratta acqua per produrre l’olio. L’approccio sfrutta la canna da zucchero, pianta fotosintetica altamente produttiva a crescita rapida, e un microbo che produce un olio molto preciso. Il risultato è un metodo di produzione di petrolio con un impatto ambientale, idrico e carbonico inferiore a molti dei metodi finora utilizzati.

La resina a base di alghe supporta le applicazioni dei prodotti e la prototipazione rapida che richiedono dettagli precisi e finiture superficiali di alta qualità. Queste resine possono essere utilizzate con gli stessi strumenti, stampi e processi impiegati quando si lavora con formulazioni poliuretaniche derivate da combustibili fossili. In più i materiali della serie Pollinator™ sono adatti a un’ampia gamma di colorazioni e formulazioni e sono disponibili con un pigmento algale che rende le parti verde giada, ispirando un aspetto che ricorda la ceramica ceruleo.

Nello specifico è possibile creare una grande quantità di prodotti come custodie per telefoni, pinne da surf, prese per arrampicata su roccia, maniglie per cassetti, mobili per interni o esterni, manici di coltelli, ruote da skate, gioielli e centinaia di migliaia di altri oggetti senza sacrificare le prestazioni o la funzionalità del prodotto.

Cosa state aspettando? Visitate il sito ufficiale e comprate il vostro Pollinator™ kit per sperimentare – ad un prezzo accessibile!

Immagini cortesia di Cherckerspot

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Checkerspot is a California-based company that designs high-performance biomaterials at the molecular level and aims to stimulate innovation through creativity. One example is the Pollinator™ Kit, a recently released project that offers everyone the opportunity to experiment and create their own sustainable products through the use of biomaterials.

The algae-based resin in Checkerspot’s Pollinator™ kit allows designers to replace plastics in the manufacturing of durable components, products, and prototypes with a material that has a biobased content of ≥56 percent (ASTM D6866, a standard method of analysis developed by ASTM International to determine the biobased/biogenic carbon content of solids, liquids, and gases by radiocarbon dating). The rest of the mixture consists of fossil-derived isocyanate.

The kit aims to replace traditional polyurethane resin, a product derived from fossil fuels found in many household items. Responding to the demands of designers and “the belief that artists, hobbyists, and product developers will be instrumental agents of change for the widespread adoption of renewable materials,” the Pollinator™ kit is designed to provide creators around the world with access to renewable polyurethane resins.

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All materials in the kit – polyurethane, pigments, and ink – are made from algae, as is the mixing stick. This is used to blend the two components of the polyurethane system and also serves as a sample of the final material, showing the flexibility, toughness and fidelity of the resin in its cured form. The stick also conveys the color of the cured, unpigmented resin.

To better understand Cherckerspot’s contribution, a scientific digression must be made. As the company explains, much of the oil available today is actually the remains of prehistoric microalgae dating back 65 million years. Through biotechnology, Checkerspot is able to harness the natural oil production process of microalgae on a large scale to create new materials. The company has created a production method that harvests microalgae oil from large industrial plants where, after mass fermentation, the algae are mixed with sugars and then water is removed to produce the oil. The approach takes advantage of sugarcane, a highly productive, fast-growing photosynthetic plant, and a microbe that produces a very specific oil. The result is an oil production method with lower terrestrial, water and carbon impacts than many of the methods used to date.

Algae-based resin supports product applications and rapid prototyping that require precise details and high-quality surface finishes. These resins can be used with the same tools, molds and processes employed when working with fossil fuel-derived polyurethane formulations. In addition, Pollinator series materials are suitable for a wide range of colorations and formulations and are available with an algal pigment that turns portions in a jade-green colour, inspiring an appearance reminiscent of cerulean ceramics.

Specifically, it is possible to create a large number of products such as phone cases, surf fins, rock climbing holds, drawer pulls, indoor or outdoor furniture, knife handles, skate wheels, jewelry, and hundreds of thousands of other items without sacrificing product performance or functionality.

What are you waiting for? Experiment and buy your own Pollinator™ kit – at an affordable price!

Images courtesy of Checkerspot

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The selection of the most interesting projects published in 2022 continues with our must-read articles – last weeks we published Design and innovation and New sustainable materials.

HONESTA, a new take on Italian furnitureHonesta is a project by Rawood, brand of La Bottega del Falegname. Honesta was born to combine high craftsmanship, industrial skills and design to develop new collections signed by international designers. Unique pieces with high quality standards, strong of the craftmanship know-how Made in Italy and the wise use of raw materials. Milan Design Week 2021 marks the debut of the Honesta brand with its first collection of irreverent and ironic furnishings, designed by Matias Sagaria.

OFF CAMPUS, local Milanese social innovation workshops – The covered Mercato Comunale in Milan’s Viale Monza doesn’t simply contain commercial enterprises, it is also home to a local Milan Polytechnic University workshop, Off Campus Nolo. This space follows in the footsteps of the first satellite campus, Off Campus San Siro, launched in 2019. It is a place for teachers, researchers and students to carry out research and educational activities as well as joint design projects and field work.

FERRARIA, the air quality hubFerrAria represents the physical interface of AirBreak, the European project that has the ambitious goal of improving air quality in certain areas of the Emilian city of Ferrara. Curated by Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti Dastu, Politecnico di Milano, the hub is open to citizens to allow them to learn more about the issue of air quality through physical and digital contents (phygital) and with the participation in meetings and co-planning activities.

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RECYCLING BEAUTY at Fondazione Prada, Milan – Open until 27th February 2023 at Fondazione Prada, Milan, “Recycling Beauty” is an unprecedented study dedicated entirely to the reuse of Greek and Roman antiquities in post-antique contexts. The exhibition is curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola with Denise La Monica, designed by Rem Koolhaas/OMA.

KITCHEN ECOLOGY, design that transforms food waste – In recent years, researchers and designers have shown that many things can be created from food waste. There are those who have managed to create a new material from dried fruit shells, or those who have produced a vegetable faux leather from pineapple peel that would otherwise have gone to waste. Another area of research, whose applications have been before our eyes for quite some time now, studies the use of food compost to produce sustainable, renewable, and cheap energy.

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HUMAN CLIMATE HORIZONS, what future awaits us? – What kind of impact will climate change have on mortality, ability to earn a living and energy consumption in the near future? The answer can be found in the new Human Climate Horizons (HCH) tool, the free platform of the United Nations Development Program (UNDP) that uses cutting-edge data provided by the collaboration of scientists and researchers of the Climate Impact Lab with the goal of influencing climate policy around the world.

DESIGNING THE FUTURE OF FOOD WITH MICROALGAE – To cope with the looming climate emergency and the resulting food insecurity we should prepare for, there are those who are working to find ways to introduce some species of algae into the future Western diets. Microalgae, which arrived in our supermarkets decades ago under the name spirulina seaweed, are the ones that are best suited for the purpose – as designer Malu Lücking discovered.

“CULTIVATING” COLOR with fungi and bacteria – Developing sustainable pigments, obtained from renewable processes, is the joint challenge to which designers, researchers and companies are devoting themselves, combining biotechnology and design with results that promise to change forever the way we dye our garments and beyond. Designer and biomolecular scientist Jesse Adler has identified fungi as the ideal resource to further this mission. While with Moving Pigments, designer Charlotte Werth proposes an automated and scalable system for producing textile pigments from cultures of live bacteria.

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Continua la selezione dei progetti più interessanti pubblicati nel 2022 – la scorsa settimana abbiamo pubblicato quella relativa al design e all’innovazione, mentre la settimana precedente la selezione dei nuovi materiali sostenibili. Oggi ci dedichiamo ai progetti da non perdere: product design, social innovation, ma anche mostre e approfondimenti tematici. Cliccando su ogni progetto troverete l’articolo di riferimento.

HONESTA, una nuova prospettiva sull’arredo italianoHonesta, progetto di Rawood, brand de La Bottega del Falegname, nasce per unire alto artigianato, capacità industriali e design sviluppando collezioni inedite firmate da designer internazionali. Pezzi unici, alti standard qualitativi forti del know-how artigianale Made in Italy e del sapiente uso delle materie prime. In occasione della MDW2021, il brand ha debuttato con la prima collezione di arredi irriverenti e ironici, firmati da Matias Sagaria.

OFF CAMPUS, i laboratori di quartiere milanesi per l’innovazione sociale – Nel Mercato Comunale coperto di Viale Monza a Milano non ci sono solo attività commerciali ma anche un laboratorio di quartiere del Politecnico di Milano, Off Campus Nolo. Questo spazio segue l’apertura del primo campus satellite, Off Campus San Siro, inaugurato nel 2019. In questi luoghi, docenti, ricercatori e studenti sviluppano attività di ricerca, formazione, ma anche progettazione condivisa e lavoro sul campo.

FERRARIA, il centro per la qualità dell’ariaFerrAria rappresenta l’interfaccia fisica di AirBreak, il progetto europeo che si pone l’ambizioso obiettivo di migliorare la qualità dell’aria in determinate aree di Ferrara. Il progetto, a cura del Laboratorio di Simulazione Urbana Fausto Curti Dastu, Politecnico di Milano, è una presenza nel territorio tramite cui i cittadini della città possono confrontarsi con la tematica della qualità dell’aria attraverso contenuti fisici e digitali (phygitali) e con la partecipazione a incontri ed attività di co-progettazione.

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RECYCLING BEAUTY, riutilizzare la bellezza – Aperta fino al 27 febbraio 2023 in Fondazione Prada, Milano, “Recycling Beauty” è un’inedita ricognizione dedicata al tema del riuso di antichità greche e romane in contesti post-antichi. Una mostra a cura di Salvatore Settis Anna Anguissola con Denise La Monica con il progetto allestitivo ideato da Rem Koolhaas/OMA.

KITCHEN ECOLOGY, il design che trasforma gli scarti – Negli ultimi anni, ricercatori e designer hanno mostrato che dagli scarti alimentari possono nascere molte cose. C’è chi ha ricavato un nuovo materiale dai gusci della frutta secca o chi ha prodotto un’ecopelle vegetale a partire dalla buccia di ananas che altrimenti sarebbe andata buttata. Un altro filone di ricerca, le cui applicazioni sono sotto i nostri occhi da tempo, studia l’impiego del compost alimentare per produrre energia sostenibile, rinnovabile, ed economica.

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HUMAN CLIMATE HORIZONS, che futuro ci aspetta? – Che tipo di impatto avrà il cambiamento climatico sulla mortalità, sulla capacità di guadagnarsi da vivere e sul consumo di energia nel prossimo futuro? La risposta la possiamo trovare nel nuovo strumento Human Climate Horizons (HCH), la piattaforma gratuita del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) che utilizza dati all’avanguardia provenienti dalla collaborazione di scienziati e ricercatori del Climate Impact Lab e ha l’obbiettivo di influenzare la politica climatica in tutto il mondo.

PROGETTARE IL CIBO CON LE MICROALGHE – Nel mondo circa il 90% delle alghe viene utilizzato per scopi alimentari mentre in Europa solo il 9%. Per far fronte all’incombente emergenza climatica e alla conseguente insicurezza alimentare a cui dovremmo prepararci, c’è chi sta lavorando per trovare il modo di introdurre alcune specie di alghe nelle diete occidentali del futuro. Le microalghe, approdate nei nostri supermercati già decenni fa sotto il nome di alga spirulina, sono quelle che meglio si prestano allo scopo perché, come ha scoperto la designer Malu Lücking, sono adattabili nel sapore, nella consistenza e nel colore, quindi comodamente adattabili al gusto del pubblico. 

“COLTIVARE” IL COLORE con funghi e batteri – Lo sviluppo di pigmenti sostenibili, ottenuti da processi rinnovabili, è la sfida congiunta a cui si stanno dedicando designer, ricercatori e aziende, combinando biotecnologie e design con risultati che promettono di cambiare per sempre il modo in cui tingiamo i nostri capi e non solo. La designer e biomolecular scientist Jesse Adler ha individuato nei funghi la risorsa ideale per portare avanti questa missione. Con Moving Pigments invece, la designer Charlotte Werth propone un sistema automatizzato e scalabile per produrre pigmenti tessili da colture di batteri vivi.

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The selection of the most interesting projects we talked about in 2022 continues – last week we published New sustainable materials. Today the theme is design and innovation.

LITTLE SIGNALS, for better interactions with technology – The relationship with technology is different for each of us and, for many, often problematic, but in the coming years we could see real changes. A recent example is the Little Signals project, by Google’s Seed Studio in collaboration with the London-based Map Project Office, which experiments with new ways of interacting with technology. (cover image)

THE SOLAR BLANKET by Mireille Steinhage – The project aims to support people to keep warm by alleviating some of the strains of soaring energy prices. The UK Parliament reported that in 2020 that 14.5 million people lived in relative poverty after housing costs in the country. The proposed product, the Solar Blanket, is a heated blanket powered by the sun: it uses solar energy to generate electricity. The “solar blanket” saves energy by directing the heat towards the user, and avoiding waste of energy to heat an entire space.

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TOKBO, for new smart infrastructures – TOKBO is an Intelligent Talking Bolt Network, a system that brings the IoT to the fastening elements sector. It develops devices for the constant and remote monitoring of both temporary infrastructures, such as scaffolding, and static ones, such as buildings, bridges and road protection systems. The goal of the project is to offer new and more effective safety standards and simplify critical maintenance operations.

The new BYBORRE TEXTILES ™ collection – The Textiles™ collection was created to help creators find the right fabric for their product, the first release consists of 17 different textiles available in over 50 colourways on request within 10 days. Suitable for clothing, interiors, architecture, the collection quality is primarily driven by choosing material blends that support longevity, made with BYBORRE’s signature circular knitting techniques and extensive stock of yarns.

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Continua la selezione dei progetti più interessanti di cui abbiamo parlato nel 2022 – la scorsa settimana abbiamo pubblicato quella relativa ai nuovi materiali sostenibili. Oggi ci dedichiamo a progetti di design innovativi. Cliccando su ogni progetto troverete l’articolo di riferimento.

LITTLE SIGNALS, per un’interazione migliore con la tecnologia – Il rapporto con la tecnologia è diverso per ognuno di noi e per molti è spesso problematico, ma nei prossimi anni potremmo vedere dei cambiamenti reali. Un esempio recente è il progetto Little Signals, di Google’s Seed Studio in collaborazione con il londinese Map Project Office, che sperimenta nuove modalità di interazione con la tecnologia. (cover image, Rythm)

SOLAR BLANKET di Mireille Steinhage, per riscaldarsi con l’energia solare – Il progetto nasce per aiutare le persone a riscaldarsi, alleviando alcune delle tensioni dovute all’aumento dei prezzi dell’energia. Il parlamento del Regno Unito ha riferito che nel 2020 14,5 milioni di persone vivevano in condizioni di povertà relativa, al netto dei costi abitativi nel paese. Il prodotto proposto, la Solar Blanket, è una coperta riscaldata, alimentata dal sole: utilizza l’energia solare per generare elettricità. La “coperta solare” consente di risparmiare energia dirigendo il calore verso l’utente, ed evitando sprechi di energia per riscaldare un intero spazio.

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TOKBO, per nuove infrastrutture intelligenti – TOKBO è un Intelligent Talking Bolt Network e porta l’IoT nel settore degli elementi di fissaggio. Sviluppa dispositivi per il monitoraggio costante e da remoto di infrastrutture sia temporanee, come i ponteggisia di tipo statico, come palazzi, ponti e sistemi di protezione stradale. La mission è quella di fornire una risposta efficace e innovativa alle problematiche che affliggono queste strutture, dove l’errore umano è sempre “dietro l’angolo” e per le quali occorrono ispezioni e monitoraggi continui.

La nuova collezione TEXTILES™ di BYBORRE – La collezione Textiles™ nasce per aiutare i designer a trovare il tessuto giusto per il proprio prodotto, la prima serie è composta da 17 diversi tessuti disponibili in oltre 50 colori e realizzabili su richiesta entro 10 giorni. Adatti all’abbigliamento, agli interni, all’architettura, BYBORRE realizza i propri prodotti con le tecniche di lavorazione a maglia circolare e la qualità finale è data dalle miscele di materiali selezionati per dare longevità al materiale.

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For millennia, men and women have used natural pigments – extracted from plants, fungi, minerals or animals – to dye textiles. Until, in 1856, English chemist William Henry Perkin patented the world’s first synthetic dye, a violet pigment called “aniline purple” or mauvein. This invention paved the way for the dye industry as we know it today. In fact, much of the clothing or makeup on the market is dyed with petrochemical derivatives – direct descendants of the pigment synthesized by Perkin – which are very harmful to our health and the environment, responsible for 3 percent of the global carbon emissions and 20 percent of the water pollution for which the textile industry is responsible.

However – as Phil Patterson, consultant and director of Colour Connection, argues – returning to natural dyes is no longer a sustainable option: in addition to being expensive and requiring large quantities of raw materials, organic dyes rely on a supply chain that risks, in the long run, compromising our planet’s natural resources – particularly plant-based where the pigment is extracted from plants, and mineral-based in the case of dyes such as ochre or cobalt blue. According to Patterson, the solution would thus be found at the intersection of natural and synthetic, a hybrid space where nature’s patterns lend themselves to human implementation.

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Developing sustainable pigments, obtained from renewable processes, is the joint challenge to which designers, researchers and companies are devoting themselves, combining biotechnology and design with results that promise to change forever the way we dye our garments and beyond. Designer and biomolecular scientist Jesse Adler has identified fungi as the ideal resource to further this mission. Her project Alchemical Mycology, presented at the latest edition of Dutch Design Week, explores the potential of these creatures in reducing or eliminating our dependence on dyes from nonrenewable resources. “Collaborating” with the mycelium world – of which she considers herself an “alchemist” – Adler has developed a line of make-up products in which the dyes are extracted from fungi, lichens, yeasts and molds, in addition to tinting eyeshadows and lipsticks in shades ranging from light blue to red to ochre, reveal characteristics worthy of the best skincare products: from antioxidant properties to UV protection.

Adler, a graduate of Central Saint Martins in London with a master’s degree in Material Futures, is already thinking of future developments in her color extraction method that could represent a breakthrough going far beyond the makeup world.

“My goal is to extract the organism from nature once, and then cultivate and reproduce it in the lab so that the ecosystem can function normally without any interference from me” the designer explains about her research, which is constantly evolving. Last September, Adler began a five-month residency at the Jan van Eyck Academie in Maastricht, in collaboration with Central Saint Martins, to research other applications of these pigments.

Among the Jan van Eyck Academie’s initiatives is the Future Materials Bank project, an open source index of hundreds of new bio-based and sustainable materials. Within the platform, there is no shortage of projects proposing alternatives to industrial dyes: from Color Amazonia, which aims to safeguard natural pigments and dyeing methods typical of the Amazonian land, to projects such as If a Tree Falls or Bark Pigment, which exploit bark as dye, and finally to systems for dyeing textiles from bacteria.

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With Moving Pigments, designer Charlotte Werth – also a Central Saint Martins with an MA in Material Futures graduate – proposes an automated and scalable system for producing textile pigments from cultures of live bacteria, achieving a delicate, and not always predictable, tie-dye effect.

In 2018, Werth built a microbiological laboratory to experiment with these organisms in the production of textile dyes. The result is a device similar to a traditional loom, where the fabric, sterilized before and after the dyeing process, goes through four dye baths, that is, a liquid substance already inoculated with bacteria. “These microorganisms need oxygen to grow and produce pigments. “Feeding” the fabric through these dye baths creates lines and shades of color: thus the bacteria grow directly on the fabric, creating unique patterns and designs.”

“The coloring process can be strictly guided, but not completely controlled, which means that small irregularities occur in the design process” Werth explains, describing a sort of collaboration with microorganisms that take an active part in the design process. A co-design that embraces the unpredictable and imperfect in nature by opening up new scenarios in textile design and introducing new aesthetic values that challenge the standards of uniformity demanded by the mass market.

Werth is not the only one who has sought in bacteria an alternative to polluting chemical dyes. There are also those who, like Britain’s Colorifix, have made a business out of “sustainable color science.” Leveraging the principles of synthetic biology, Colorifix produces natural pigments in the laboratory by “growing” them through on-site fermentation of bacterial colonies in a process that researchers liken to brewing beer. By genetically (but ethically) modifying organisms, Colorifix develops palettes inspired by nature’s colors through a system that is replicable and, therefore, sustainable. “The first step is to find a color created by an organism in nature, be it an animal, plant, insect or microbe. Through online DNA sequencing (therefore never done on a physical specimen) we identify the exact genes that lead to pigment production and translate the DNA code into our microorganism. The resulting engineered microorganism is able to produce the pigment just as it is produced in nature.”

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Per millenni, uomini e donne hanno impiegato pigmenti naturali – estratti da vegetali, funghi, minerali o animali – per tingere i tessuti. Finché, nel 1856, il chimico inglese William Henry Perkin non brevettò la prima tintura sintetica al mondo, un colorante violaceo chiamato “porpora di anilina” o mauveina. Questa invenzione aprì la strada all’industria dei coloranti come la conosciamo oggi. Infatti gran parte dell’abbigliamento o del makeup sul mercato viene tinto con derivati petrolchimici – diretti discendenti del pigmento sintetizzato da Perkin – molto dannosi per la salute e per l’ambiente, responsabili del 3% delle emissioni globali di carbonio e del 20% dell’inquinamento delle acque di cui è responsabile l’industria tessile.

Tuttavia – come sostiene Phil Patterson, consulente e direttore di Colour Connection – tornare alle tinture naturali non è più un’opzione sostenibile. Oltre ad essere costosi e richiedere grandi quantità di materia prima, i coloranti organici fanno affidamento su una filiera che rischia, a lungo termine, di compromettere le risorse naturali del nostro pianeta – in particolare vegetali, quando il pigmento è estratto da piante, minerarie nel caso di coloranti come l’ocra o il blu cobalto. Secondo Patterson, la soluzione si troverebbe quindi nell’intersezione tra naturale e sintetico, uno spazio ibrido dove gli schemi della natura si prestano all’implementazione umana.

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Lo sviluppo di pigmenti sostenibili, ottenuti da processi rinnovabili, è la sfida congiunta a cui si stanno dedicando designer, ricercatori e aziende, combinando biotecnologie e design con risultati che promettono di cambiare per sempre il modo in cui tingiamo i nostri capi e non solo. La designer e biomolecular scientist Jesse Adler ha individuato nei funghi la risorsa ideale per portare avanti questa missione. Il suo progetto Alchemical Mycology, presentato all’ultima edizione di Dutch Design Week, esplora le potenzialità di questi organismi nel ridurre o eliminare la nostra dipendenza dai coloranti provenienti da risorse non rinnovabili. “Collaborando” con il mondo del micelio – di cui si considera “alchimista” – Adler ha sviluppato una linea di prodotti make-up in cui le sostanze coloranti estratte da funghi, licheni, lieviti e muffe, oltre a tingere ombretti e rossetti con nuances che vanno dall’azzurro, al rosso, all’ocra, rivelano caratteristiche degne dei migliori prodotti skincare: dalle proprietà antiossidanti fino alla protezione dai raggi UV.

Adler, laureata al Central Saint Martins di Londra con un master in Material Futures, pensa già agli sviluppi futuri del suo metodo di estrazione del colore che potrebbe rappresentare una svolta andando ben oltre il mondo del makeup.

“Il mio obiettivo è quello di estrarre l’organismo dalla natura una sola volta, per poi coltivarlo e riprodurlo in laboratorio, in modo che l’ecosistema possa funzionare normalmente senza alcuna interferenza da parte mia”, spiega la designer a proposito della sua ricerca, che è in continua evoluzione. Lo scorso settembre Adler ha iniziato una residenza di cinque mesi presso la Jan van Eyck Academie di Maastricht, in collaborazione con Central Saint Martins, per ricercare altre applicazioni di questi pigmenti.

Tra le iniziative della Jan van Eyck Academie c’è il progetto Future Materials Bank, un indice open source che raccoglie centinaia di nuovi materiali bio-based e sostenibili. All’interno della piattaforma, i progetti che propongono alternative a coloranti industriali non mancano: da Color Amazonia, che mira a salvaguardare pigmenti e metodi di tintura naturali tipici del territorio amazzonico, a progetti come If a Tree Falls o Bark Pigment, che sfruttano la corteccia come colorante fino ad arrivare a sistemi per la colorazione di tessuti a partire dai batteri.

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Con Moving Pigments, la designer Charlotte Werth – anche lei uscita dal Central Saint Martins con un MA in Material Futures – propone un sistema automatizzato e scalabile per produrre pigmenti tessili da colture di batteri vivi, ottenendo un delicato, non sempre prevedibile, effetto tie-dye. 

Nel 2018, Werth ha costruito un laboratorio microbiologico per sperimentare con questi organismi nella produzione di coloranti tessili. Il risultato è un dispositivo simile a un tradizionale telaio, dove la stoffa, sterilizzata prima e dopo il processo di colorazione, passa attraverso quattro bagni di tintura, ovvero una sostanza liquida già inoculata con i batteri. “Questi microrganismi hanno bisogno di ossigeno per crescere e produrre pigmenti. ‘Nutrendo’ il tessuto attraverso questi bagni di tintura, si creano linee e sfumature di colore: così i batteri crescono direttamente sul tessuto, creando pattern e disegni unici.”

“Il processo di colorazione può essere guidato in modo molto rigoroso, ma non controllato completamente, il che significa che si verificano piccole irregolarità nel processo di progettazione” spiega Werth, descrivendo una sorta di collaborazione con i microrganismi che hanno parte attiva nel processo progettuale. Un co-design che abbraccia l’imprevedibile e l’imperfetto della natura aprendo nuovi scenari nel design dei tessuti e introducendo nuovi valori estetici che mettono in discussione gli standard di uniformità richiesti dal mercato di massa. 

Werth non è l’unica ad aver ricercato nei batteri un’alternativa agli inquinanti coloranti chimici. C’è anche chi, come l’inglese Colorifix, della “scienza del colore sostenibile” ha fatto un’azienda. Sfruttando i principi della biologia sintetica, Colorifix produce pigmenti naturali in laboratorio “coltivandoli” attraverso la fermentazione in loco di colonie batteriche in un processo che i ricercatori paragonano alla produzione di birra. Con la modificazione genetica (ma etica) degli organismi, Colorifix sviluppa palette ispirate ai colori della natura attraverso un sistema replicabile e perciò sostenibile: “Il primo passo consiste nel trovare un colore creato da un organismo in natura, sia esso un animale, una pianta, un insetto o un microbo. Attraverso il sequenziamento del DNA online (mai un esemplare fisico) individuiamo i geni esatti che portano alla produzione del pigmento e traduciamo il codice del DNA nel nostro microrganismo. Il microrganismo ingegnerizzato che ne risulta è in grado di produrre il pigmento proprio come viene prodotto in natura”.

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Matteo Brasili is a designer dealing with product and innovation and currently collaborates with Odo Fioravanti studio. In 2020 the designer won the James Dyson Award Italy thanks to the Nuvola di Mare (Cloud of Sea) product, part of the Tre Miglia system.

The project aims to solve water pollution by exploiting the habits of the human beings who navigate it, through the creation of an innovative circular business-to-business system between industries and fishermen, and introducing a new tool able to enhance human capabilities when collecting microplastics present in the sea.

The fishermen usually collect plastic waste at sea and bring it back to the shore. These are then divided by type and delivered for recycling. The role of the industry will then be to reintroduce this waste into its production, where a percentage of the proceeds obtained from the sales will be paid to fishermen, so as to encourage the waste collection and to make up for the non-recognition of the work done by the sailors.

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The aim of Tre Miglia is to reshuffle the cards currently available, creating new circuits capable of benefiting both industries (fishing and recycling), transforming the requalification of the sea not only into an environmental act, but also into a job. Nuvola di mare is an innovative easy-to-use tool, adaptable to any type of boat, which encourages and facilitates seafarers interested in the health of the marine world.

The product helps the recovery of microplastics that have contaminated the waters of our planet for years: when the boat is in operation Nuvola di Mare is left floating in the water and thanks to the filter system (at first a rotating filter, now double static) it captures the small plastic particles which will then be recycled once the boat returns to port. When not in use, the product is hooked to the boat.

The system is composed of 4 parts: two external parts that make up the water passage channel and hold the rope, a removable central ring and the rotating internal filters. The shape of the tool is inspired by fishing nets for small organisms such as plankton and fenders. The external surface recalls the texture of the shells which, together with the wing-shaped section of the product, creates a friction with the water, allowing it to flow into the filter.

Nuvola di Mare differs from other systems capable of collecting microplastics for various reasons: first of all, it moves in the sea via a boat, therefore it does not need any other source of energy to move and collect micro-plastics. Secondly, it is an intuitive product and allows for easy carryover and sorting of rubbish on the shore. Last but not least, this product can be sold in port areas, where sailors rent it and in return receive discounts within the port, promoting a new type of system for the protection of the sea.

For more information on the project and to contribute to the production of this new system, visit and follow Matteo Brasili on Instagram!

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Matteo Brasili è un designer che si occupa di prodotto e innovazione e al momento collabora con lo studio di Odo Fioravanti. Nel 2020 vince il James Dyson Award Italia grazie al prodotto Nuvola di Mare, parte del sistema “Tre Miglia”.

Il progetto mira a risolvere l’inquinamento delle acque sfruttando le abitudini dell’uomo che le naviga, attraverso la creazione di un innovativo sistema circolare business-to-business tra industrie e pescatori e introducendo Nuvola di Mare, un nuovo strumento in grado di ampliare le capacità umane nella raccolta delle microplastiche presenti in mare.

Molto spesso i pescatori raccolgono i rifiuti di plastica e li riportano a riva. Questi vengono poi separati in base alla loro tipologia e consegnati per il riciclo. Il ruolo dell’industria sarà quello di reintrodurre questi scarti nella propria produzione. Una percentuale del ricavato dalle vendite sarà versata ai pescatori, così da favorire oltre che la cattura dello sporco e il riconoscimento del lavoro fatto dai marinai.

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L’obiettivo del progetto “Tre Miglia” è quello di rimescolare le carte a disposizione, creando nuovi circuiti capaci di avvantaggiare entrambe le industrie, trasformando la riqualificazione del mare non solo in un atto ambientale ma anche in un lavoro: per questo nasce “Nuvola di mare”, uno strumento innovativo e di facile utilizzo, adattabile a qualsiasi tipo di imbarcazione, che incoraggia e facilita il lavoro dei pescatori interessati alla salute del mondo marino.

Il prodotto aiuta il recupero delle microplastiche che hanno contaminato le acque del nostro pianeta per anni: quando la barca è in funzione Nuvola di Mare viene lasciato galleggiare in acqua e grazie al sistema di filtri (prima un filtro rotante, ora il progetto presenta un doppio filtro statico) cattura le piccole particelle di plastica che verranno poi riciclate una volta che la barca rientrerà in porto. Quando non è in uso, il prodotto viene agganciato alla barca.

Il sistema è composto da 4 parti: due parti esterne che costituiscono il canale di passaggio dell’acqua e trattengono la fune per il fissaggio del prodotto, un anello centrale amovibile e il doppio filtro statico. La forma dello strumento si ispira alle reti da pesca per piccoli organismi come il plancton e i parabordi. La superficie esterna si ispira alla texture delle conchiglie che, unita alla sezione ad ala del prodotto, crea un attrito con l’acqua permettendole di defluire nei filtri.

A differenza di altri prodotti, Nuova di Mare sfrutta il movimento della barca quindi non ha bisogno di nessun’altra fonte di energia per muoversi in mare. In secondo luogo, è un prodotto intuitivo e consente un facile trasferimento e smistamento dei rifiuti sulla riva. Infine, questo prodotto può essere venduto nelle aree portuali, dove i marinai lo noleggiano ricevendo in cambio sconti all’interno del porto, promuovendo un nuovo tipo di sistema per la tutela del mare.

Per maggiori informazioni sul progetto e per contribuire alla produzione di questo nuovo sistema, visitate e seguite il profilo Instagram di Matteo Brasili!

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Just like last year, KeepLife is back with a new call to experiment with the homonymous material and exhibit one’s project at Milan Design Week 2023 and Dutch Design Week 2023. For those who are not yet familiar with it, KeepLife is a composite material that is wood-like in nature, moldable and self-hardening, created using the shells of hazelnuts, chestnuts, walnuts, almonds, pistachios and peanuts, with the addition of a binder free of harmful solvents and formaldehyde. The material was designed and patented by Pietro Petrillo in 2017. The following year, designer Ilaria Spagnuolo joined the project. Together in April 2022 the two founded the benefit company Piila srl in Caserta.

This year’s project call is called Bestiario and aims to send a message of sustainability and awareness to both young and old: animals today are becoming extinct at a rate about 100 times faster than in the past, between climate change and habitat destruction. Bestiario wants to bring attention to the problem by starting with an object as simple as a game or a desk product in the shape of an animal.

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Piantatoio, Matali Crasset, Call Keep It Going (2020)

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Selected projects will have the opportunity to be exhibited at Milan Design Week 2023 and Dutch Design Week 2023 in Eindhoven. Keeplife invites you to enter the Bestiario call by submitting sketches, drawings or renders following only one simple rule: design an animal (real or fantasy) starting from a basic shape of size 100x200x50 mm. The team will then select the best designs. Among the selection criteria are: attention to material waste, the possibility of envisioning modular animals, sustainability, feasibility, originality and consistency with brand values.

By becoming a KeepLife partner you will be recognized a royalty starting from the first sale of the product designed. This will be guaranteed and established through a proper contract. For contest specifics you can download the Bestiario call here.

For more information you can contact Keeplife and follow the brand on Instagram!

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Come l’anno scorso, KeepLife torna con una nuova call, Bestiario, per sperimentare con l’omonimo materiale ed esporre il proprio progetto alla Milano Design Week 2023 e alla Dutch Design Week 2023.

Per chi ancora non lo conoscesse, Keep Life è un materiale composito a natura lignea, plasmabile e auto-indurente, creato utilizzando i gusci di nocciole, castagne, noci, mandorle, pistacchi e arachidi, con l’aggiunta di un legante privo di sostanze nocive, solventi e formaldeide. Il materiale è stato progettato e brevettato da Pietro Petrillo nel 2017. L’anno successivo la designer Ilaria Spagnuolo entra a far parte del progetto. Insieme nell’aprile del 2022 i due fondano a Caserta la società benefit Piila srl.

La call di progetto di quest’anno si chiama Bestiario e vuole lanciare un messaggio di sostenibilità e sensibilizzazione a grandi e piccoli: oggi gli animali si estinguono a una velocità circa 100 volte superiore a quella del passato, tra cambiamenti climatici e distruzione degli habitat. Bestiario vuole porre l’attenzione sul problema partendo da un oggetto semplice come un gioco o un prodotto da scrivania a forma di animale.

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I progetti selezionati avranno l’opportunità di essere esposti alla Design Week di Milano 2023 e alla Dutch Design Week 2023 di Eindhoven. Keeplife vi invita a partecipare al bando “Bestiario” inviando schizzi, disegni o render seguendo solo una semplice regola: progettare un animale (vero o fantastico) a partire da una forma base delle dimensioni 100x200x50 mm. Il team selezionerà poi i progetti migliori. Tra i criteri di selezione ci sono: l’attenzione allo scarto materico, la possibilità di prevedere animali componibili, la sostenibilità, la fattibilità, l’originalità e la coerenza con i valori del marchio.

Diventando partner di KeepLife vi sarà riconosciuta una royalty a partire dalla prima vendita del prodotto progettato. Il tutto sarà garantito e stabilito tramite regolare contratto. Per le specifiche tecniche del concorso potete scaricare la call Bestiario qui.

Per maggiori informazioni potete contattare Keeplife.it e seguire il brand su Instagram!

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