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Attraverso i suoi progetti, il designer e ingegnere di origini giapponesi Yuta Ikeya (1991) ci mostra un nuovo modo di guardare alla natura, attento alla temporalità e al rispetto degli ecosistemi. Grazie alla sua formazione, il designer, che vive e lavora a Utrecht (Olanda), sperimenta creando strumenti e attrezzature in grado di accogliere l’incertezza e l’incontrollabilità della natura. Le sue esplorazioni progettuali sono guidate dal fascino verso l’interazione con specie non umane, in particolare con gli insetti.

Questo suo interesse inizia ad essere evidente nel 2022 con Metamorphonic che indaga un rapporto alternativo tra umani e bachi da seta domestici (Bombyx mori): un sistema a tre habitat per le diverse fasi del loro ciclo vitale, con sensori che rilevano i movimenti degli insetti generando suoni sintetizzati. Il paesaggio sonoro ambientale cambia continuamente e riflette la temporalità della specie. Il progetto mette in discussione il nostro atteggiamento utilitaristico verso questa specie e esamina se sia possibile sviluppare una relazione completamente diversa con essa.

Nel 2023 invece, ARC — Algal Relay Computer nasce come critica alla velocità delle tecnologie contemporanee. Si tratta di una forma semplice di computer che incorpora la crescita della microalga Spirulina platensis nel processo di calcolo. In questo modo l’elaborazione di un semplice calcolo richiede molto più tempo perché bisogna aspettare che la coltura raggiunga una certa densità. ARC è un computer che segue i tempi della natura, una provocazione che ha l’obiettivo di far riflettere sulla temporalità della tecnologia e come questa ci condiziona.

Negotiating with the Garden è un progetto ancora in corso nel giardino di Yuta Ikeya. Al momento l’attività speculativa che il designer sta seguendo è “fare ceramica con le api”, collaborando con le api muratrici rosse (Osmia bicornis) che utilizzano il fango per costruire i loro nidi. Un tornio da ceramica, progettato per questa collaborazione, diventa anche una stazione di raccolta del fango per le api interrompendo la sua rotazione quando queste sono presenti. Fermando temporaneamente il lavoro umano, questo strumento mette in discussione il ruolo centrale dell’essere umano e concede aiuto alle api muratrici. Come Metamorphonic, questo progetto esplora la possibilità di creare una nuova relazione con altre specie, in questo caso concentrandosi sullo scambio di materiali.

Per approfondire il metodo del designer, abbiamo fatto alcune domande:

Da dove nasce il tuo interesse per il ruolo della tecnologia nell’interazione tra esseri umani e insetti?
Yuta: Anche se ho amato gli insetti fin da bambino, questa passione con il tempo è diventata solo un hobby. Quando ho deciso di intraprendere una carriera come ingegnere, ho sentito che il mio legame con la natura si allontanava sempre di più dalla mia vita professionale. Il ruolo principale della tecnologia per me è diventato quello di rendere le cose più veloci ed efficienti. È un approccio molto diverso rispetto a quando si crea qualcosa per uso personale, spinti da una motivazione puramente intrinseca. Alcune persone sostengono che la tecnologia, in generale, abbia un impatto negativo dal punto di vista ambientale ed ecologico. Tuttavia, credo che la questione non sia così netta: molte innovazioni create dagli ingegneri nascono da una curiosità pura. Non considero questa curiosità intrinsecamente dannosa. Il vero problema emerge quando queste innovazioni vengono prodotte in massa e integrate nei sistemi capitalistici, al punto da avere un impatto significativo sull’ambiente. Quando la società dipinge la tecnologia come un mezzo per dominare e controllare la natura, io sono interessato a esplorarne ruoli alternativi. Come potrebbe la tecnologia arricchire il nostro modo di vivere sulla Terra e di relazionarci con altre forme di vita? Questa esplorazione nasce dal mio interesse personale per gli insetti.

Come designer e ingegnere, come vedi gli sviluppi tecnologici attuali, soprattutto in relazione alla sostenibilità ambientale? Pensi che ci sia spazio per un approccio diverso?
Yuta: Abbiamo visto molti esempi di come i progressi tecnologici abbiano influenzato l’evoluzione di altre specie. Durante la Rivoluzione Industriale nel Regno Unito, l’inquinamento atmosferico ha influenzato la selezione naturale della falena betularia (Biston betularia), portando la specie a sviluppare una colorazione più scura. Più recentemente, alcuni ricercatori hanno suggerito che le falene notturne stiano evolvendo per non essere attratte dalla luce artificiale (Battles et al., 2024). Questi esempi evidenziano come le conseguenze ambientali della tecnologia spesso vadano oltre l’ambito tradizionale di competenza di designer e ingegneri. Credo che ci sia un bisogno crescente di collaborare con scienziati come biologi ed ecologi per valutare cosa progettiamo e come lo progettiamo. Inoltre, sono particolarmente interessato a tecnologie che sfidano le tendenze principali incentrate sull’efficienza e che invece incoraggiano nuovi modi di pensare e interagire con altre forme di vita. Oltre all’innovazione tecnologica, i governi hanno un ruolo cruciale nella protezione dell’ambiente. Per esempio, ho letto che il Regno Unito ha introdotto la legge sul Biodiversity Net Gain (BNG), che richiede alle organizzazioni di tenere conto dell’impatto delle loro attività sulla biodiversità. Spero di vedere più iniziative di questo tipo.

A cosa stai lavorando al momento? Stai considerando di sviluppare progetti più commerciali da proporre al mercato?
Yuta: I miei prossimi progetti continueranno a esplorare modi alternativi di relazionarsi con la vita non umana attraverso la tecnologia. Al momento, non sto considerando la commercializzazione di questi lavori incentrati sulla natura. Anzi, credo che portare su scala commerciale una delle mie idee di design potrebbe persino avere conseguenze ecologiche negative. Che questi progetti vengano commercializzati o meno, il mio obiettivo è condividere la gioia di interagire con altre forme di vita in modo il più possibile rispettoso e non dannoso.

Attraverso i suoi progetti, Yuta Ikeya propone una tecnologia gentile, a misura e velocità dell’ambiente che ci circonda, in grado di avvicinarci a comprendere in maniera più approfondita il nostro rapporto con altre specie. Una serie di progetti originali che invitano a riflettere sul nostro ruolo nell’ambiente che ci circonda. Per maggiori informazioni sui lavori di Yuta Ikeya potete visitare il suo sito o seguirlo su Instagram!

Il rapporto con la tecnologia è diverso per ognuno di noi e per molti è spesso problematico, ma nei prossimi anni potremmo vedere dei cambiamenti reali. Un esempio recente è il progetto Little Signals, di Google’s Seed Studio in collaborazione con il londinese Map Project Office, che sperimenta nuove modalità di interazione con la tecnologia.

Il risultato sono sei concept in grado di coinvolgere delicatamente i sensi, facendo uso di movimento, ombre e suoni, per farci sapere quando le nostre vite digitali hanno bisogno di attenzione. Little Signals, infatti, si basa sulla Calm Technology: l’idea si ispira ai suoni degli oggetti quotidiani, come la teiera o l’orologio, in grado di segnalarci in maniera poco invasiva che il té è pronto, o che è ora di svegliarsi. L’obiettivo è quello di rimanere informati mantenendo momenti di calma.

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Il progetto speculativo Little Signals si compone di sei oggetti:

– AIR, interagisce con uno sbuffo d’aria nell’ambiente circostante. Come un soffio su una foglia, per avvisarti che è arrivata una notifica.
– BUTTON, aumenta il suo volume e suona quando è pieno di informazioni, a cui si può accedere roteando il tappo verso destra e sinistra.
– MOVEMENT, è costituito da sette piccoli pioli che possono rappresentare i giorni del calendario o un conto alla rovescia… Attraverso il loro movimento e cambio di altezza possono comunicare insieme o in maniera indipendente.
– RYTHM, un generatore di suoni, che attraverso frequenza e volume comunica l’importanza dell’informazione. Basta girarlo a testa in giù per spegnerlo.
– SHADOW, un oggetto che comunica tramite la creazione della propria ombra, che si muove a seconda della tipologia di informazione.
– TAP, batte sulle superfici intorno a sè, del tavolo, della bottiglia, per avvisarti. Un tap più forte significa una notizia più urgente.

Little Signals è un progetto speculativo molto interessante che offre una nuova prospettiva sulle interazione future tra noi e la tecnologia. Per saperne di più potete visitare il sito del progetto.

All imagery courtesy of Google and Map Project Office
Photography by Taran Wilkhu 

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IASO ha debuttato nel 2018 con un wearable device antidolorifico per stimolare la rigenerazione dei tessuti. Nel corso degli anni, il prodotto ha ottenuto il sostegno di atleti, appassionati e medici, soprattutto per i risultati nell’alleviare il dolore cronico senza alcun farmaco, ma c’era un problema. La prima versione di IASO è troppo piccola per coprire aree grandi e partendo proprio da questo feedback, WellsCare, compagnia fondata a Los Angeles nel 2016 per fornire prodotti sanitari innovativi ed efficaci, ha creato IASO Ultra, una versione più grande ma non solo…

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Il prodotto infatti non ha solo dimensioni maggiori rispetto la sua versione precedente, ma nasce con l’obiettivo di guarire tessuti e cellule senza l’utilizzo di antidolorifici e farmaci. Per farlo utilizza una combinazione di 4 terapie diverse per la cura del dolore: a laser freddo, a LED blue, termica, massaggio vibratorio.

Il dispositivo è dotato di una cinghia che consente di indossarlo su qualsiasi parte del corpo ed è ricaricabile. Combina gli effetti di quattro tecnologie per accelerare la guarigione aumentando il flusso sanguigno e alleviando naturalmente il dolore. La modalità di terapia a laser freddo (di cui l’originale IASO è stato pioniere) aiuta a rigenerare i tessuti danneggiati penetrando in profondità nella pelle. Il trattamento è ulteriormente supportato dai LED blu che riabilitano la pelle e i tessuti sottostanti. Mentre i LED e i laser funzionano a livello dei tessuti profondi, la modalità di terapia del calore di IASO Ultra consente al dispositivo di funzionare come un impacco caldo. Il calore generato aiuta a migliorare la circolazione sanguigna nelle aree interessate, rilassando i muscoli e fornendo comfort. La modalità Vibrazione aiuta a sciogliere i nodi muscolari con un buon massaggio. La vibrazione amplifica l’effetto benefico della terapia per una migliore e rapida guarigione.

Tutto questo in un dispositivo elegante a forma di pad, portatile, ricaricabile e facile da usare: l’interfaccia a due pulsanti rende l’utilizzo accessibile a tutti. In due parole, IASO Ultra. Purtroppo la campagna Indiegogo non è andata a buon fine ma l’azienda assicura che continuerà lo sviluppo del prodotto per la vendita.

Designer: Sung Won Lee di WellsCare

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(via yankodesign)

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Through his projects, Japanese-born designer and engineer Yuta Ikeya (1991) introduces a new way to engage with nature, one that is mindful of temporal rhythms and respectful of ecosystems. Based in Utrecht, Netherlands, Ikeya uses his design expertise to create tools and equipment that embrace the unpredictability of the natural world. His design explorations are driven by a fascination with interactions between humans and non-human species, particularly insects.

This interest first became apparent in 2022 with Metamorphonic, a project exploring an alternative relationship between humans and domesticated silkworms (Bombyx mori). The project includes a three-habitat system representing different stages of the silkworm lifecycle, with sensors that detect insect movement to produce synthesized sounds. This constantly shifting soundscape mirrors the temporal nature of the species, challenging our utilitarian attitudes and questioning whether a truly different relationship with them is possible.

In 2023, ARC — Algal Relay Computer was born as a critique of the rapid pace of contemporary technologies. This simple computer incorporates the growth of microalgae (Spirulina platensis) into its calculation process. Here, even a basic computation takes significantly longer, as the circuit must wait for the algae culture to reach a certain density. ARC is a computer that moves at the pace of nature, prompting reflection on the temporality of technology and the ways it shapes our perception of time.

Negotiating with the Garden is an ongoing project in Ikeya’s garden. Currently, the designer is working on a speculative activity he calls “pottery with bees,” featuring red mason bees (Osmia bicornis), which use mud to build their nests. A pottery wheel, specially designed for this collaboration, also serves as a mud collection station for the bees, stopping its rotation when they are present. By temporarily halting human activity, this tool challenges human centrality and offers support to the bees. Like Metamorphonic, this project explores the possibility of building a new kind of relationship between human and other species.

To delve deeper into his approach , we asked Yuta a few questions.

Where does your interest in the role of technology in human-insect interaction come from?
Yuta: Although I’ve loved insects since childhood, this passion gradually became just a hobby as I grew older. When I decided to pursue a career as an engineer in industry, I felt that my connection to nature grew increasingly distant from my professional life. The primary role of technology in my life shifted to making things faster and more efficient. This is a very different mindset from creating something for personal use, driven purely by intrinsic motivation.
Some people argue that technology, in general, has a negative impact from environmental and ecological perspectives. However, I believe the issue isn’t so black and white. Many innovations by engineers are born from pure curiosity. I don’t see such curiosity as inherently harmful. The real problem arises when these innovations are mass-produced and embedded within capitalist systems to the point where they begin to significantly impact the environment.
When society portrays technology as a means to dominate and control nature, I’m interested in exploring alternative roles for it. How might technology enhance our lives and deepen our relationships with other living beings? This exploration stems from my personal fascination with insects.

As a designer and engineer, how do you view current technological developments, especially regarding environmental sustainability? Do you see potential for a different approach?
Yuta: We’ve seen many examples of how technological advancements have influenced the evolution of other species. During the Industrial Revolution in the UK, atmospheric pollution affected the natural selection of the peppered moth (Biston betularia), causing the species to develop darker coloration. More recently, researchers have suggested that nocturnal moths are evolving to avoid artificial lights (Battles et al., 2024). These examples highlight how the environmental consequences of technology often fall outside the traditional scope of designers and engineers. I believe there is a growing need for collaboration with scientists such as biologists and ecologists to evaluate what we design and how we design it. Moreover, I’m particularly interested in technologies that challenge mainstream trends of efficiency and instead encourage new ways of thinking and interacting with other life forms. Beyond technological innovation, governments also have a crucial role to play in environmental protection. For instance, I’ve read that the UK has introduced the Biodiversity Net Gain (BNG) law, which requires organizations to account for the biodiversity impacts of their activities. I hope to see more initiatives like this.

What are you working on at the moment? Are you considering developing more commercial projects to propose to a potential market?
Yuta: My upcoming projects will continue to explore alternative ways to engage with nonhuman life through technology. At the moment, I’m not considering commercialization for these nature-focused works. In fact, I believe that scaling up one of my design ideas for commercial production could even have negative ecological consequences. Whether or not these projects become commercial, my goal is to share the joy of interacting with other life forms in a way that is as harmless as possible.

Through his projects, Yuta Ikeya advocates for a gentle, environmentally conscious technology that encourages a deeper understanding of our connection with other species. His original works prompt reflection on our role in the surrounding environment. For more on Yuta Ikeya’s work, visit his website or follow him on Instagram!

The relationship with technology is different for each of us and, for many, often problematic, but in the coming years we could see real changes. A recent example is the Little Signals project, by Google’s Seed Studio in collaboration with the London-based Map Project Office, which experiments with new ways of interacting with technology.

The result is six concepts that delicately engage the senses, making use of movement, shadows and sounds, to let us know when our digital lives need attention, but otherwise work to maintain a sense of calm. Little Signals, in fact, is built on Calm Technology: the idea is inspired by everyday objects and their subtle ways to inform us – from the moving hands of a clock, to the whistle of a kettle. The goal is to stay up-to-date with digital information while maintaining moments of calm.

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The Little Signals speculative project consists of six objects:

  • AIR interacts with a puff of air with its close surroundings. Pulses of air move nearby items, like the leaves of a plant, to attract attention.
  • BUTTON combines scale and sounds to communicate and provide control. The top twists and grows as it receives information. It plays a tone when full.
  • MOVEMENT consists of seven pegs that graphically represent information – like a calendar or timer- through their height and motion. The pegs work individually or as a group.
  • RYTHM generates ambient sounds. Qualities of the melody convey qualities of the information, like its importance, urgency or tone. A wave over the object, or simply turning it over, mutes it.
  • SHADOW communicates through the movements of the shadow it casts. They show the object’s status.
  • TAP makes use of surfaces to create sounds that act as notifications. A stronger tap means more pressing news.

Little Signals is an interesting speculative project that offers a new perspective on the future interactions between us and technology. To find out more, visit littlesignals.withgoogle.com

All imagery courtesy of Google and Map Project Office
Photography by Taran Wilkhu 

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Started a few months ago with the Studio Lamp series, Isato Prugger continues the experimentation with wood and light. Presented at the last edition of Edit Napoli, A Straight Tree Has Seen No Storm is the name of the new collection, that along with Studio Lamp comprises 3 other pieces, Studio Lamp Bis, Arcipelago, floor and suspension model, and the Isola wall lamp. All the products are handcrafted by woodworkers from Val Gardena and assembled in the designer’s Milanese studio.

The project was born as a critique of standardized spaces which, according to the designer, flatten the diversity of thought, as the mind is also forged by spaces (and forms) (and people). Therefore, the products are a delicate meeting point between a domestic object and an artistic sculpture, in search of a sense of warmth and welcome. The Studio Lamp Bis piece is inspired by the first collection but adds a light point, opposite to the first. With only ten centimeters more in height, the product is updated and becomes even more unique. Like the previous one, it comes in a series of 100 pieces in six different wood essences: olive, wengé, padouk, oak, Canaletto walnut, and white ash.

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Arcipelago plays with the heavy aesthetic of the lampshade to transform it into a painting: the fabric becomes a metaphor for the sea and the wood becomes an archipelago. Thanks to their natural curves, the small sculptures decorate the geometry of the lampshade. The result is a pattern of light and shadow that amplifies the colors and grain of the wood. Completely made in Italy, on request the product can be made with a different wood essence and a different type of electric plug.

Perfect for the world of hospitality, the Isola applique lamps break the rigidity of the environment with an organic shape, made from a single piece of solid wood (Canaletto walnut in the photo). The sculpture is the result of an experiment to bring alternative furnishings to domestic environments: Isola was born as a set of lamps with two different shapes, to create an almost mirror effect on the sides of the bed. Again, upon request, the essence of the wood can be customized, as well as the fabric of the lampshade.

A Straight Tree Has Seen No Storm shows us the union of wood and light from a new point of view and, like the first Studio Lamp product, emphasizes the role of the designer, who acts as a mediator between the world of craftsmanship and industry. Through the combination of industrial and artisanal processes, the collection brings the beauty of wood back into our homes with an aesthetically pleasing object, which must be shown.

For more information contact Isato Prugger and follow him on Instagram!
Cover Image © Serena Eller

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Isato Prugger continua la sperimentazione con legno e luce iniziata qualche mese fa con la serie Studio Lamp, di cui abbiamo parlato qui. A Straight Tree Has Seen No Storm è il nome della nuova collezione, presentata alla scorsa edizione di Edit Napoli, che vede l’aggiunta di altri tre pezzi a Studio Lamp, Studio Lamp Bis, Arcipelago, da terra e da sospensione, e l’applique Isola. Tutti i prodotti sono lavorati dagli artigiani della Val Gardena e assemblati nello studio milanese del designer.

Il progetto nasce principalmente come critica agli spazi standardizzati che, secondo il designer, appiattiscono la diversità di pensiero, in quanto la mente è forgiata anche dai luoghi (e forme) (e persone) che si frequentano. I prodotti, quindi, sono un delicato punto d’incontro tra oggetto domestico e scultura artistica, alla ricerca di un senso di calore e accoglienza. Il pezzo Studio Lamp Bis, riprende la prima collezione ma aggiunge un punto luce, opposto al primo. Con solo dieci centimetri in più di altezza il prodotto viene aggiornato, diventando ancora più unico. Come il precedente, nasce in una serie di 100 pezzi in sei essenze lignee diverse: ulivo, wengé, padouk, rovere, noce canaletto e frassino sbiancato.

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Arcipelago gioca con la pesante estetica del paralume per trasformalo in un quadro: il tessuto diventa metafora del mare ed il legno si fa isola. Delle piccole sculture che con le loro curve naturali decorano la geometria del paralume, da terra e da sospensione. Il risultato è un pattern di luci e ombre che amplifica i colori e le venature del legno. Completamente made in Italy, su richiesta il prodotto può essere realizzato con un’essenza lignea diversa e un diverso tipo di spina a corrente.

Perfette per il mondo dell’accoglienza, le lampade applique Isola spezzano la rigidità dell’ambiente con una forma organica, ricavata da un unico pezzo di legno massello (in foto noce Canaletto). La scultura è frutto di una sperimentazione che vuole portare arredi alternativi in ambienti domestici: nasce infatti come set di lampade con due forme differenti per creare un effetto quasi speculare ai lati del letto. Anche in questo caso, su richiesta, si può personalizzare l’essenza del legno, e anche il tessuto del paralume.

A Straight Tree Has Seen No Storm ci mostra con un nuovo punto di vista il connubio legno-luce e, come il primo prodotto Studio Lamp, sottolinea il ruolo del designer, che si fa mediatore tra il mondo dell’artigianato e quello industriale. Attraverso la combinazione di lavorazioni industriali e artigianali, la collezione riporta la bellezza del legno nelle nostre case con un oggetto esteticamente piacevole, creato per essere mostrato.

Per maggiori informazioni contattate Isato Pruggerseguitelo su Instagram!
Cover © Serena Eller

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IASO debuted in 2018 as a pain-relief wearable device to stimulate tissue regeneration. Over the years, the product has gained the support of athletes, and doctors, especially for the results in relieving chronic pain without any medication, but there was a problem. The first version of IASO is too small to cover large areas and WellsCare, a company founded in Los Angeles in 2016 to provide innovative and effective health products, started from this feedback to create IASO Ultra, a larger version but not only.

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In fact, the product not only has larger dimensions than its previous version but was created with the aim of healing tissues and cells without the use of painkillers. To do this, it uses a combination of 4 different therapies for pain treatment: cold laser, blue LEDs, heat treatment, and vibration massage to heal chronic pain.

The device is equipped with a strap that allows it to be worn on any part of the body and is rechargeable. It combines the effects of four technologies to accelerate healing by increasing blood flow and naturally relieving pain. The cold laser therapy mode (pioneered by the original IASO) helps regenerate damaged tissue by penetrating deep into the skin. The treatment is further supported by IASO Ultra’s array of Blue LEDS that rehabilitate the skin and the tissues underneath. While the LEDs and lasers work on a deep-tissue level, the IASO Ultra’s heat therapy mode allows the device to work as a hot compress. The heat generated by the pad-shaped device helps improve blood circulation to the affected areas, while soothing muscles and providing comfort. A fourth Vibration mode helps loosen muscular knots and pulls with a good old-fashioned massage. Vibration adds the final touch in the therapy to enhance the process of helping the expansion of blood vessels for a better overall speedy recovery.

All of this in an elegant pad-shaped device, portable, rechargeable, and easy to use: the two-button interface makes the product accessible to everyone. In two words, IASO Ultra. Unfortunately, the Indiegogo campaign was not successful but the company assures that they will continue the product development for the sale.

Designer: Sung Won Lee, WellsCare

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(via yankodesign)

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With a spirit of research worthy of the name of Designer, Isato Prugger shows us a project that becomes fundamental for contemporary production dynamics, for many aspects. The Studio Lamp collection is the result of the desire to experiment with wood and serial production, trying not to compromise the characteristics of this material but rather amplifying them. Isato Prugger is an Italian designer with Ladin and Japanese cultural backgrounds. Founder of the MAIS Project studio together with Matteo Mariani (on WeVux with FLAI and Bicè Bio), during the pandemic he decided to embark on a very interesting personal project, the Studio Lamp collection. The main criticism behind the concept is that the modern and minimal design has preferred the use of cold and unemotional materials, perfect for the logic of standardization and repeatability. All of this, at the expense of materials such as wood, unpredictable in its characteristics and at the same time a symbol of human expressiveness. What if we try to merge these two worlds again?

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The collection of table lamps with monolithic proportions (the final dimensions are 14,5 x 8,6 x 5,1 in) combines traditional craftsmanship and industrial technology, trying to give an alternative to the continuous miniaturization and digitization of the world of lighting. Through the collaboration with the wood craftsmen of Val Gardena, his father’s birthplace, Isato designed an object sculpture that invites you to touch it, show it, perceive it. The series consists of 100 pieces in six different wood essences: olive, wengé, padouk, oak, Canaletto walnut, and white ash.

Studio Lamp is designed with OLED (Organic LED). Unlike the LED, the OLED uniformly illuminates the entire surface, thus providing full-spectrum illumination, soft and free of multi-shadows. The innovative technology also reduces eye fatigue by decreasing blue light emissions.

The designer becomes the mediator between the world of craftsmanship and the industrial one, selecting the essences and designing an important shape that pays homage to the material. Through the combination of industrial and artisanal processes, Studio Lamp brings the beauty of wood back into our homes with an aesthetically pleasing object, which must be shown. The lamps are available for purchase at the renowned design galleries The Invisible Collection (United States, United Kingdom, France), Bazar Noir (Germany), Galerie Philia (Switzerland).

Visit Isato Prugger’s website to see more projects and follow him on Instagram!
Photography by Tomaso Carbone

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Con uno spirito di ricerca degno del nome di Designer, Isato Prugger ci mostra un progetto che diventa fondamentale per le dinamiche di produzione contemporanee, sotto molti aspetti. La collezione Studio Lamp è il risultato della voglia di sperimentare con il legno e la produzione seriale, cercando di non compromettere le caratteristiche di questo materiale, artigianale per definizione, ma anzi amplificandole. Isato Prugger è un designer italiano con un background culturale ladino e giapponese. Fondatore dello studio MAIS Project insieme a Matteo Mariani (su WeVux con FLAI e Bicè Bio), durante la pandemia ha deciso di imbarcarsi in un progetto personale molto interessante, la collezione Studio Lamp. La critica principale dietro l’idea è che il design moderno e minimal ha preferito l’uso di materiali freddi e poco emozionali, perfetti per le logiche di standardizzazione e ripetibilità, a scapito di materiali come il legno, imprevedibile nelle sue caratteristiche, e al tempo stesso simbolo dell’espressività umana. E se provassimo a ri-unire questi due mondi?

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La collezione di lampade da tavolo dalle proporzioni monolitiche (le dimensioni finali sono 37 x 22 x 13 cm) unisce tradizione artigianale e tecnologia industriale cercando di dare un’alternativa alla continua miniaturizzazione e digitalizzazione del mondo dell’illuminazione. Attraverso la collaborazione con i protagonisti dell’artigianato del legno della Val Gardena, luogo natale paterno, Isato progetta una scultura oggetto che invita ad essere toccata, mostrata e percepita. La serie è composta da 100 pezzi in sei essenze lignee diverse: ulivo, wengé, padouk, rovere, noce canaletto e frassino sbiancato.

Studio Lamp illumina lo spazio per mezzo di un OLED (Organic LED) dimmerabile di ultima generazione. A differenza del LED, l’OLED illumina uniformemente l’intera superficie, fornendo quindi una luce a spettro completo, morbida e priva di ombre multiple (multi-shadow). L’innovativa tecnologia inoltre riduce l’affaticamento degli occhi diminuendo le emissioni di luce blu, così da renderne ideale l’utilizzo negli ambienti domestici.

Il designer diventa quindi il mediatore tra il mondo dell’artigianato e quello industriale, selezionando le essenze e progettando una forma importante che rende omaggio al materiale. Attraverso la combinazione di lavorazioni industriali e artigianali, Studio Lamp riporta la bellezza del legno nelle nostre case con un oggetto esteticamente piacevole, che va mostrato. Le lampade sono disponibili per l’acquisto presso le rinomate gallerie di design The Invisible Collection (Stati Uniti, Regno Unito, Francia), Bazar Noir (Germania), Galerie Philia (Svizzera).

Per vedere altri progetti di Isato Prugger visitate il suo sito e seguitelo su Instagram!
Fotografia di Tomaso Carbone

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Sometimes it happens that while admiring works of art in a museum, we fantasize and start thinking about the best location for these pieces in our home, the effect they would make on our guests, and so on… In this case, technology helps us with the Scan The World project, an open-source museum that houses an impressive archive: about 18,000 digital scans of works of art.

The collection includes historical pieces like the Bust of Nefertiti, Rodin’s The Thinker, and Michelangelo’s David, as well as other items available for download and 3D printing within hours. Recently, Scan The World teamed up with Google Arts and Culture, which cooperates with over 2,000 institutions, to add thousands of pieces to the platform. Search online can be done by collection, artist, and location. Each page also shares information about an artifact’s history and location, in addition to technical details like dimensions, complexity, and time to print. To get an idea of the 3D printed result, you can also see the images uploaded by the community at the bottom of the page (only if the file has already been downloaded and printed).

The project is part of MyMiniFactory, the largest platform for 3D printed objects. The team is currently working to enrich two sections of Scan The World that explore works from India and China. If you’re new to the process, don’t panic, MyMiniFactory offers a wide range of tutorials and tips for beginners, for example how to 3D print a realistic-looking sculpture! What are you waiting for, choose the work of art of your dreams and print it!

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via openculture

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A volte capita che mentre ammiriamo opere d’arte in un museo, fantastichiamo e iniziamo a ragionare sulla posizione migliore in cui metteremmo questi pezzi a casa nostra, sull’effetto che farebbero agli invitati, e così via… In questo caso la tecnologia ci viene incontro con la piattaforma Scan The World, un museo open source che ospita un archivio impressionante: circa 18.000 scansioni digitali di opere d’arte.

La collezione comprende pezzi storici come il Busto di Nefertiti, Il pensatore di Rodin e il David di Michelangelo, oltre ad altri oggetti disponibili per il download e la stampa 3D in poche ore. Scan the World ha recentemente collaborato con Google Arts and Culture, che coopera con oltre 2.000 istituzioni, per aggiungere migliaia di pezzi alla piattaforma. La ricerca online può essere fatta per collezione, artista e località. Ogni pagina raccoglie anche informazioni sulla storia e la posizione dell’opera, oltre a dettagli tecnici come dimensioni, complessità e tempo di stampa. Per avere un’idea del risultato stampato in 3D è anche possibile vedere le immagini caricate dalla community a fondo pagina (nel caso in cui il file sia già stato scaricato e stampato).

Il progetto fa parte di MyMiniFactory, la più grande piattaforma per oggetti stampati in 3D. Per un’offerta più completa, al momento il team sta lavorando per arricchire due sezioni di Scan The World che esplorano opere dall’India e dalla Cina. Se non avete idea di come utilizzare i file di Scan The World non temete, il sito di MyMiniFactory propone un’ampia gamma di tutorial e suggerimenti per principianti, come stampare in 3D una scultura che abbia un aspetto realistico! Cosa aspettate, scegliete l’opera dei vostri sogni e stampatela in scala 1:1 per casa vostra!

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(viaopenculture)

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The COLL COLL studio is a collaborative of architects, designer and researchers. It’s active for more than a decade and enriches local architecture through both experimental and commercial projects. They work in an interdisciplinary way, hence the name – collaborative collective. Coll Coll specializes in architecture and that’s not just about houses. It’s about an approach to problem solving and it almost doesn’t seem to matter what type of a problem it is.
Villa Sophia is an example, a perfect compromise between artificial intelligence and livability. Commissioned by a young couple returned to the Czech Republic from Canada, they both wanted to return into the Prague social life. They asked for a house that will allow the combination of work and living, next to each other but at the same time separated.

The house is located on the edge of the Trója hillside above a nature reserve with a one of a kind view of Prague. This is an enjoyed landmark for the surrounding houses as well, which is why Villa Sophia is the smallest in height as possible at the street side, so it doesn’t block the view.

The descending terrain allows for the house to open up to the south and offer three basic composed views. From the living area into the garden, from the bedroom into the treetops and from the office you can see the panorama of the city.
The double entry on the north blind facade, separate into the living and working spaces, is mainly intended for visitors. Villa Sophia is opened to the owners through the garage from which the house’s spatial spiral begins. The garage is therefore a space of equal importance to the rest of the house and practically serves as an entrance hall. In the spirit of Palladian villas, the square footprint is divided into 9 sections that ascend in a spiral up the hillside and end with the most public part of the house, the work space.

The main living space is accessible at garden level where then through the central staircase hallway we can gradually access the upper parts of the building. The entry for the resident and the visitor are antagonistic. It allows a different experience of the space or the usage of the stairway slope by descending it or in contrast, climbing it, all accordingly to the opposing ends of the spiral. The stairway is criss-crossed by a barrier-free ramp that again highlights the whole function of the house as a whole-life space for living, as was the client’s commission. It helps develop body movement in the early stages of life and makes it easier at its dawn.

Many of the structural and material choices were motivated by the emphasis on sustainability, permanency, durability and haptic stability of Villa Sophia. What can be once resolved shouldn’t be re-opened and waste more time and energy. Specialists from ČVUT were continually integrated in the preparations and process of construction itself. Material samples were tested for strength, elasticity and chemical stability and permanence. The building monolith was cast exactly so the windows would fit into the articulated facade that rotates around the house and connects its lowest and highest points.

The client’s ambition – a culturologist and computer scientist – was a functional home without compromises which is matched by their opinion on the integration and control of technologies. The user’s view of integration with the environment however doesn’t meet with the reality and conventional processes in civil engineering. Thanks to the integration platform of the sysloop® system and artificial intelligence by EMPYREUM Information Technologies, the age-old limitations could be surmounted. The system allows the connection of hard construction technologies, soft non-structured data and the ever-changing context of the web. The unique amount of interconnection of values and technology opens countless options and opportunities.

All the layers of Villa Sophia are designed with an accent on generality. For example all the lights in the house are manageable in the full specter of light (RGBW), so the house can slowly eliminate the blue component for good sleep. Doors move on their own on linear magnets but also serve as an equal participant in natural ventilation. In the concert wing, the house can accompany the residents’ musical performance, play any piece itself or even generate melodies thanks to its own artificial intelligence. And if it were to be very cold, you can even use the oven for additional heating. The house offers but doesn’t pressure the active usage of this sort of control. It learns to optimally accommodate often self-opposing needs, takes externalities into consideration, doesn’t contradict technological potential or sustainability.

The house is exposed from above as well and therefore the roof blooms with many colors through-out the year. The green roof contributes not only practically to the energetic balance of the building, but also aesthetically. The ornament of an unfolding star seeps through into the shapes of the terraces around the house as well, and dissolves into the garden.

Project Architects: Daria Chertkova, Jana Zatlukajová, Krištof Hanzlík, Libor Mládek, Lucie Roubalová, Ĺudmila Koskan, Marie Davidová, Michaela Dlouhá, Martin Gaberle, Michal Krejčík, Markéta Součková, Ondřej Punda, Šimon Kos, Veronika Brůhová, Vojtěch Slabý
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Photography by BoysPlayNice

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Emojis aims to cover the complexity of the human experience in a single and graphic form. Despite the exaggerated number of emojis immediately available to anyone with a smartphone, until recently, there were very few that included the identity of West Africa. A 21-year-old graphic design student from the Ivory Coast, O’Plérou Grebet, noticed this. According to him there was something to be done to remedy this lack of representation of his people and his culture.

After a period of research, in 2017 he gave life to Zouzoukwa, a project that explores the identity of his land through a series of experimental digital works. After the idea of ​​creating real emojis he followed this insight and forced himself to produce one per day until he could create an impressive amount of over 200. These represent objects, symbols, foods, clothes and much more, and identify African culture. Although they have been created as a way for Africans to “communicate more accurately using instant messaging”, emojis have also been designed for those who are not African, to enable them to discover a new culture with a modern and innovative approach.

Emojis are available for download on Google Play and the App Store! Follow O’Plérou Grebet on Instagram!

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Mother è una piccola chicca tecnologica che vi aiuta a tenere sotto controllo una serie di attività quotidiane, dall’assunzione di medicine alla regolazione del riscaldamento domestico. Ideata e prodotta da Sen.se, questo dispositivo permette di svolgere una serie di controlli attraverso quattro sensori grandi come un pavesino e dinamici come dei piccoli robot. Attaccando uno di questi  “biscottini” alle chiavi di casa riuscirete finalmente a non perderle, ancorandone uno al flacone di pillole riuscirete a monitorare l’assunzione del farmaco da parte di un nonno distratto, infilandolo nello zainetto di un bambino, saprete anche a distanza quando sarà rientrato a casa da scuola. Il concetto è semplice, grazie all’uso della tecnologia Mother vuole aiutare a svolgere semplici azioni quotidiane che vengono monitorate e poi mostrate da un’ interfaccia compatibile con pc, smartphone e tablet. Il gioco è semplice, basta decidere che attività far registrare al sensore, attaccarlo sul debito oggetto o persona, tenere sotto controllo i risultati da pc e in caso farsi avvisare da una sveglia se l’azione richiesta non è stata eseguita. Lavarsi i denti può diventare così una sfida, una gara domestica a chi fa attivare più volte il sensore di Mother, e il giorno dopo potrete usare lo stesso sensore per svegliarvi, per ricordarvi di bere più acqua e per contare i passi della vostra corsetta mattutina.  Per maggiori dettagli basta visitare il sito.

 

Bios è l’urna mortuaria 2.0, che trasforma i cimiteri in foreste!

httpv://vimeo.com/53136221

Il contenitore biodegradabile rilascerà nel terreno sia le nostre ceneri che alcuni semi a scelta del cliente (o dei suoi familiari). Il concept infatti si riassume nel pensiero: “Ami gli alberi? Hai sempre voluto essere uno di loro ma non hai mai trovato il modo?”. Bene, con Bios lo sarai sicuramente, e per molto tempo.

Quindi, se avete una nonna anziana ed ambientalista, vi consiglio di farvi un giretto sul sito del prodotto: urnabios.com

Seaboard è un nuovo concetto di piano nato dal gruppo ROLI (start-up londinese nata nel 2009 che cerca di fondere design e tecnologia). Non si parla ne’ di un pianoforte ne’ di una tastiera, ma piuttosto di un nuovo modo di interpretare il gesto di far scorrere le dita su una tastiera e suonare. Tutto sta nelle dita e le possibilità sono quasi infinite. Grazie ad una tastiera morbida in cui non esistono intercapedini tra un tasto e l’altro, le dita possono liberamente scorrere da una nota all’altra con tanto di glissando, vibrato e cambio di intensità,  timbro  e tonalità : il tutto gestito unicamente dalla pressione e dai lievi movimenti dei polpastrelli. Un piano che raggiunge caratteristiche tipiche degli strumenti ad arco e nel contempo si sposa con l’intuitività e la semplicità. Un oggetto destinato a cambiare il futuro della musica? Vedremo, intanto ecco i primi risultati:

 

L’ architetto Bence Turanyi e il fotografo Zsolt Batar hanno deciso di unificare le loro visioni artistiche e professionali, e il risultato del loro lavoro è una casa straordinaria in una foresta.

Questa cabina di legno con finestre circolari e rettangolari è stata progettata e costruita dallo studio ungherese T2.a Architects in soli due giorni, in un bosco fuori Budapest.

L’ idea dietro l’edificio era quello di creare armonia tra uomo, natura e aspetti economici. La casa in legno sostenibile respira insieme agli alberi circostanti, e la sua vita è documentata dall’artista che vive in esso. La casa era uno dei favoriti della giuria internazionale per il dell’Ungheria Media Architecture Prize 2013.

L’architettura è in una situazione nuova e difficile al giorno d’oggi a causa di significativi cambiamenti nel contesto economico e sociale. Abbiamo bisogno di case di qualità, ma spesso si deve fare una scelta, tra sostenibilità, tecnologia e costo.
I creatori di questa casa nel bosco volevano un edificio che sembrasse unico e di ottima qualità, che potesse essere costruito in tempi molto brevi e ad un prezzo ragionevole.

Una settimana per l’invio dei dati digitali per il produttore e il completamento del montaggio strutturale in loco, mentre la casa è stata costruita in soli due giorni.

La nascita di questo straordinario edificio è il risultato della collaborazione tra un architetto e un fotografo, che è molto più di un rapporto cliente – architetto tradizionale. Proprietario della casa e rinomato fotografo di architettura, Zsolt Batar è un vecchio amico di Bence Turanyi. Le due idee e diversi modi di pensare li ha portati ad unificare il tutto in un progetto comune.

“Quando due modi diversi di pensare si incontrano, il risultato è qualcosa di completamente nuovo. Le nostre conversazioni su arte, architettura e design hanno portato alla vita questa casa.” Dice Bence Turanyi.
Per Zsolt Batar, la struttura non è solo una casa, ma anche una fonte di ispirazione.

La serie di fotografie su questa casa è diventata una tappa importante nella sua carriera artistica: egli registra il rapporto tra la casa e la foresta, giorno per giorno, in ogni stagione.