LAVORARE IN UNO STUDIO DI DESIGN/ARCHITETTURA

Abbiamo deciso di scrivere questo articolo dopo il caos di sabato 3 luglio, giorno in cui una pagina Instagram ha pubblicato alcuni fogli A4 su cui erano riportate le regole che lo staff doveva seguire all’interno di un famoso studio di architettura. Il nome lo conoscete già o potete trovarlo con una semplice ricerca, quindi non lo citeremo. Questa decisione è data anche dal fatto che, tra molti studi di architettura e design, quello citato non è uno dei peggiori in quanto a condizioni, possiamo garantirlo per conoscenza diretta. Come sempre non faremo nomi, ma cercheremo di analizzare il problema alla radice, soprattutto nel contesto italiano. Non si tratta delle regole da seguire in un determinato luogo, ma delle condizioni che neolaureati e giovani devono affrontare quando iniziano un lavoro in uno studio che opera nel settore design/architettura.

Senza entrare nel dettaglio delle regole sopra citate, la vita in uno studio di architettura/design può essere stressante: turni non rispettati, carico di lavoro eccessivo, retribuzione bassa, esattamente come molti altri posti di lavoro in Italia. Il vero problema che si è presentato negli ultimi anni è dovuto ad una vera e propria crisi del settore che favorisce l’impiego di partite iva piuttosto che dipendenti. Questo agevola economicamente gli studi, ma allo stesso tempo dovrebbe dare più diritti ai freelance che, da definizione, offrono la loro esperienza di liberi professionisti per uno studio. Questo però non avviene: i ritmi di lavoro di chi produce un allestimento per fiere/mostre o un prodotto per un’azienda non permettono di avere orari flessibili. Ci si ritrova quindi a essere un freelance, con i relativi lati negativi (es. tasse, ferie, pensione…), ma a lavorare come un dipendente, senza i vantaggi che questo ruolo porta (tredicesima, ferie pagate, contributi per la pensione…).

Forse sta proprio qui il problema. Come dicevamo, non si tratta delle regole in sè per sè, ogni luogo ha le sue e ogni tanto sono norme vecchie, obsolete. Il problema sono le condizioni che dobbiamo affrontare. Vi facciamo qualche esempio: veri racconti e testimonianze, anche un po’ matte, raccolte negli anni in tutta Italia.
Annunci di lavoro. In questo caso con una ricerca veloce potete vedere quante volte viene richiesta esperienza di 3/5 anni per uno stage, magari non retribuito. Noterete anche come molto spesso l’azienda associa ad una figura un’infinità di mansioni estranee a quel ruolo, non abbiamo ancora capito se è per risparmiare o per l’incapacità dei recruiter di stare al passo.
Retribuzione. Tra pagamenti promessi e mai visti e lavori da migliaia di euro, pagati poche centinaia, qui ci sarebbe da scrivere un libro. Forse la cosa più ridicola è che pur di offrire qualcosa, c’è chi è talmente disperato da proporre centinaia di euro…in buoni pasto. Forse ne hanno troppi in scadenza.
Colloqui. A volte capita di fare colloqui per un ruolo e il giorno dopo lavorare in un altro. Dal semplice stagista che si occupa di fotocopie e telefonate a veri e propri “maghi della truffa” che dopo un colloquio personale, dividono i dipendenti in uomini e donne. Le donne in ufficio, vicino al capo, e gli uomini fuori ad allestire, indipendentemente da percorso di studi ed esperienza (storia vera).
Competenze. La figura del designer è relativamente giovane quindi molto spesso ci si trova a lavorare per architetti che operano nel settore grafica/prodotto/design. Se da una parte il Design Italiano è stato creato da alcuni di questi, che ne sono diventati i Maestri, non significa che tutti abbiano le competenze per lavorarci. La cosa più strana è che molti di loro continuano a progettare come se fossimo negli anni ’70-’80 e pochi hanno la voglia di imparare e aggiornarsi attraverso gli occhi dei loro “dipendenti” (in partita iva) più giovani. Una mancanza che molti studi con esperienza stanno pagando a carissimo prezzo.

Con questo non vogliamo dire che il lavoro nel settore design/architettura sia da evitare, di sicuro è un po’ saturo, ma le condizioni sono uguali agli altri settori. In tutto il mondo del lavoro abbiamo esempi come quelli sopra citati, ma anche condizioni positive come orari super flessibili, retribuzioni adeguate, persone competenti che vogliono condividere il proprio sapere e lavorano con un vero e proprio approccio collaborativo. Il problema principale è che il settore ha subito una crisi e ci sono troppi pochi progetti per troppi professionisti. Per di più, in Italia, vengono affidati sempre agli stessi nomi noti. C’è bisogno di rinnovamento e di un sistema un poco più meritrocratico, cosa che a noi italiani manca.

In quanto alle condizioni di lavoro, ci sono problemi e criticità ma è comunque necessario fare gavetta e più è dura, più darà i suoi frutti con il tempo. L’aspetto sbagliato è la pressione psicologica che un “dipendente” può subire: tante responsabilità e retribuzione bassa, in tutta Italia c’è una condizione di precarietà diffusa iniziata nel 2011 e ripresa con la crisi presente. Il consiglio che possiamo darvi se cercate lavoro nel design/architettura? Evitate di essere un numero in uno studio grande, per quanto possa fare curriculum, molto probabilmente farete anche le fotocopie. Cercate uno studio giovane, piccolo, che si occupa di molti aspetti e se non venite pagati, per lo meno imparerete qualcosa e farete molta più esperienza in poco tempo. Come molte altre questioni, le condizioni di lavoro non dipendono solo dai titolari degli studi, ma dalle norme e dalle regole che il nostro paese impone.

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