NFT e CRYPTO ARTE

Nell’ultimo periodo abbiamo sentito molto parlare di crypto art e compravendite da milioni di dollari per GIFs di gattini e opere della cantante Grimes, ma cosa sta succedendo? Tutto parte dagli NFT o non-fungible tokens. Si tratta appunto di token (gettoni) che servono a registrare la proprietà di un oggetto digitale su una blockchain. In parole povere, i bitcoin sono gettoni fungibili – se scambiati hanno lo stesso valore – gli NFT sono non fungibili, quindi unici, infatti è possibile dimostrarne l’autenticità e la proprietà.

Dal 2017 circa questi token venivano utilizzati solo all’interno del gioco CryptoKitties per la compravendita di gattini virtuali. Basato sulla blockchain di Ethereum, il gioco non è altro che una collezione di gattini digitali collezionabili, acquistabili con ETH (la moneta digitale di Ethereum) e NFT. Da qualche tempo questo fenomeno è esploso attirando l’attenzione globale: da una semplice clip di LeBron James venduta a 100.000 dollari, fino all’opera del digital artist Beeple scambiata alla cifra di 6.6 milioni di dollari.

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Gli NFT però non sono solo GIFs e grafiche, ma anche un tweet, un disegno, un’opera digitale. Per esempio l’NBA dal 2019 vende video in edizione limitata, persino i Kings of Leon hanno pubblicato il loro ultimo album in una versione NFT, con all’interno opere digitali originali. A questo punto potrebbe sorgere spontanea una domanda. Se posso scaricare la grafica o il video e averli sul mio computer, perchè devo pagare per questi NFT? Perchè non sono semplici file. Esattamente come nell’arte: tutti possono avere una copia di un Picasso, ma l’originale è unico.

In un mondo iperdigitalizzato in cui tutti sono artisti e si dilettano nella creazione di opere, gli NFT possono essere un nuovo mercato interessante, con pubblico e dinamiche diverse rispetto piattaforme online e E-commerce. Il passaggio di acquirente dell’opera inoltre garantisce una percentuale all’autore. Anche per i compratori e i collezionisti si tratta di un nuovo mercato in via di sviluppo, e potrebbe portare ad alti rendimenti.
Uno dei problemi evidenziati è che potrebbe trattarsi di una bolla speculativa, file e oggetti digitali gratuiti sono diventati monetizzabili e c’è un aumento considerevole e ingiustificato dei prezzi. Probabilmente solo il mercato potrà avere l’ultima parola.

In ogni caso l’universo NFT e crypto arte è in espansione: esistono già gallerie digitali, come Foundation, dove la famosa GIF di Nyan Cat è stata oggetto di un’asta e venduta per 300 ETH, che, al cambio valgono 460.000€.
A questo punto, che siate artisti o collezionisti, non resta che informarvi e buttarvi nel mondo della crypto art. Ci teniamo comunque a condividere un ultimo consiglio: parlando di consumo energetico degli NFT e della loro impronta ecologica, la situazione è ancora disastrosa. Per fare un esempio, quando l’artista francese Joanie Lemercier ha venduto online all’asta 6 video NFT per migliaia di dollari (in un tempo di circa 10secondi) ha scoperto che il costo in termini di consumi energetici è pari ai consumi del suo studio in due anni.

Una nuova interessante realtà che però deve fare i conti con il contesto in cui si trova, non la rete, ma l’infrastruttura che la supporta. Potete esplorare questo mondo ma consapevoli che il vostro contributo online costerà quanto il consumo energetico di un cittadino europeo in 3/4 anni. Per saperne di più sui consumi della cryptoart visitate CryptoArt.wtf e questo articolo di Memo Atken, computanional artist interessato al tema.

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