JE SUIS CHARLIE. CHARLIE CHI?

Per chi non sapesse chi è stato questo Charlie, e si domandasse perché siamo diventati tutti dei Charlie da ieri, ecco la storia fin dal principio.

Tutto cominciò nel 1960 con Hara-Kiri un mensile definito “cattivo e stupido” diretto da Choron e F.Cavanna. Dopo una serie di interdizioni da parte della magistratura, si iniziò a creare una vera e propria squadra. Da mensile diventò settimanale, il nome venne cambiato più di una volta e infine, dopo l’ennesima interdizione causata dalla copertina satirica riguardo la morte di Charles de Gaulle, il giornale decide di cambiare ancora una volta nome, diventando Charlie Hebdo (e così ovviando al blocco della magistratura). Un nome per rivendicare la libertà di espressione, quindi.  La storia continuerebbe con una travagliata serie di episodi, il tutto sempre causato da quelle vignette, caustiche e geniali, appuntite e irriverenti. Nel 2011 la sede del giornale è stata distrutta da un attentato subito dopo la pubblicazione del numero sulla vittoria del partito fondamentalista islamico in Tunisia. E la tragedia di ieri ha portato infine il silenzio nella redazione del giornale che, per l’occasione, ha spento il sito internet, facendo partire la campagna virale “Je suis Charlie”. Charlie era la penna che faceva scuotere prima la Francia e poi l’Europa, in difesa delle libertà di ciascuno e di quelle collettive. Tra ieri ed oggi si sente spesso dire che le loro illustrazioni erano “troppo”, ma come possiamo definire “troppa” la libertà di espressione in un’ Europa che dovrebbe essere la culla della democrazia? Bernar, Cabu, Charb, Gèbé, Honoré, Kamagurka, Jul, Lefred-Thouron, Luz, Reiser, Riss, Sfar, Siné, Tignous, Vuillemin, Willem, Wolinski, Riad Sattouf, Schvartz: loro sono alcune delle mani che hanno dato vita a Charlie Hebdo grazie alle loro illustrazioni in questi ultimi anni.  E a loro, che ci piaccia o no la satira, dovremmo comunque riconoscere la forza e il coraggio di mettersi ogni giorno davanti al mondo intero armati delle punte delle loro matite, in difesa della libertà di pensare, di dire ed di esprimersi.

 

Sopra, alcune delle copertine di Charlie Hebdo. Qui sotto invece alcune delle numerosissime illustrazioni che tra ieri e oggi stanno facendo il giro del mondo. I colleghi di Cabu, Wolinski, Charb e Tignous rendono loro un ultimo saluto così:

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