SELENIA MARINELLI, materiali per un’architettura bio-informata

Cominciamo il 2024 con un approfondimento su alcuni dei nuovi materiali inclusi nella Materials Design Map, piattaforma gratuita creata da WeVux che presenta anche ricerche e prodotti già in commercio – qui il modulo per inviare il vostro progetto. Oggi nello specifico affrontiamo il lavoro di Selenia Marinelli, architetta, ricercatrice indipendente e material activist con sede a Roma. Dal 2021 lavora per FVA – New Media Research come Project Manager in molti progetti finanziati dall’UE incentrati sulla bioeconomia circolare sostenibile e sulla protezione marina dall’inquinamento da plastiche e microplastiche.

Il lavoro di Selenia ci aiuta a immaginare una nuova alternativa per il settore dell’edilizia, uno dei più inquinanti, responsabile per il 37% della CO2 a livello globale – dati forniti nel 2021 dalla Global Alliance for Buildings and Constructions, una partnership volontaria tra governi nazionali, organizzazioni inter-governative e associazioni istituita durante la COP 21 di Parigi.

La ricerca di Selenia Marinelli

Adottando un approccio postumanista (cioè che respinge qualsiasi dominio antropocentrico sull’ambiente e le altre specie) e legato al materialismo femminista gli obiettivi della ricerca di Selenia sono molteplici: da un lato ridefinire l’architettura come luogo di coesistenza tra abitanti umani e “non umani”, dall’altro promuovere come ricercatrice indipendente una sperimentazione pratica sulla creazione fai-da-te di materiali a base biologica per l’architettura (e il mondo culturale che rappresenta). Il fine è anche quello di sostenere l’attivismo verso questi esperimenti attraverso un approccio transdisciplinare al design dei materiali.

Entrando nel dettaglio, Selenia identifica l’architettura bio-informata come un approccio progettuale emergente e una pratica multidisciplinare che aiuta a riconoscere le intricate relazioni tra le diverse specie che convivono nell’ambiente costruito, aumentando così la sostenibilità complessiva del settore. Si tratta di una progettazione che non guarda solo ai fattori fisici ma anche a quelli biologici, sociali e psicologici di un determinato ambiente (e delle diverse specie che lo abitano, fino al livello microbico).

Nello specifico, la ricercatrice lavora tra progetti speculativi e funzionali per promuovere il riconoscimento degli spazi progettati come potenziali interfacce di supporto per la coesistenza di più specie attraverso materiali innovativi a base biologica. In particolare, esplora l’integrazione di residui biologici e organismi viventi (come miceli, alghe, protocellule, muffe e batteri) per generare cicli di feedback positivi con gli ecosistemi.

Nuovi materiali per ambienti più sani

In alcune delle sue recenti applicazioni, Selenia ha sviluppato una serie di prototipi che hanno l’obiettivo di promuovere il dibattito sui residui biologici che produciamo come consumatori di cibo, da utilizzare come potenziale materia prima per la creazione di bio-mattonelle. È il caso di 3 sperimentazioni: le bio-mattonelle a base di gusci (Shell-based bio-tiles), le NextNature Brick e il cemento non ordinario (Not-ordinary Concrete). La base di questi materiali sono scarti alimentari come gusci d’uovo, ricchi per il 90% di carbonato di calcio, o gusci di noci, ricchi di lignina. Il carbonato di calcio è anche il principale componente chimico dei materiali a base cementizia.

I gusci in forma di polvere sono utilizzati come base anche per NextNature Brick, una serie di biomattonelle a cui viene aggiunta spirulina blu e verde e carbone attivo per creare un effetto marmorizzato sulla superficie. Questi campioni, come anche le Shells-based bio-tiles sono un esempio interessante per un discorso – che affronteremo prossimamente – legato ad una nuova estetica per i nostri spazi.

Ultimo ma non meno importante, gli additivi. Selenia indaga anche come gli additivi naturali potrebbero contribuire a migliorare le prestazioni di sostenibilità dei biomateriali. Ad esempio, nella sua sperimentazione Activated charcoal bioplastics l’aggiunta di carbone attivo permette di ottenere un materiale in grado di filtrare efficacemente impurità e tossine e quindi potenzialmente ridurre l’inquinamento atmosferico. Integrando questo materiale nei nostri spazi, potremmo migliorare la qualità dell’aria interna ed eliminare gli inquinanti gassosi dannosi.

Potete trovare Shells-based bio-tiles, Not-ordinary concrete, NextNature Brick, e Activated charcoal bioplastics tra i progetti selezionati nella Materials Design Map. Per maggiori informazioni sul lavoro di Selenia Marinelli potete visitare il suo sito!

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