WHAT DESIGN CAN’T DO, saggi sul Design e la Disillusione

What Design Can’t Do (Set Margins’, 2023) è una lettura strutturata e teorica ma molto interessante perché aiuta a ragionare sulla pratica del Design, su ciò che il progettista sta facendo e in che contesto. L’autore è Silvio Lorusso, scrittore, artista e designer con sede a Lisbona, Portogallo, e anche tutor presso la Design Academy Eindhoven. Il design del volume è a cura di Federico Antonini. Abbiamo citato la pubblicazione nell’articolo relativo ai “regali di design” consigliati quest’anno e oggi cerchiamo di raccontare di cosa parla il saggio.

Non si tratta di un manuale di critica, ma di un’analisi schietta e reale – ma mai scontata e un po’ pazza (grazie alla presenza dei meme stampati) – che va ad indagare alcune delle domande che anche i progettisti a volte, forse sempre più spesso negli ultimi anni, si pongono. Il punto di vista è quello del Graphic Design ma molti ragionamenti possono essere ugualmente applicati al settore Design per intero.

Tutto parte dalla condizione dei professionisti stessi e dalla definizione che diamo al progetto: molto spesso il design si presenta come un modo per dare ordine alle cose, per risolvere problemi, ma è veramente così? Come si può contribuire in maniera reale se tutto quello di cui si occupa il progettista è spostare una linea su AutoCad o scontornare un’immagine scaricata online su Photoshop? What Design Can’t Do cerca di analizzare il contesto contemporaneo in cui operiamo: il ruolo con l’industria, il sistema politico di cultura e valori legati al progetto e all’identità del designer, l’istruzione.

Il testo si riferisce a quello che l’autore definisce “everyday designer” colui che progetta in un mondo in cui sono tutti progettisti. Una figura che cerca di ridefinirsi continuamente, che accetta tipologie di progetti che non ha mai fatto pur di dimostrare le proprie qualità, che – citando dal testo Agamben – “confonde la vocazione con il proprio ruolo”. Un professionista che deve battersi con le piattaforme per servizi freelance, che si dedica alla ricerca astraendosi dal reale fino a non riuscire a comprenderne i meccanismi. Perché la realtà è cruda, il design è strettamente legato al Capitalismo, nasce con l’Industria e il progettista è una parte della catena.

In questa analisi ontologica del Design e della disillusione di chi opera in questo settore c’è però anche una luce: quella del compromesso, del lavoro reale, della contribution culture che si oppone alla cultura smart. What Design Can’t Do vuole tracciare “le ombre del contorno” di questa cultura smart, frutto di questa modernità confusa, “nella speranza che altre persone, in altri contesti, lo possano dissipare, insieme”.

Un saggio che ci aiuta a capire il Design e le sue implicazioni. What Design Can’t Do è acquistabile sul sito di Set Margins’ al costo di € 22. Non perdete le pubblicazioni e i progetti di Silvio Lorusso, qui trovate il suo sito e potete seguirlo anche su Instagram! Foto di Annette Behrens, ritratto di Joseph Knierzinger

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