HELENA ELSTON, verso una moda biodegradabile

Come molti già sanno, l’industria della moda è una delle più inquinanti al mondo, nello specifico produce circa il 10% di tutte le emissioni globali di CO2, come spiega questo rapporto delle Nazioni Unite. Per poter rendere questo settore circolare però ci sono molti fattori da tenere da conto: dall’utilizzo di acqua per la produzione dei capi (1kg di cotone per un paio di jeans viene creato con circa 10000 litri di acqua, cioè la quantità che una persona beve in 10 anni), fino alla cultura fast fashion che – se prima eravamo abituati a una collezione a stagione – può arrivare alla produzione di 50 diverse collezioni in un anno.

L’Unione Europea sta cercando di correre ai ripari e suggerisce che nel 2030 ci dovranno essere quantità minime obbligatorie per l’utilizzo di fibre riciclate nel settore tessile. Il problema principale del riciclo però è la sua complessità: oltre a prevedere operazioni manuali come la separazione di bottoni e cerniere dagli indumenti, non ci sono abbastanza macchinari che permettono di riciclare e riutilizzare le fibre dei vestiti scartati. Oltre a questo, il settore deve migliorare le proprie tecnologie per garantire la produzione di fibre riciclate di alta qualità – altrimenti si tratta di downcycle e non riciclo, perché il materiale risultante è di qualità e funzionalità inferiori rispetto al materiale originale.

Da qualche anno il mondo del design si sta adoperando a trovare diverse soluzioni per creare una moda sostenibile e a basso impatto ambientale: dai nuovi tessuti derivati dalle alghe, come Algiknit, fino all’utilizzo di nuove fibre, come Musa Intimates, che vende prodotti creati con filati estratti dalla pianta del banano. Con il progetto FI (Fungal Integrated) invece, la designer Helena Elston si è dedicata alla creazione di una nuova tipologia di abbigliamento riciclato, a base di micelio e rifiuti tessili, con il fine di esplorare la bellezza dei materiali di scarto.

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La collezione FI è composta da vari indumenti creati utilizzando una combinazione di prodotti di scarto locali, tra cui tessuti scartati e sacchi di caffè, insieme al micelio. I capi spaziano da un vestito senza cuciture a un tailleur blu scuro, da un paio di stivali con tacco a una giacca di iuta realizzata con toppe color terra cucite insieme.

Elston lavora con gli scarti di tessuto utilizzando un processo di crescita del micelio che dura circa sei settimane e che produce pezzi indossabili progettati per biodegradarsi a fine vita. Il processo di coltivazione avviene in contenitori in cui la designer introduce a una specifica umidità, oscurità e temperatura sostanze nutritive e micelio tra i capi riciclati – il processo è in fase di brevettazione e non possono esserne rivelati i dettagli. Una volta che i capi vengono rimossi da questo ambiente, si asciugano, smettono di crescere e possono essere indossati. L’obbiettivo della designer è ridurre gli sprechi dell’industria della moda creando dei capi che possano “decomporsi completamente” a fine vita, anziché finire in discarica.

Sebbene i capi creati da Elston non siano ancora in produzione e il progetto sia ancora in una fase di ricerca, la designer ha spiegato che potrebbero essere compostati nei rifiuti domestici o seppelliti in un giardino sul retro con il “vasto e magico kit di strumenti” all’interno del suolo che aiuta la decomposizione del materiale grazie al micelio. La designer stima che i tessuti naturali potrebbero decomporsi completamente in un periodo che va dai 2 ai 6 mesi.

Le potenzialità sono moltissime perché il micelio è in grado di decomporre molti rifiuti umani e sottoprodotti. Nonostante al momento i pezzi di Elston siano realizzati con tessuti scartati, la designer sta anche sperimentando una combinazione di materiali sintetici e naturali per realizzare nuovi capi e per utilizzare il micelio come strumento di cucito alternativo per unire pezzi di tessuto.

Helena non è l’unica designer impegnata nella ridefinizione del ciclo di vita dei capi, un altro esempio arriva dalla ricerca di Laura Muth, impegnata nella creazione di scarpe con una data di scadenza, oppure Nicholas Rapagnani con il concept Growing Sneakers, cioè l’idea di produrre delle scarpe da ginnastica coltivando il micelio seguendo le forme dei componenti del prodotto finale.

Per maggiori informazioni sul progetto Fungal Integrated visitate il sito di Helena Elston e seguitela su Instagram!
Foto, Helena Elston

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