MENSTRUAL MATTER JEWELS di Laia Tort

Continua l’esplorazione di materiali sostenibili con una nuova sperimentazione, molto provocatoria. Se la scorsa settimana vi abbiamo presentato Guilty Flavours, il progetto di Eleonora Ortolani che vede noi uomini come una possibile soluzione per lo smaltimento della plastica (mangiandola), oggi parliamo di Menstrual Matter Jewels, di Laia Tort, una collezione di gioielli creata con un nuovo bio-materiale derivato dal sangue mestruale.

Sviluppato in un contesto sociale in cui le mestruazioni sono ancora considerate un argomento tabù, Matter Jewels vuole rompere questi preconcetti e rivalutare il sangue mestruale come potenziale risorsa per la progettazione e la realizzazione di prodotti che promuovano anche la propria bellezza e identità personale.

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Laia ci racconta come nasce Menstrual Matter Jewels: “Il processo è iniziato con un’analisi completa della materia prima nei suoi stati liquido e disidratato, studiandone il comportamento a livello macro e microscopico. Attraverso vari metodi di elaborazione del sangue, ho ottenuto risultati diversi, come fili biologici di diverse dimensioni, fogli biologici, tessuti multistrato e ho sperimentato con stampi in silicone. In tutto il processo, mi sono assicurata che il materiale soddisfacesse il requisito fondamentale di essere biodegradabile e compostabile.”

Attraverso varie sperimentazioni – scartando processi e materiali che non soddisfavano gli standard meccanici o estetici per un progetto di gioielleria – la designer ha scelto di utilizzare gli stampi in silicone e leganti naturali per creare la sua linea di anelli a base di sangue mestruale.

“Il nuovo materiale ha qualità eccezionali – afferma Laia – compostabile, malleabile, resistente e traslucido, esalta la bellezza di questi anelli. La caratterizzazione del materiale finale attraverso test in laboratorio è stata fondamentale per comprenderne le proprietà meccaniche, anche su grandi quantità.”

Menstrual Matter Jewels, come altre sperimentazioni materiali, abbiamo citato Guilty Flavours ma possiamo parlare anche di Human Material Loop di Zsofia Kollar (che utilizza capelli umani come risorsa) o Butt_er di Carolina Giorgiani (filtri di sigaretta), vanno oltre alla scoperta di un nuovo materiale. Queste ricerche ci permettono anche di mettere in dubbio dei preconcetti e delle abitudini che ci portiamo dietro da generazioni perché nel momento in cui lavoriamo con ciò che è definito “scarto” o “rifiuto” non c’è solo un cambio di percezione sociale del problema, ma anche un cambiamento a livello culturale, persino lessicale, ridefinendo l’idea di questo scarto in risorsa. La forza più grande di queste sperimentazioni forse è proprio questa, non solo di presentare delle “alternative” sostenibili ma la capacità di mostrarci un possibile futuro che, prima o poi, arriverà.

Il progetto è parte della nuova e gratuita Materials Design Map! Per maggiori informazioni sulla collezione potete visitare la pagina Behance di Laia Tort o la scheda materiale sulla Mappa! Foto per gentile concessione di Laia Tort

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